Culture

Senza sogni non si può vivere

Pubblichiamo in anteprima il testo dell’intervento della dottoressa Alessandra Kustermann alla serata di apertura di BookCity (oggi alle 20:00 al Teatro Dal Verme). Tema centrale: la violenza di genere
La dottoressa Alessandra Kustermann
La dottoressa Alessandra Kustermann Credit: Fondazioneguzzetti.it
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15 novembre 2023 Aggiornato alle 14:00

Ho consultato articoli scientifici sui sogni, sugli incubi e sulle patologie del sonno, e ho capito che erano argomenti più adatti a consessi di esperti, con termini e meccanismi complessi da studiare e comprendere. Quindi, non vi parlerò del sogno come attività mentale, che si svolge durante il sonno, né, come forse vi aspettereste da me, delle differenze di genere nei sogni notturni. In fondo, il sogno riorganizza i nostri pensieri nella notte e a volte ci spinge al cambiamento di giorno. Il sogno è un desiderio che si avvera per un attimo e poi ci sfugge. Mi concentrerò più semplicemente sull’avere cura dei nostri sogni, sull’evitare di perderli per incuria.

Credere che il mondo si può cambiare è un sogno, ma senza sogni non si può vivere. I sogni ci aiutano ad avere speranza e a migliorarci, aumentano la nostra autostima, mantengono in vita l’amore per gli altri e per noi stessi.

Per fare sì che i sogni si realizzino bisogna evitare di girarsi dall’altra parte, mantenere la capacità di indignarsi per le ingiustizie, continuare a leggere e a studiare per trovare soluzioni e alimentare i dubbi, ammirare la bellezza che ci circonda senza distruggerla. Sogno che i genitori leggano ai figli fin da piccolissimi, per avvicinarli pian piano all’amore per la lettura e che portandoli nei musei si soffermino sui particolari per insegnare ai bambini l’amore per la cultura.

Nei miei sogni c’è la volontà di mantenere fermi i valori che ci hanno spronato a raggiungere risultati, senza tornare indietro per paura dei cambiamenti e facendo sì che i diritti acquisiti siano intoccabili: alla salute, all’autodeterminazione, alle scelte consapevoli tra le diverse opzioni, al lavoro. I vincoli economici non siano la scusa per negare il diritto al benessere, alla casa e a un salario che consenta una vita dignitosa.

Sogno di vivere in un mondo in cui non sia necessario che i diritti vadano urlati. Sogno che chi sussurra riceva la stessa considerazione di chi urla. Da lì il sogno parte per conquistare diritti ancora non riconosciuti: il diritto per chiunque di amare, il diritto di essere italiano di ogni bambino che nasce o studia sul nostro suolo, il diritto al rispetto e all’attenzione per chiunque soffre. Sogno di curare e avere cura senza vergognarmi della compassione.

Sogno di vivere in un’Italia che ha il coraggio di affermare che perseguire la felicità è un diritto, purché non prevarichi l’identico diritto degli altri nostri simili e delle altre forme di vita (compresi animali e piante).

Sogno che i giovani che si avvicinano al mondo professionale lo facciano con la coscienza che la laurea non dà loro il diritto di giudicare. L’empatia, la gentilezza, la compassione, la capacità d’ascolto sono alla base della cura e della “buona politica”. Il diritto all’autodeterminazione del medico o del politico non prevarichi quello dei suoi concittadini.

Sogno che il gender gap venga colmato molto prima di quanto atteso, senza bisogno di manifestazioni di donne giustamente arrabbiate. Sogno che tutti gli uomini si vergognino della violenza esercitata da pochi di loro. Isolando chi la esercita fino a ottenere giustizia per tutte le donne che l’hanno subita, e a maggior ragione se l’hanno subita in silenzio.

Il titolo di un libro sulla mortalità infantile che lessi mentre iniziavo la mia carriera di medico è appropriato anche in questo momento di crisi economica e geopolitica: “Non sparate agli uccellini”. Sogno che oltre a non sparare impariamo anche a dare speranza agli inermi, ai bambini più fragili, a chi da solo non ce la fa, a chi non sa pretendere rispetto, a chi è troppo povero per avere voce, a chi arriva in Italia per lavorare, a chi cerca una soluzione alla sua fatica di vivere, a chi ha sbagliato e vuole riscattarsi.

Sogno che la pace non sia solo auspicata, ma difesa come il bene più prezioso da donare alle nuove generazioni. Però ho anche sogni meno difficili da realizzare.

Il sogno che sto realizzando è il Progetto Cascina Ri-Nascita, ideato per offrire un luogo bello e sicuro alle donne con figli che hanno scelto di affrontare il percorso di uscita dalla violenza, e che hanno bisogno di formazione, tirocini professionalizzanti e lavoro per poter recuperare l’autonomia economica e abitativa, che la violenza del partner ha loro negato. Si tratta di un sogno condiviso con SVS Donna Aiuta Donna e Casa delle Donne Maltrattate di Milano, i due centri antiviolenza che insieme all’associazione sportiva Campacavallo hanno vinto un bando del Comune di Milano per l’assegnazione di una cascina al Corvetto, immersa tra due bellissimi parchi.

Grazie alla generosità di aziende e privati, a cui speriamo che altri si aggiungeranno, contiamo di portare a termine questo progetto per le donne e i bambini che accogliamo, per i ragazzi che potranno seguire corsi di teatro, di circo, di equitazione affettuosa, per gli abitanti di questa città.

Il sogno più grande, però, è che il nostro sogno diventi il vostro.

Questo è il discorso che Alessandra Kustermann terrà oggi in occasione della serata di apertura di BookCity Milano, alle 20:00 al Teatro Dal Verme. La dottoressa Kustermann nel 1996 ha creato il primo centro antiviolenza pubblico in Italia per l’assistenza alle vittime di Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD); è la prima donna primario della clinica Mangiagalli.

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