Diritti

In Africa la crisi climatica impatta di più sulle donne

Il climate change nella regione sub-sahariana impedisce alle bambine di avere una equa istruzione. A denunciarlo, l’attivista ugandese Vanessa Nakate, ma anche le ministre italiane Elena Bonetti e Marina Sereni
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24 marzo 2022 Aggiornato alle 17:08

A causa del cambiamento climatico in Africa si verificano spesso periodi di immensa siccità. In questi casi, quando le risorse mancano e non è possibile per le famiglie garantire pari opportunità educative, sono le ragazze che per prime devono abbandonare gli studi.

Solitamente sono due gli scenari possibili: rimanere in casa ad aiutare con i lavori domestici oppure essere date in moglie a uomini più ricchi, così da portare qualche risorsa in più alla famiglia d’origine. In entrambi i casi, la crisi climatica segna la fine della loro educazione (nonché l’aumento di violenze, di matrimoni precoci e gravidanze forzate).

«Il cambiamento climatico aumenta la vulnerabilità di queste ragazze e ostacola il loro accesso a un’istruzione di qualità, amplificando i risultati della radicata disuguaglianza di genere», ha recentemente riportato la Commissione sulla condizione delle donne (CSW) in occasione dell’incontro in corso in questi giorni (14-25 marzo 2022).

La crisi climatica è dunque una questione di genere che impedisce a molte ragazze africane (specialmente nella regione sub-sahariana) di terminare i propri studi. A denunciarlo è Vanessa Nakate, giovane attivista ugandese e primo membro del Fridays For Future Uganda. In un suo articolo per l’Economist, Nakate ha raccontato di quando le potenti piogge del 2019 hanno portato allo straripamento del lago Albert e alla distruzione della scuola elementare nel distretto di Ntoroko (Uganda). Così, l’educazione di moltissime bambine della regione è stata interrotta definitivamente.

Lei, invece, si è definita fortunata, essendo riuscita a terminare gli studi e a iscriversi all’università, dove ha condotto diverse ricerche sull’impatto climatico nel suo Paese. Ma «più ragazze africane dovrebbero avere le stesse opportunità che ho avuto io», ha scritto. Nakete ha anche fondato il Rise Up Movement, organizzazione impegnata nella lotta all’educazione di genere paritaria quale soluzione alla crisi ambientale. «L’educazione delle donne rappresenta la giustizia climatica», si legge sul loro sito.

Secondo la giovane attivista, le ragazze istruite hanno il potenziale per trovare le soluzioni più innovative nella lotta al climate change. E non è la sola. «Le donne in Africa possono essere artefici del cambiamento, quando vengono create le condizioni di accesso a un’istruzione di base»: lo ha dichiarato la ministra italiana per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, intervenuta la scorsa settimana all’inaugurazione della mostra fotografica Women and Girls in Sub-Saharan Africa. Transforming Education for a Sustainable Future, evento organizzato a margine della CSW66. La mostra era collegata all’omonimo incontro, durante il quale la viceministra del Maeci Marina Sereni ha ribadito l’impegno italiano nell’educazione delle ragazze africane.

«L’Italia – ha spiegato Sereni – ha aderito alla Dichiarazione del G7 sull’istruzione femminile, ha aumentato del 20% il suo contributo alla Global Partnership for Education [partnership focalizzata sulla crescita dell’istruzione nei paesi in via di sviluppo] e ha annunciato un impegno di 25 milioni di euro per i prossimi 5 anni. Metà del contributo sarà dedicato all’educazione delle ragazze in Africa, un’area prioritaria per la Cooperazione Italiana. Inoltre, finanzia numerose iniziative per la promozione dell’istruzione femminile nell’Africa Sub-Sahariana, in Paesi come Niger e Senegal».

Ma le attuali stime non fanno ben sperare e, ora più che mai, l’intervento deve essere immediato, non solo in Africa ma in tutto il mondo. Secondo Malala Fund, ente di beneficenza per l’educazione femminile fondato dal premio Nobel per la pace Malala Yousafzai, entro il 2025 il cambiamento climatico impedirà ad almeno 12,5 milioni di ragazze di completare la propria istruzione ogni anno.

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