Futuro

Usa, il Ceo di OpenAI è preoccupato in vista delle elezioni

«Se questa tecnologia va storta, può andare molto storta», ha dichiarato Sam Altman davanti al Congresso degli Stati Uniti, «vogliamo lavorare con il Governo per evitare che ciò accada»
Credit: Haiyun Jiang/The New York Times
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
17 maggio 2023 Aggiornato alle 16:00

«La mia più grande paura è che noi, intesi come l’industria tecnologica, possiamo causare al mondo danni significativi».

A dichiararlo, con voce tremula e quasi robotica, è Sam Altman, Ceo della società di San Francisco Open AI, che il 16 maggio è intervenuto in un’audizione davanti alla commissione giudiziaria del Senato degli Stati Uniti in merito ai rischi dell’intelligenza artificiale.

«Penso che se questa tecnologia va storta, può andare molto storta – ha aggiunto – e vogliamo essere espliciti al riguardo. Vogliamo lavorare con il Governo per evitare che ciò accada. Ma cerchiamo di essere molto lucidi su quali siano i casi negativi e il lavoro che dobbiamo fare per mitigarli».

Il settore, come noto, preoccupa da tempo i legislatori a livello globale. Inclusa l’Europa, che la settimana scorsa ha approvato un progetto di mandato negoziale per “garantire uno sviluppo umano-centrico ed etico dell’intelligenza artificiale”.

All’inizio del mese Altman è stato convocato alla Casa Bianca insieme agli a di Google, Microsoft e Anthropic per discutere dei rischi «attuali e potenziali – così Joe Biden – per la sicurezza, i diritti umani e civili, la privacy, il lavoro e i valori democratici».

«Il settore privato ha la responsabilità etica, morale e legale di garantire la sicurezza e la protezione dei propri prodotti», ha ammonito la vicepresidente Kamala Harris a margine dell’incontro.

In quell’occasione la Casa Bianca ha inoltre annunciato una serie di misure a tutela del mercato e dei cittadini, incluso un investimento da parte della National Science Foundation statunitense del valore di 140 milioni di dollari da destinare all’istituzione di 7 nuovi centri nazionali di ricerca per l’intelligenza artificiale.

Nella sua testimonianza davanti al Congresso, Altman ha auspicato la creazione di una nuova agenzia governativa o su scala più ampia che conceda i sistemi di intelligenza artificiale in licenza e abbia il potere di «togliere quella licenza e garantire il rispetto degli standard di sicurezza».

In un discorso tenuto ad aprile alla Stanford University, in California, il ricercatore di OpenAI Cullen O’Keefe ha suggerito di chiamarla Oasis - Office for AI Safety and Infrastructure Security.

La proposta potrebbe tuttavia incontrare la contrarietà dei repubblicani. «Avendo visto come lavorano le agenzie in questo Governo, di solito vengono catturate dagli interessi che dovrebbero regolamentare», sostiene il senatore del Missouri Josh Hawley.

L’intervento di Altman è stato generalmente apprezzato dal Congresso, e il senatore democratico del Connecticut Richard Blumenthal si è spinto ad affermare che tra lui e altri Amministratori delegati c’è una differenza «come dal giorno alla notte».

Il padre di ChatGpt ha inoltre espresso preoccupazione per l’impatto dell’IA sulla disinformazione in vista delle elezioni presidenziali statunitensi del 2024. «Questo non è un social. Questo è diverso. Quindi la risposta di cui abbiamo bisogno è diversa», ha commentato.

«Con l’avanzare di questa tecnologia – ha concluso Altman – comprendiamo che le persone sono ansiose di come potrebbe cambiare il modo in cui viviamo. Lo siamo anche noi».

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