Diritti

Lavoro: il 43% delle donne è inattivo

La percentuale maschile è solo del 25,3%. Gap del 18% per quanto riguarda il tasso di occupazione nel mese di settembre. La disoccupazione femminile è al 9,2%. I dati del Gender Policies Report 2022
Credit: Allison Bailey/SOPA Images via ZUMA Press Wire
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20 dicembre 2022 Aggiornato alle 11:00

Ieri è stato presentato il Gender Policies Report 2022. La responsabile del gruppo di ricerca Prospettive di genere nel mercato del lavoro e nelle politiche pubbliche (Inapp), Monica Esposito, ha introdotto il nuovo Report per «intercettare il cambiamento e investire nella parità». Ad intervenire all’Auditorium Inapp sono state le voci di Barbara De Micheli, della Fondazione Giacomo Brodolini, Maurizio Mosca, esperto in Politiche di genere, Azzurra Rinaldi, economista e fondatrice di Equonomics, e Micaela Vitaletti, docente dell’Università degli studi di Teramo.

Dopo i faticosi anni della pandemia, il 2022 sembrava presentarsi come l’anno della ripresa, tuttavia il conflitto russo-ucraino ha gettato nuovamente il globo in una crisi non indifferente. Queste situazioni di disagio economico e sociale vanno ad ampliare il divario di genere, ormai, radicato nelle diverse società. Le sfide da dover affrontare sono molte: le istituzioni internazionali ed europee si sono poste diversi obiettivi verso i quali investire le loro risorse e puntare per un miglioramento complessivo. L’obiettivo della parità di genere è all’ordine del giorno in ciascun programma degli organismi internazionali: in ognuno di essi viene descritto lo scenario nazionale individuandone gli elementi critici e le diverse problematiche da superare.

Alla radice, secondo l’Oxfam, Oxford Committee for Famine Relief, vi è il fatto che il sistema economico attuale è il maggior produttore di disuguaglianze. Dalle notizie riportate dall’Onu si può osservare come nel 2022, nonostante un’importante dinamica di ripresa, la partecipazione delle donne alla forza lavoro è rimasta al di sotto dei livelli pre-pandemici in 169 Paesi, passando dal 51,8% del 2019 al 50,8% attuale.

Durante il periodo di Covid-19, hanno perso un reddito di 800 miliardi di dollari e sono così aumentate il numero di donne e ragazze che vivono in condizioni di povertà (383 milioni) rispetto al numero di uomini (368 milioni).

Il Gender Policies Report 2022 è suddiviso in 10 capitoli; partendo dalla partecipazione degli uomini e le donne nel mercato del lavoro per poi eseguire un bilancio di genere, mettendolo a confronto con il passato e inserendolo in una prospettiva futura.

Tra i dati più rilevanti del report, notiamo come a settembre 2022 i tassi di occupazione di uomini e donne sono ancora distanti (69,5% uomini e 51,4% donne), con un gap di genere pari al 18%; i tassi di disoccupazione delle donne sono al 9,2% mentre per gli uomini sono al 6,8%. La percentuale femminile delle persone inattive raggiunge il 43,3% contro il 25,3% degli uomini. L’inattività appare una questione profondamente legata al problema della cura familiare, problema che sembra coinvolgere quasi esclusivamente le donne.

La questione della gestione della cura familiare condiziona, ulteriormente, la flessibilità degli orari di lavoro e degli orari anti sociali. Secondo il rapporto, questi elementi possono agire in maniera significativa sulle modalità con cui si partecipa al lavoro, determinando ripercussioni su occupazione, salari, produttività, benessere e non da ultimo sulla possibilità di conciliare i tempi di lavoro con quelli della vita privata.

Segue nel report l’analisi dei dati Inps volta a esaminare l’andamento dei contratti attivati nel primo semestre 2022. Lo scenario evocato è caratterizzato da debolezza contrattuale e precarietà. Il mondo del lavoro che spetta alle donne è un mondo al quale non viene lasciato margine di crescita, in cui il regime orario è ridotto e di conseguenza il reddito. Nel primo semestre dell’anno risultano attivati 4.269.179 contratti, di cui solo il 41,5% di essi è riservato alle donne.

Tuttavia, continua l’esclusività femminile del lavoro part-time. Risulta evidente come il primo contratto di ingresso al lavoro, che spetta alle donne, è di tipo parziale. Pertanto, su tutti i contratti attivati a donne il 49% è a tempo parziale.

Negli ultimi capitoli, il rapporto si sofferma sul ruolo che il Pnrr può giocare nel miglioramento della parità di genere. Il Piano mira infatti al potenziamento delle condizioni lavorative femminile e all’irrobustimento dei sistemi di servizi di cura. Il mondo del lavoro è sicuramente uno dei principali campi dove le istituzioni devono intervenire per ridurre il divario di genere.

La forza lavoro delle donne è un potenziale che va sfruttato e, soprattutto, riqualificato. Secondo il Global Gender Gap Report ci vorranno 132 anni per colmare il divario di genere. Ma per raggiungere l’obiettivo è necessario muoversi da adesso. I piani e i progetti proposti dalle istituzioni nazionali e internazionali sono solo il primo passo verso il raggiungimento della piena parità.

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