Ambiente

Malvenuti nell’era dell’ebollizione globale

Le parole del segretario Onu Antonio Guterres ci ricordano come dal “luglio più caldo della storia” dobbiamo ripartire con urgenza, decarbonizzando, per garantire un futuro alle nuove generazioni
Credit: EPA/JOSE SENA GOULAO
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28 luglio 2023 Aggiornato alle 15:00

Malvenuti nella nuova era, quella dell“ebollizione globale”.

Con questa definizione, chiarissima e forte, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha descritto la situazione in cui oggi ci troviamo: un cambiamento climatico che corre a una velocità elevata e una umanità che continua a posticipare quelle azioni, fondamentali, per evitare di vivere in un Pianeta sempre più bollente.

Negli ultimi giorni il Wmo (Organizzazione meteorologica mondiale), il Copernicus Climate Change e alcune università internazionali, ancor prima della fine del mese si sono sbilanciate nel dire che - dai dati - luglio 2023 risulterà il mese più caldo della storia.

In Italia abbiamo sperimentato la violenza degli eventi meteo estremi e delle temperature bollenti e in buona parte della Terra, dai brutali incendi canadesi alle alluvioni in Europa, dagli incendi nel Sud dello Stivale, in Grecia e Nord Africa sino alle temperature estreme raggiunte in Cina, abbiamo toccato con mano gli impatti della crisi del clima.

Scegliere se tentare di arginare il surriscaldamento globale è una decisione che deve coinvolgere tutti i popoli del Pianeta e - a partire da una immediata decarbonizzazione - ha un’urgenza non più rimandabile, perché come ha detto anche il presidente Usa Joe Biden, è “una minaccia esistenziale”.

A New York, Guterres ha descritto il caldo intenso nell’emisfero settentrionale come una “crudele estate” e spiegato che «per l’intero Pianeta, è un disastro. A meno di una mini-era glaciale nei prossimi giorni, luglio 2023 infrangerà i record su tutta la linea. Il cambiamento climatico è qui. È terrificante. Ed è solo l’inizio».

Chi è responsabile di tutto questo? La risposta è limpida: «Per gli scienziati è inequivocabile: gli umani sono responsabili - ricorda Guterres specificando che - l’unica sorpresa è la velocità del cambiamento».

«Le conseguenze sono evidenti e tragiche: bambini travolti dalle piogge monsoniche, famiglie in fuga dalle fiamme, lavoratori svenuti per il caldo torrido. L’aria è irrespirabile, il caldo è insopportabile. E i livelli di profitti dei combustibili fossili e l’inerzia climatica sono inaccettabili», ha affermato.

Per il segretario Onu ora «i leader devono guidare. Basta esitazioni. Basta scuse. Basta aspettare che gli altri si muovano per primi. Le prove sono ovunque: l’umanità ha scatenato la distruzione. Questo non dovrebbe portare alla disperazione, ma all’azione. Possiamo ancora prevenire il peggio. Ma per questo, dobbiamo trasformare un anno di caldo infuocato in un anno di ardente ambizione».

Parole a cui fanno eco quelle del segretario generale dell’Omm, Petteri Taalas per cui «la necessità di ridurre le emissioni di gas serra è più urgente che mai. L’azione per il clima non è un lusso ma un dovere», spiega il segretario pochi giorni dopo che una analisi del World Weather Attribution ha confermato come le ondate di calore e il caldo mortale di luglio siano fenomeni che non sarebbero stati tali senza il global warming.

Eppure, come conclude Marina Romanello, ricercatrice sul clima e la salute presso l’University College di Londra e capo del Lancet Countdown, «abbiamo dati che mostrano come le basi stesse della salute vengano minate dal cambiamento climatico e, nonostante tale consapevolezza, stiamo vedendo governi e aziende che danno ancora la priorità ai combustibili fossili», ma la buona notizia è che «oggi siamo ancora in tempo per invertire la tendenza e garantire un futuro vivibile a noi e ai nostri figli».

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