Ambiente

Onde sempre più potenti: perché dobbiamo preoccuparci

Un gruppo di ricercatori della Colorado State University ha osservato movimenti sismici più intensi e frequenti causati dalle onde degli oceani, sempre più potenti a causa del riscaldamento globale
Credit: Robert Bye
Tempo di lettura 4 min lettura
22 novembre 2023 Aggiornato alle 15:00

Le onde sempre più maestose che si infrangono nell’oceano rappresentano uno spettacolo della natura, certo, ma sono anche un campanello d’allarme dell’impatto del cambiamento climatico sulla Terra.

Secondo una ricerca condotta dal sismologo della Colorado State University, Rick Aster, e il suo team, le onde oceaniche stanno diventando sempre più potenti, causando effetti rilevabili sulla crosta terrestre. E questo fenomeno, legato all’aumento delle temperature globali, potrebbe avere conseguenze significative per le comunità costiere e l’ambiente marino.

«Man mano che le onde diventano più grandi, spingono e impattano maggiormente sul fondo dell’oceano – ha spiegato Aster – La lunghezza di un’onda è di decine di chilometri e si propaga nella crosta terrestre ».

Ma che cosa succede? Gli oceani – spiegano gli esperti – sono il “brusio di sottofondo” della Terra: le onde che colpiscono costantemente il fondale marino inviano piccoli impulsi nelle profondità della terraferma. E i sismometri, che misurano il movimento del terreno tipicamente dovuto ai terremoti, possono captare anche le onde sismiche provenienti dall’oceano agitato.

Analizzando dunque i dati provenienti da più di 50 stazioni in tutto il mondo, il team ha osservato queste vibrazioni in alto mare che viaggiano su lunghe distanze come un ronzio costante: per utilizzare una metafora, bisogna immaginare la corda di una chitarra che viene pizzicata e che continua a vibrare, ma su una scala molto più ampia: «In assenza di terremoti o latri grandi eventi transitori, è il segnale sismico dominante sul nostro pianeta».

L’aumento dell’energia delle onde, misurato attraverso sismometri, si manifesta con un aumento medio dello 0,27% all’anno dagli anni ’80 e, negli ultimi 2 decenni, questo tasso è salito allo 0,35% annuo, con un accumulo dell’8% nell’arco di 30 anni.

In particolare, l’Oceano Atlantico settentrionale ha registrato il maggiore aumento di energia delle onde negli ultimi 4 decenni: questa regione, già nota per le sue acque che si riscaldano rapidamente, ha visto un aumento dell’energia delle onde superiore al doppio rispetto alla media globale degli anni ’80.

Ma ciò che rende il fenomeno ancora più allarmante è la sua ubiquità: l’aumento dell’energia delle onde si verifica quasi ovunque sul Pianeta. E il riscaldamento globale gioca un ruolo chiave in questo scenario, alimentando tempeste sempre più intense con venti più forti, generando onde più alte. Inoltre, le acque oceaniche sempre più calde intensificano anche gli eventi climatici come gli uragani, producendo conseguentemente onde sempre più estreme.

«Il riscaldamento globale immette una maggiore energia nell’atmosfera, provocando tempeste più forti con venti intensificati che generano un aumento dell’altezza delle onde – spiega l’oceanografo e docente emerito presso lo Scripps Institution of Oceanography Peter Bromirski – L’attività delle onde dovrebbe continuare a intensificarsi finché le temperature continueranno ad aumentare».

Il continuo aumento dell’attività delle onde, dunque, potrebbe avere conseguenze devastanti per le comunità costiere: oltre a minacciare la sicurezza delle persone, le onde più intense possono causare erosione, modificare la forma delle coste e influenzare infrastrutture cruciali come porti e spiagge.

E con il cambiamento climatico e l’innalzamento del livello del mare che contribuiscono ulteriormente ad amplificare il problema, si crea un quadro complesso di rischi costieri. Ecco perché è rilevante monitorare attentamente l’evoluzione delle onde, preparando le comunità costiere a fronteggiare un futuro con onde mediamente più grandi e impetuose.

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