Diritti

Usa: la crisi degli oppioidi è diventata un problema di “polisostanze”

Circa l’80% delle persone dipendenti assume anche altre droghe, soprattutto stimolanti come cocaina e metanfetamine: l’abbinamento più pericoloso è con la Meth
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27 novembre 2023 Aggiornato alle 20:00

Negli Stati Uniti la crisi legata al consumo di droghe non è più soltanto un problema di oppioidi come il Fentanyl: milioni di americani che ne fanno uso sono diventati dipendenti da più sostanze, soprattutto stimolanti come cocaina e metanfetamine. Una tendenza pericolosa che ha reso le terapie di recupero dalla dipendenza molto più complesse.

La crisi degli oppioidi

L’epidemia degli oppioidi è iniziata alla fine degli anni ’90, ma ha avuto una crescita esponenziale tra il 2016 e il 2021, quando sono più che triplicate le morti per overdose collegate agli oppioidi sintetici (circa 71.000 su 107.000 decessi totali per overdose nel 2021). Tra questi il più diffuso è il Fentanyl, derivato della morfina, ma 80 volte più potente e in grado di produrre una dipendenza maggiore dell’eroina, insieme ad altre varianti ancora più forti come il Carfentanil.

Secondo i dati dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), il Fentanyl prodotto illegalmente ha superato gli antidolorifici in prescrizione come causa principale di overdose, arrivando a uccidere decine di migliaia di persone ogni anno.

Il tema è stato al centro dei colloqui tra il presidente statunitense Joe Biden e il leader cinese Xi Jinping a San Francisco. Al termine del vertice in cui il presidente americano non si è risparmiato di chiamare Xi un “dittatore”, è stato annunciato l’accordo per combattere il traffico illegale del Fentanyl, grazie all’impegno di Pechino a ridurre l’esportazione dei precursori chimici per la sua produzione. Negli ultimi anni la principale fonte illegale di Fentanyl per gli Stati Uniti sono stati i cartelli messicani, che utilizzano componenti cinesi per sintetizzare la droga.

L’evoluzione: gli oppioidi usati con altre sostanze

Ma questa crisi è già andata oltre: negli ultimi 3 anni diversi studi hanno mostrato che tra il 70 e l’80% delle persone dipendenti da oppioidi assume anche altre droghe. I Cdc definiscono questo fenomeno come “uso di polisostanze”. L’anno scorso, secondo le stime pubblicate dai Cdc, nel 42% delle morti per overdose da oppioidi erano presenti anche stimolanti.

C’è chi, agli effetti di stordimento, preferisce abbinare anche le sensazioni di “high” prodotte dalla cocaina. Molti prendono anche metanfetamine per restare svegli, evitare di essere derubati o stuprati. Altre sostanze spesso assunte insieme sono farmaci ansiolitici come il Valium e il Rivotril (commercializzato come Klonopin negli Usa) e altre sostanze abbastanza nuove sul mercato come la Xilazina, anestetico per animali anche noto come Tranq o “droga degli zombie”. Non sempre l’assunzione è volontaria, a volte più sostanze vengono mescolate appositamente dagli spacciatori per attirare i consumatori a un particolare mix.

L’abbinamento più pericoloso è quello con la metanfetamina, soprattutto la super Meth, una forma purissima sintetica immessa sul mercato dalle organizzazioni criminali messicane che si è diffusa rapidamente dalla West Coast verso gli Stati meridionali e della costa orientale fino a raggiungere anche parte del Midwest.

La dipendenza da oppioidi, da sola, può essere curata con buoni risultati grazie a farmaci come la buprenorfina e il metadone, che alleviano il craving e supportano il recupero di lungo periodo, e con l’aiuto di uno spray nasale a base di Naxalone in grado di invertire l’overdose. Ma per le persone dipendenti anche da altre sostanze, la resistenza alle terapie è molto più alta.

Per la dipendenza da Meth non è ancora stato approvato un programma terapeutico. Alcuni dottori prescrivono l’Adderall, un farmaco per il disturbo da deficit di attenzione e iperattività con effetti stimolanti, ma nell’ultimo anno è diventato difficilmente reperibile sul mercato statunitense. La metanfetamina causa un veloce deterioramento della salute mentale, con stati di paranoia e forti allucinazioni.

Secondo quanto riferito al New York Times da Paul Trowbridge, medico esperto di dipendenze al Trinity Health Grand Rapids Hospital (Michigan), un paziente si è buttato in un fiume per sfuggire a persone che esistevano solo nella sua mente, altri erano convinti di parlare con dei cassonetti della spazzatura. In queste condizioni le persone tendono a saltare gli appuntamenti con i medici e a ripresentarsi solo «quando capiscono che le iniezioni di oppioidi stanno per svanire, per poi tornare alla ricerca della metanfetamina», ha detto. Un circolo vizioso che sembra non avere fine.

Gravidanza e dipendenze

Per le donne in gravidanza sono previsti percorsi specifici, come il programma Great Moms presso il Grand Rapids, che offre assistenza alle donne dipendenti da oppioidi e altre sostanze.

Per contenere il bisogno di oppioidi viene prescritta la buprenorfina, ma per le donne incinte che usano Meth non ci sono farmaci. Spetta ai dottori della clinica il compito di parlare alle donne raccontando loro la verità, ovvero che l’uso di Meth in gravidanza non solo aumenta il rischio di parto prematuro e di distacco della placenta dall’utero, ma può essere fatale per la madre e per il bambino.

La volontà di partorire un bambino sano e di riuscire a fargli da madre è l’unico farmaco a disposizione.

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