Ambiente

Se la Cop28 fosse una letterina a Babbo Natale…

Ci vorrebbe più carbone e meno regali per questi dirigenti birboni. Anzi no, il carbone inquina troppo!
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9 dicembre 2023 Aggiornato alle 09:00

Io sono grande e grossa ed è da un pezzo, ormai, che non scrivo letterine a Babbo Natale. Siccome guadagno i miei soldini, quando mi va o quando penso di meritarmelo, i regali me li faccio da sola.

Quando però scrivevo le letterine a Babbo Natale, mi sembrava importante mostrargli che ero stata brava, fargli un resoconto delle mie buone azioni. In fondo, i regali, me li meritavo per quello che avevo fatto, non per quello che gli promettevo che avrei fatto.

Il mondo dei grandi, purtroppo, funziona un po’ meno bene rispetto a quello dei bimbi. Gli adulti sono dei veri campioni nel fare promesse ma sono un po’ meno bravi a scrivere su un foglio la lista delle promesse mantenute. Un esempio di letterina delle promesse future scritta dai grandi è la Cop.

Cop vuol dire “Conferenza delle Parti”. In questo momento e fino al 12 dicembre si sta svolgendo la Cop28, cioè la sua ventottesima edizione. La Conferenza delle Parti è un gigantesco appuntamento annuale a cui partecipano numerosi Paesi e organizzazioni internazionali per parlare di lotta al cambiamento climatico.

Ogni anno una città diversa ospita delegazioni da tutto il mondo, imprese, governi, associazioni, specialisti, scienziati: migliaia di persone che si sforzano di risolvere insieme i gravissimi e sempre più urgenti effetti dell’inquinamento.

L’anno scorso la Cop27 si è svolta a Sharm-el-Sheik, in Egitto. Quest’anno, invece, l’incontro si tiene a Dubai, prima città degli Emirati Arabi Uniti. Dubai è una città nel deserto con il grattacielo più alto del mondo e i centri commerciali con le piste di sci dentro. È una città ricchissima la cui ricchezza deriva essenzialmente dal petrolio.

E sai cos’è che inquina un sacco? Esatto: il petrolio! Il presidente della Cop28 è il sultano Al Jaber che, oltre a fare il sultano, dirige la più grande impresa petrolifera del suo Paese. Questo si chiama conflitto di interessi. C’è un conflitto di interessi quando una persona che dovrebbe essere imparziale ha degli interessi più o meno nascosti che le impediscono di essere equa e giusta.

Infatti, a questa edizione della Cop le persone che lavorano per le compagnie petrolifere sono tantissime, più di ogni altra edizione: più precisamente 2.456, cioè praticamente 1 partecipante su 30. E infatti i partecipanti della Cop28 sembrano incapaci di mettersi d’accordo su come e quando rinunciare al petrolio come fonte di energia e stanno bisticciando un sacco.

Oltre le tante dichiarazioni di buone intenzioni e le litigate sulla fine del petrolio, però, ci sono state anche delle tappe importanti. Innanzitutto, si sta studiando meglio come proteggere e rendere più sostenibili le città. Rispetto alle campagne, infatti, le città sono molto più inquinanti e popolose e sono sempre più a rischio di eventi meteorologici estremi.

Un’altra importante novità è stata l’inclusione dell’agricoltura nei dibattiti sull’emergenza climatica. L’industria alimentare, infatti, con l’agricoltura e l’allevamento, è una grandissima fonte di inquinamento ed è molto importante che la produzione del cibo e lo smaltimento degli scarti avvenga nel modo più equo e responsabile possibile.

L’Italia si è mostrata molto generosa e ha dichiarato di voler versare la paperonica cifra di 100 milioni di euro al fondo “Loss&Damage”, una scorta di soldi molto importante che serve ai Paesi più poveri per riprendersi dai disastri ambientali e cercare di mettere in piedi la transizione ecologica, che è il passaggio dalle risorse fossili come il gas e il petrolio alle fonti di energia rinnovabili, come l’energia solare o eolica.

Riusciranno i grandi della Terra a mettersi d’accordo in questi ultimi giorni di Cop28? Non è detto. Quelle che faranno saranno solo promesse al vento oppure si comporteranno con coraggio e onestà, proprio come ci si aspetta dai bimbi nelle loro letterine a Babbo Natale? Ho i miei dubbi. Quello che è sicuro è che il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato. Ancora qualche grado in più e le letterine saranno inutili: non ci saranno più renne a portare doni a chi è stato bravo (figurarsi a chi non lo è stato).

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