Futuro

La strategia di OpenAI

L’azienda di ChatGPT tenta di conquistare una posizione dominante nel mondo dell’intelligenza artificiale basata sui modelli linguistici. Se avvierà a proprio favore l’effetto-rete, non sarà facile farle concorrenza. Le alternative devono nascere presto
Credit: Igor Omilaev
Tempo di lettura 4 min lettura
9 novembre 2023 Aggiornato alle 06:30

La conferenza per gli sviluppatori di OpenAI ha mostrato la strada che l’azienda di ChatGPT vuole seguire nel prossimo futuro. Con GPT Turbo e le altre soluzioni proposte nei giorni scorsi, Sam Altman vuole abilitare la costruzione di tante piccole ChatGPT specializzate, pensate da sviluppatori indipendenti. E paganti. Nell’intento di esplorare tutte le possibilità offerte dalla sua tecnologia attraverso la capacità interpretativa dei suoi clienti.

Come la Apple ha costruito un “App Store” per la vendita e la distribuizione delle applicazioni che possono girare sull’iPhone, così OpenAI vuole costruire un negozio per le applicazioni del suo large language model e dell’interfaccia conversazionale che ha conquistato tanta attenzione. In entrambi i casi, le applicazioni esplorano i loro modelli di business e possono ottenere grandi risultati economici, ma nello stesso tempo valorizzano la tecnologia che le abilita. Una soluzione win-win, in teoria, per i rappresentanti dell’offerta. Lo sarà anche per la domanda?

La chat alimentata dalle parole statisticamente scelte dal modello linguistico di OpenAI è un’interfaccia evidentemente di grande fascino per i consumatori. Come lo era l’iPhone, peraltro. E anche in questo caso non si conoscono in partenza tutte le implicazioni del suo utilizzo. Ma ormai la società ha fatto esperienza. Gli smartphone hanno conquistato una posizione nella vita quotidiana comparabile solo con pochissime tecnologie precedenti. Hanno evidentemente soddisfatto bisogni inespressi e latenti. Hanno reso possibile esplorare la fattibilità di servizi che erano in precedenza impossibili. Hanno reso più facile l’accesso alla conoscenza e alla socialità. Hanno anche alimentato forme di dipendenza psicologica, hanno favorito la diffusione di applicazioni rischiose per le persone più fragili, hanno accompagnato la crescita di disinformazione e discorsi di odio, hanno contribuito in modo determinante all’ulteriore concentrazione del potere nell’economia digitale.

Allo stesso modo, nell’uso delle chat alimentate da modelli linguistici ci sono evidentemente vantaggi importanti da esplorare e conseguenze rischiose per la qualità della conoscenza, per il lavoro di alcune importanti categorie professionali, per la produzione industriale di messaggi di disinformazione e altro.

Gli annunci di OpenAI dei giorni scorsi, sostenuti dalla massa d’urto commerciale e tecnologica della Microsoft, hanno un potenziale di impatto piuttosto grande. Possono accelerare la conquista da parte di OpenAI di una posizione dominante nella rete che si sta formando nel mondo dell’intelligenza artificiale fondata sui grandi modelli linguistici. Una volta che OpenAI abbia avviato a proprio vantaggio l’effetto-rete sarà difficile limitarne il potere.

Naturalmente queste sono solo ipotesi. Ma fondate sulla ormai solida analisi del modo con il quale le grandi piattaforme digitali hanno conquistato il loro immenso potere.

È istruttivo osservare come il catastrofismo esagerato di alcuni osservatori dell’intelligenza artificiale si concentri su lontani rischi esistenziali per gli umani, che in futuro potrebbero trovare nelle macchine che pensano autonomamente un avversario della loro stessa predominanza sul Pianeta, invece di focalizzare l’attenzione sui rischi vicini e importanti. La lungimiranza in questo caso sembra una forma di distrazione. Pensare ai rischi esistenziali devia l’attenzione dalle discussioni, tuttora aperte naturalmente, sul modo con il quale si sta sviluppando l’economia dei large language model già oggi: è oligopolistica, scarsamente interessata ai diritti umani, culturalmente banalizzante, si teme.

La velocità di sviluppo della strategia di OpenAI è impressionante. La quantità di immaginazione che conquista è gigantesca. Il suo potenziale dirompente è importante. Le sue conseguenze sono coinvolgenti per centinaia di milioni (probabilmente miliardi) di persone. Le regole che giustamente l’Unione europea vuole introdurre sono fondamentali, ma non possono evidentemente bastare. Occorre produrre alternative che consentano di moltiplicare le scelte diverse e rallentino la costituzione di nuovi oligopoli che poi, come si è visto, sono molto difficilmente smantellabili.

Alternative che anche economicamente e culturalmente producano vantaggi non soltanto alle piattaforme e agli sviluppatori ma anche per gli utenti.

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