Ambiente

Papa: «Chi non si batte per il clima non può dirsi cristiano»

Nella nuova Esortazione apostolica Laudate Deum, Papa Francesco invita tutti i cristiani ad agire contro la crisi climatica. Ecco perché chi si definisce cristiano, in pubblico o in privato, non può più essere un negazionista
Credit: ANSA/ VATICAN MEDIA  

Forse perché vediamo il mondo dalla nostra ottica particolare e dunque in parte distorta, quella italiana. Forse perché né destra né sinistra in Italia, e i loro corrispettivi mediatici, si sono mai interessati del tema della crisi climatica e a maggior ragione oggi (con l’eccezione di Elly Schlein, in carica però da poco).

Forse perché ci facciamo travolgere da polemiche piccole, inutili, sterili, con grande soddisfazione di chi, nel frattempo, continua a fare i suoi affari in maniera lecita o meno lecita, perché l’opinione pubblica guarda altrove.

Ecco, forse per tutto questo, l’impressione che si ha è che della più enorme e drammatica questione dei tempi di oggi siano rimasti a occuparsi davvero in poco. Gli scienziati, certo, gli attivisti, certo, ma tra i grandi leader, a parte il segretario dell’Onu António Guterres, sembra non essere rimasto nessuno a portare avanti la bandiera del contrasto alla crisi climatica. E, dunque, della protezione di tutta l’umanità, ma in particolare dei poveri e dei fragili.

Un documento scientifico e insieme politico

In questo silenzio più che assordante, arriva, alla vigilia della prossima Cop28 di Dubai, la nuova Esortazione apostolica di Papa Francesco, Laudate Deum.

Leggerla è impressionante: più che un documento spirituale, è, letteralmente, un documento scientifico e insieme politico.

Il Papa riporta i fatti della crisi climatica, le conseguenze.

Cita l’Ipcc, ricorda l’Accordo di Parigi, parla di limiti di temperatura. Soprattutto, si dice preoccupato per i possibili punti di non ritorno, che non possiamo escludere.

Passa, poi, a invocare un nuovo multilateralismo, da cui possano scaturire, appunto, decisioni collettive sul clima in grado di invertire la tendenza e si rivolge, appunto, ai decisori della prossima Cop28, ritenuta fondamentale.

C’è, ovviamente, anche una parte etica e teologica. Un concetto molto interessante che Papa Francesco introduce è quello di “antropocentrismo situato”.

Non possiamo più considerarci avulsi dal contesto naturale e animale, di cui siamo pienamente parte.

Ricorda infine, Papa Francesco, le parti della Bibbia laddove si manifesta l’amore di Dio verso la natura, fino alla più piccola delle creature viventi. Ed esorta tutti gli uomini di buona volontà, ma ovviamente soprattutto i cristiani, a comportarsi in maniera sostenibile e a proteggere la casa comune, sposando la causa della lotta alla crisi climatica.

L’antropocentrismo può essere solo “situato”

È un manifesto abbastanza impressionante quello della Laudate Deum.

È un manifesto che fa pensare e che dovrebbe far pensare chi si ritiene cristiano e cattolico. I cittadini singoli, ovviamente, ma anche i politici e i rappresentanti istituzionali che rivendicano la loro cristianità in maniera palese, usandola nelle campagne elettorali o in proposte di legge come quella di rendere il crocifisso obbligatorio in tutti i luoghi pubblici.

Ci si chiede: ma questi cristiani presunti come reagiscono alla parole di quello che è il loro rappresentante, il capo della Chiesa Cattolica? Lo ascoltano? Lo seguono?

Perché qui non si tratta neanche di essere d’accordo o meno, per la Chiesa l’obbedienza è un valore e ciò che dice il Papa dovrebbe essere non solo condiviso, ma profondamente sentito e messo in pratica.

E allora tutti coloro che si dicono cristiani, in pubblico e in privato, non possono ormai dirsi negazionisti, non a caso c’è un passaggio dell’Esortazione duro contro chi, appunto, nega i cambiamenti in atto, anche all’interno della Chiesa Cattolica.

Non ci si può dire cattolici, oggi, se non si riconoscono i danni dell’uomo sulla natura e non si agisce attivamente per combatterli. Non solo.

Papa Francesco critica anche chi riconosce il problema, ma non si attiva per risolvere. E allora non ci si può dire cristiani, oggi, se in qualche modo non si porta davvero e concretamente avanti una battaglia per la protezione dell’equilibrio climatico e contro chi, dai negazionisti alle aziende del fossile, contribuisce a stravolgerlo, creando danni immani sulle persone. Uomini, donne, bambini.

Clima, migranti, poveri: chi non se ne occupa non può dirsi cattolico

Tutto questo è chiaro. Ora andrebbe letteralmente applicato.

Anche nei discorsi privati, quando si incontra qualcuno che si definisce cattolico cristiano ma che nega l’origine antropica della crisi climatica o minimizza occorrerebbe dirgli: guarda che non puoi dirti cattolico.

La dottrina ufficiale della Chiesa riconosce l’origine antropica della crisi e invita i fedeli ad agire contro di essa. Se neghi, non sei cristiano. Tertium non datur.

Bisognerebbe anche farlo notare nei dibattiti pubblici, mi riferisco ovviamente ai giornalisti e a chi prende parte a talk show o trasmissioni (ma anche ai parlamentari in Parlamento). Se un deputato si definisce cristiano ma è negazionista, gli va fatto notare che dovrebbe uscire dalla Chiesa, perché non porta avanti i suoi valori. Se tutti facessimo questo in modo sistematico, le ipocrisie e le strumentalizzazioni di tanti verrebbero chiaramente a galla.

Per esempio, un governo fatto per lo più dichiarati cristiani non potrebbe fare una legge che perseguita gli attivisti climatici.

In realtà, questa analisi sistematica non andrebbe fatto solo con la crisi climatica, ma anche con il tema dell’accoglienza, di cui pure il Papa si occupa moltissimo, con riferimento ai migranti. Ma, anche, rispetto al tema della povertà e dell’aiuto ai poveri, di cui parla non solo il Papa in maniera costante, ma anche lo stesso Vangelo.

Perché se tu non separi la tua identità pubblica da quella privata, come invece sarebbe opportuno, e ti dichiari cristiano anche in pubblico così come rivendichi la cristianità del tuo agire pubblico, allora ti andrebbe fatto notare che molte delle leggi fatte non sono all’insegna dello spirito cristiano.

Abolire il reddito di cittadinanza, per esempio, significa andare contro l’indicazione cristiana dell’aiuto ai poveri.

Ripeto, un conto è la politica, un conto la fede privata. Ma se di quella fede fai un’arma pubblica, allora dovresti essere coerente e portare avanti leggi e misure all’insegna del cristianesimo e del cattolicesimo. E, quindi, a favore dell’accoglienza ai migranti, del sostegno e dell’aiuto ai poveri, della lotta contro la crisi climatica.

Non mi sembra di vedere nessuna di queste cose in chi, oggi, va in giro con crocifissi al collo o chiede che quei crocifissi siano imposti per legge. È giunto il momento di farglielo, senza esitazioni, notare.

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