Ambiente

Perché il cambiamento climatico è una minaccia (anche) per la salute

Soprattutto nei Paesi più poveri, la crisi climatica sta originando una parallela emergenza sanitaria. Che ti raccontiamo in 10 punti
Credit: Gilles Rolland-Monnet 

Nel recente rapporto annuale Lancet Countdown, presentato a novembre, gli esperti lanciano un messaggio allarmante: le vite di miliardi di persone sono sull’orlo di una crisi senza precedenti.

E, se la crisi climatica non risparmia nessuno, è anche vero che nei Paesi più poveri l’impatto si fa sentire con maggiore ferocia, avendo ricadute non solo sull’aspetto ambientale, ma anche sulla salute, creando una parallela emergenza sanitaria. Ecco come.

Inondazioni e malattie

Gli effetti del riscaldamento globale amplificano la diffusione di malattie, con oltre il 50% di esse aggravate dalla crisi climatica: le epidemie di malattie trasmesse dall’acqua – come colera, epatite A, tifo, polmonite e dissenteria – diventano più probabili in seguito a eventi meteorologici estremi che danneggiano le infrastrutture igienico-sanitarie.

Secondo i dati pubblicati dallOrganizzazione Mondiale della Sanità, nel corso del 2022 si è verificato un aumento significativo dei casi di colera, con focolai segnalati in Paesi come Yemen e Libano; ancora, tra febbraio e marzo di quest’anno una delle tempeste tropicali più forti mai avvenute ha costretto allo sfollamento milioni di persone tra Mozambico, Madagascar, Zimbabwe, isole Mauritius e Malawi.

Quest’ultimo, già messo in ginocchio da un’epidemia di colera, ha registrato quasi 59.000 casi e oltre 1700 morti.

Zanzare

Temperature più alte e inondazioni forniscono l’ambiente ideale per la proliferazione di zanzare portatrici di malattie come febbre dengue e la malaria. Paesi come Sudan e Bangladesh hanno sperimentato le loro peggiori epidemie: nel 2022, per esempio, il Sudan ha vissuto una crisi di febbre dengue come non si era mai vista, e nel Bangladesh ci sono stati quasi 70.000 casi di malaria con oltre 320 decessi tra gennaio e agosto di quest’anno.

Ma ora anche l’Europa meridionale è a rischio: si stima che entro il 2080 ci saranno oltre 8 miliardi di persone potenzialmente esposte a queste malattie.

Interazioni uomo-animale

Il cambiamento climatico sta facilitando la diffusione di malattie zoonotiche, che passano cioè dall’animale all’uomo. Con il riscaldamento del Pianeta, infatti, le specie animali sono costrette a spostarsi in nuove aree, facilitando l’interazione con l’uomo e la diffusione di malattie come ebola e influenza aviaria.

In questo contesto, gli esperti hanno stimato che le zoonosi sono responsabili di ben 3,5 miliardi di casi di malattie umane e di 2,7 milioni di morti in tutto il mondo ogni anno, e che gli animali hanno svolto un ruolo cruciale in quasi tutte le principali epidemie a partire dal 1970.

Eventi meteorologici estremi

Nonostante i progressi nella preparazione agli eventi meteorologici, il 90% delle morti legate ai disastri meteorologici si verificano in piccoli Paesi insulari e in via di sviluppo.

Inondazioni, siccità, uragani e incendi più frequenti mettono a rischio immediato le popolazioni vulnerabili come dimostrato dalla catastrofe causata dalla tempesta Daniel in Libia nel 2023, durante la quale persero la vita circa 11.000 persone e altre migliaia sono ancora dispersi.

In generale, soltanto tra giugno e settembre di quest’anno gli eventi meteorologici estremi hanno ucciso più di 18.000 persone in tutto il mondo.

