Ambiente

Cop28: l’Italia devolverà 100 milioni al fondo Loss & Damage

L’annuncio è arrivato questa mattina, mentre a Dubai inziava il World Climate Action Summit; tra i presenti: il presidente degli Emirati Mohammed bin Zayed Al Nahyan, il presidente brasiliano Lula, il segretario Onu Guterres e Re Carlo
Credit: ANSA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/FILIPPO ATTILI
Tempo di lettura 7 min lettura
1 dicembre 2023 Aggiornato alle 13:00

Dopo la rituale foto di famiglia dei Capi di Stato e di Governo, prende il via la cerimonia del World Climate Action Summit a Cop28. Il Summit rappresenta un momento cruciale per i leader internazionali per manifestare il loro impegno nel trasformare decisioni chiave legate al clima in azioni concrete e piani credibili per affrontare la crescente minaccia della crisi climatica.

Da notare l’assenza di Joe Biden e Xi Jinping, rappresentati rispettivamente dagli inviati speciali per il clima John Kerry e Xie Zhenhua, e di Papa Francesco, che ha annullato la sua visita per motivi di salute.

Hanno aperto la cerimonia le parole di Mohammed bin Zayed Al Nahyan, presidente degli Emirati, che ha sottolineato l’impegno del suo Paese nel raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e nel ridurre le emissioni del 40% entro il 2030. Evidenziando poi l’importanza di azioni tangibili tempestive, Al Nahyan ha confermato alla platea la volontà di stanziare 100 miliardi per il recentemente approvato fondo sul loss&damage.

Un annuncio che, a suo dire, pone gli Emirati Arabi Uniti in prima linea nella sfida contro il cambiamento climatico (anche se i dati emersi dalle proiezioni di investimento delle industrie fossili emiratine presentano uno scenario molto diverso). Molta l’enfasi posta sulla finanza climatica, considerata una leva fondamentale per garantire una transizione verso una low-carbon growth economy, un’economia basata su un modello di crescita economica a basso impatto ambientale.

«La mancanza di disponibilità e accessibilità agli investimenti in finanza climatica rappresenta uno degli ostacoli più significativi all’azione climatica», ha sottolineato. In risposta a questa esigenza, Mohammed bin Zayed Al Nahyan ha annunciato l’istituzione di un fondo da 30 miliardi di dollari, destinato a colmare il divario nella finanza climatica e a fungere da catalizzatore per gli investimenti futuri, con l’obiettivo ultimo di raggiungere un totale di 250 miliardi entro il 2030.

A seguire l’intervento del segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, categorico sulla necessità di agire per il clima in un momento storico in cui il mondo è dominato da profonde divisioni e ingiustizie. Per essere all’altezza di questa sfida e affrontare quello che Guterres ha definito «climate chaos» servono 3 ingredienti fondamentali: leadership, cooperazione e volontà politica.

«La diagnosi è chiara», ha avvisato il segretario Onu: il successo di questa Cop dipende dalla capacità di fissare nuove ambizioni che siano credibili e attuabili in termini di mitigazione delle emissioni, giustizia climatica e investimenti sostenibili. Questo processo dovrà essere avviato e guidato dai Paesi del G20, che secondo l’ultimo Emission Gap Report 2023 sono responsabili da soli dell’80% delle emissioni globali.

Infine, Guterres si è rivolto direttamente ai capi delle industrie del fossile, ricordando loro come il phase out di tutte le emissioni è inevitabile e che l’industria fossile è destinata a non essere più competitiva: «La transizione verso le energie rinnovabili è inarrestabile. Il ruolo dei combustibili fossili sarà sempre più obsoleto. Voi disponete delle risorse per guidare il mondo verso la transizione energetica. Cogliete questa opportunità, perché il percorso verso la sostenibilità energetica rappresenta per voi l’unica strada verso la sostenibilità economica delle vostre aziende».

Decisamente meno politico ma più diplomatico l’intervento di King Charles, che ha aperto il suo discorso ricordando la sua presenza alla cerimonia di apertura di Cop21, dove poi fu approvato l’Accordo di Parigi, e che spera nella ratifica di un accordo altrettanto ambizioso e trasformativo per la conferenza di quest’anno.

