Diritti

I petroldollari si pigliano tutto

Campionati mondiali di calcio, giochi olimpici, Cop28 ed Expo 2030. I grandi eventi si stanno sempre più spostando verso la Penisola Arabica e il Golfo. Ma a quale prezzo?
Credit: EPA/MARTIN DIVISEK  

Tempo di lettura 5 min lettura
6 dicembre 2023 Aggiornato alle 06:30

Gli Emirati Arabi Uniti, con tutte le loro contraddizioni, ospitano proprio in questi giorni la Cop28.

Il Qatar è stato la sede dei campionati mondiali di calcio nel 2022 e l’Arabia Saudita sta fagocitando, uno dopo l’altro, non più soltanto vecchi campioni del calcio europeo decisi a trascorrere il proprio prepensionamento in tornei minori ma spaventosamente ricchi, ma anche grandi star nel pieno della loro carriera.

Sempre Riad, nel frattempo, si è assicurata i giochi invernali asiatici del 2029 e i mondiali di calcio del 2034 e ora, last but not least, si aggiudica con una valanga di voti (119) anche l’Expo 2030 lasciando staccate di un centinaio di posizioni la coreana Busan (29 voti) e Roma (17).

È il fascino irresistibile dei petroldollari, mai stato così attrattivo e arrogante. Una strategia pigliatutto che, a osservarla dall’esterno, lascia increduli per una serie di motivi. Innanzitutto perché questa, come sostengono studiosi, esperti, attivisti, politici (sani d mente) e miliardi di individui sempre più coscienti, dovrebbe essere l’era della decarbonizzazione e della fuga – quanto più rapida possibile – dai pozzi della penisola arabica e del Golfo. Poi perché in quelle nazioni, alla luce del sole, si fa strage di diritti.

In tutti e tre gli Stati citati c’è la pena di morte (ma in Arabia Saudita è applicata talmente di frequente e anche per reati minori da fare assurgere il Regno saudita a primo Paese “boia” al mondo; ndr).

In tutti gli Stati di quell’area, manifestazioni o proteste di ogni tipo sono gravemente limitate, molte organizzazioni della società civile che lottano per i diritti sono letteralmente perseguitate, con membri in carcere solo per un tweet o per aver pubblicamente parlato contro i governi.

Senza parlare poi del trattamento riservato a donne e comunità Lgbtq+.

Insomma ci sarebbe tanto materiale a disposizione per volgere l’attenzione degli organizzatori di macro-eventi, specie a carattere ambientale o culturale, verso altre aree geografiche e politiche, o quanto meno per esigere in cambio decise variazioni di rotta nella gestione dei diritti e nell’impegno verso la de-carbonizzazione.

E invece nulla, sembra che il loro “day has come”, e che non abbia alcuna intenzione di tramontare. Ma cosa c’è dietro questa attrazione fatale? Sono solo i soldi a trainare l’arabizzazione dei macro-eventi internazionali?

Il principe Mohammed bin Salman, Mbs come acronimato ormai da molti, protagonista assoluto delle aggiudicazioni dei vari eventi e re de facto dell’Arabia Saudita, ha investito molto su Expo 2030, facendo della votazione tenutasi lo scorso 29 novembre al Bureau International des Expositions (Bie) una sua ragione di vita politica e finanziaria.

La campagna portata avanti dal regnante è stata spietata e ha utilizzato anche colpi bassi e giochi sporchi.

Innanzitutto nell’ultimo anno, il Regno ha cercato di approfondire le relazioni con una serie di Stati con cui in precedenza aveva scarsissimi legami, esplorando e promettendo nuovi investimenti e stabilendo contatti di diplomazia ufficiale o laterale.

Nelle scorse settimane l’Arabia Saudita ha intensificato i contatti con Paesi di tutto il mondo, ospitando a Riad una serie di vertici con Paesi africani, caraibici e arabi che, come dimostra la votazione a valanga, hanno ricambiato l’interesse.

Mbs ha inoltre firmato diversi memorandum d’intesa con i Paesi caraibici e africani utilizzando il Fondo saudita per lo sviluppo che fornisce cash per progetti infrastrutturali ed energetici.

Un’altra grande dimostrazione di forza – come riporta Politico - è avvenuta il 6 novembre direttamente a Parigi dove si sarebbe tenuta la votazione e da cui, per bocca del presidente Macron, il principe aveva già incassato un entusiastico voto.

In un ex hangar per dirigibili alla periferia della capitale transalpina i sauditi hanno organizzato un ricevimento a dir poco eccentrico con delegati (e prossimi elettori) forniti di vestiario tipico, spettacoli acquatici e di luci e cena a base di coda di aragosta blu e caviale.

All’appuntamento hanno preso parte diversi ministri sauditi e, mossa inaspettata quanto azzeccata, l’ex stella ivoriana del calcio Didier Drogba, simbolo sportivo di tutta l’Africa e polo di attrazione per molti delegati.

In quello e altri ricevimenti, accompagnati sempre da cadeaux e gioielli, i ministri sauditi hanno avuto l’opportunità di intrattenersi con i delegati.

Un delegato del Bie proveniente da un Paese dell’Ue che ha preferito restare anonimo ha raccontato a Politico che, durante un evento legato all’Expo, un alto funzionario saudita gli ha chiesto: “Cosa posso fare perché il vostro Paese voti per me?”.

Soldi, petrolio, influenza geopolitica e quella diplomazia transnazionale innescata in ogni angolo della terra, sono stati la ricetta alla base della vittoria di Bms.

Ma «se i soldi hanno il sopravvento su tutto – come ha detto un umiliato Gualtieri, sindaco di Roma sonoramente sconfitto anche perché mai sostenuto dal governo che ha mandato emissari secondari alla cerimonia di Parigi e ha impiegato solo 30 milioni per la promozione (l’Arabia Saudita almeno 190, la Corea del Sud 160) senza mai endorsare veramente la campagna - ogni evento globale si terrà in un’area molto piccola che ha fondamentalmente una caratteristica: un sacco di entrate dalla vendita di [combustibili] fossili. Forse non è il modo migliore per celebrare la sostenibilità nel 2030».

A fronte di tale potenza dispiegata, a nulla sono valse le proteste dei gruppi per la difesa dei diritti che hanno firmato una lettera aperta ai membri del Bureau International des Expositions, invitandoli a non votare per l’Arabia Saudita a causa della sua “storia di violazione dei diritti umani fondamentali e di limitazione delle libertà”, niente hanno potuto le promesse di innovazione e tecnologia coreane, ancora meno l’infinita bellezza e la millenaria cultura di Roma.

Leggi anche
Giampiero Massolo durante il convegno organizzato dal quotidiano Il Tempo dal titolo Roma locomotiva d'Italia, Roma 14 dicembre 2022
Eventi
di Fabrizio Papitto 3 min lettura
Expo
di Giuseppe Pastore 4 min lettura