L’aria che respiriamo

L’inquinamento atmosferico, già collegato a numerosi tumori e malattie, è considerato responsabile di oltre 4 milioni di morti premature ogni anno a livello globale. In particolare, è stato osservato che nel cervello di quasi 9.500 bambini statunitensi anche piccole quantità di esposizione all’inquinamento hanno cambiato il modo in cui il cervello si sviluppa, con il cambiamento maggiore nella regione che controlla le emozioni.

Ci sono poi segnali che indicano che l’inquinamento dell’aria possa aumentare le probabilità dello sviluppo del diabete di tipo 2 e che l’esposizione a 4 comuni inquinanti atmosferici possano complicare le conseguenze del diabete.

Inoltre, questo scenario sembra destinato a peggiorare con il cambiamento climatico, poiché all’attuale inquinamento si aggiungeranno sempre più spesso i fumi e le polveri degli incendi.

Il costo psicologico

Il deterioramento ambientale scatena una catena di effetti sui sistemi economici e sociali, portando a un aumento del disagio psicologico. Incendi, inondazioni e ondate di caldo possono causare ansia, depressione e disturbo da stress post-traumatico, con impatti duraturi.

Per esempio, se un raccolto va distrutto durante un evento meteorologico estremo, i bambini potrebbero ricevere cibo meno nutriente, il cui consumo è legato a condizioni psicologiche come ansia e depressione. Ancora, è stato osservato che quando le persone non riescono a ottenere l’aiuto di cui hanno bisogno, sono più propense al consumo di alcol e droga, con tutte le conseguenze del caso.

Acqua salata e gravidanze pericolose

Il livello del mare in aumento rende l’acqua potabile più salata, aumentando il rischio di ipertensione; in particolare, in questo caso le donne in gravidanza sono più vulnerabili.

In questo senso, nel distretto di Dacope Upazila in Bangladesh i ricercatori hanno analizzato l’urina di donne incinte e hanno scoperto che assumevano fino a 15g di sale ogni giorno solo attraverso acqua potabile: si tratta del triplo della quantità raccomandata dall’Oms.

Insicurezza alimentare

La siccità e inondazioni più gravi complicano la coltivazione di cibo, colpendo soprattutto le piccole isole dipendenti dalle importazioni. E, di conseguenza, in queste aree si sviluppa una maggiore dipendenza da cibo altamente trasformato, aumentando i rischi di malattie non trasmissibili come cancro e diabete.

È per esempio il caso dei Caraibi dell’Atlantico, del Pacifico e dell’Oceano Indiano, che sopportano il peso maggiore degli effetti della crisi: su queste isole, tra l’80% e il 95% del cibo sugli scaffali dei supermercati viene importato da altrove, e sono veramente poche le aziende agricole commerciali.

Lo stress da caldo estremo

Anche le temperature estreme mettono a rischio la salute, in particolare di coloro che svolgono lavori fisici sotto il sole, trasformando il colpo di calore in una grave minaccia. Nel mese di giugno, per esempio, è stato osservato come tantissimi giovani lavoratori migranti tornassero in Nepal con una malattia renale cronica dopo aver lavorato in condizioni di caldo estremo nel Golfo e in Malesia.

Quando fa troppo caldo, la temperatura corporea aumenta più velocemente di quanto possa raffreddarsi, meno sangue affluisce agli altri organi e i reni devono lavorare di più: ciò mette a dura prova il cuore e può portare al collasso degli organi.

Migranti climatici

Gli eventi climatici estremi contribuiscono al crescente numero di sfollati, superando i 100 milioni di persone in tutto il mondo. E la migrazione rende difficile la gestione di malattie croniche oltre ad aumentare il rischio di malattie infettive nei campi profughi, tutti molto spesso sovraffollati.

Se non si agisce in fretta, secondo la Federazione Internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, il numero di persone che necessitano di aiuti umanitari per riprendersi da inondazioni, tempeste o siccità potrebbe raddoppiare entro il 2050. E ciò significa che più di 200 milioni di persone avranno bisogno ogni anno.

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