Dopo aver ricordato gli innumerevoli record battuti nel 2023, le parole di Re Carlo sono andate alle comunità di India, Bangladesh e Pakistan sempre più colpiti dagli effetti gravosi di piogge torrenziali e inondazioni; alle isole del Pacifico, costantemente minacciate dall’innalzamento del livello del mare, e alle foreste canadesi, che durante la scorsa estate sono state devastate dagli incendi. «Questi eventi ci ricordano che i pericoli del cambiamento climatico non sono più soltanto dei rischi remoti, ma sono sotto i nostri occhi e stanno interessando ogni regione del mondo».

Su questa scia, King Charles ha ricordato l’importanza di preservare gli ecosistemi e di lavorare verso la costruzione di un modello economico che sia nature-positive, che rafforzi, cioè, la capacità della natura di rigenerarsi, garantire la produzione dei servizi ecosistemici e di sostenere l’abitabilità della terra. «Se falliremo nel tentativo di ripristinare rapidamente l’economia della natura, basata sull’armonia e l’equilibrio, la nostra stessa economia e capacità di sopravvivenza su questo Pianeta saranno minacciate […] La Terra non appartiene a noi, siamo noi ad appartenere alla Terra».

Molto attese, a ragione, le dichiarazioni del presidente del Brasile, che ha scosso la platea con un intervento durissimo e deciso. Lula non fa sconti a nessuno. Le sue parole sono (finalmente) un bagno di realtà, che non lasciano spazio a eufemismi o edulcorazioni. «Il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato. Il Sud Globale è quotidianamente messo in ginocchio da devastazione e morte. Il Pianeta non può più aspettare. Le giovani generazioni sono stanche di parole vuote e promesse mai mantenute. Quanti di voi in questa sala sono davvero pronti a lottare contro la crisi climatica?».

Il presidente del Brasile è il primo a sottolineare come la sfida ambientale necessiti di un approccio intersezionale, che coinvolga parallelamente diverse battaglie che attingono a questioni di classe, di razza e al genere, e che colpiscono ingiustamente gli individui più fragili e vulnerabili. «L’1% più ricco emette la stessa quantità di carbonio del 66% della popolazione mondiale. Questa è un’enorme ingiustizia. Agire per il clima significa agire per combattere le disuguaglianze, per rafforzare la resilienza delle comunità e diminuire le loro vulnerabilità socio-economiche».

Nel ribadire l’importanza di affrontare la crisi climatica in modo globale, Lula ha richiamato l’attenzione su quanto sia essenziale canalizzare le risorse finanziarie nella giusta direzione. Con tono polemico, ha ammonito: «Nello scorso anno, oltre 2 trilioni di dollari sono stati investiti in spese militari. Perché questi soldi non vengono utilizzati per combattere la povertà?».

Richiamando l’esperienza della Cop15 del 2009, Lula ha sottolineato che oggi il sistema di governance climatica sta attraversando una situazione simile, dove l’inazione degli Stati continua a minare la credibilità del sistema multilaterale dominante e la sua capacità di contribuire alla creazione di un futuro migliore.

Arrivato anche un attacco alle Nazioni Unite, con riferimento implicito alla geopolitica del conflitto israelo-palestinese: «Le Nazioni Unite non sono in grado di mantenere la pace perché alcuni dei suoi membri traggono profitto dalla guerra».

Concludendo, Lula ha sottolineato la necessità di superare ogni nazionalismo per lavorare in modo costruttivo al benessere della collettività: «Nessun Paese da solo può risolvere questa crisi. Il Brasile è pronto a guidare questo cambiamento. Dobbiamo garantire che questo Pianeta sia in grado di ospitare con dignità ogni essere umano, e non soltanto una minoranza privilegiata».

Nel pomeriggio, il World Climate Action entrerà nel vivo. Attesi gli interventi e le parole di molti Capi di Stato, tra cui Mia Mottley, prima ministra delle Barbados, il presidente ucraino Zelensky e William Ruto, presidente del Kenya. Programmato invece per domani il discorso di Giorgia Meloni, che nel frattempo ha già annunciato che l’Italia devolverà 100 milioni di euro al fondo loss&damage.

Nel pomeriggio, attesi anche importanti passi avanti sui temi della finanza climatica e della mitigazione, con le prime negoziazioni sull’analisi del Global Stocktake che potrebbero portare ad annunci imminenti.

Per il momento, questa Cop si sta dimostrando frenetica e imprevedibile. Staremo a vedere.

Leggi anche
Loss & Damage
di Emma Cabascia 6 min lettura
Inquinamento atmosferico
di Alessandro Leonardi 3 min lettura