Culture

Stregoneria: le accuse contro le donne dipendevano anche dal lavoro

Tra il XVI e il XVII secolo, molte inglesi furono considerate streghe a causa della loro professione. I settori più sospetti: assistenza sanitaria, infanzia, preparazione del cibo, cura del bestiame
Credit: Jennifer Marquez 
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
31 ottobre 2023 Aggiornato alle 19:00

Secondo lo storico statunitense Brian P. Levack, ci sono state circa 60.000 persone giustiziate per stregoneria, molte delle quali sul rogo. Ma il numero di chi è stato accusato di essere uno stregone o una strega in combutta con Diavolo è stato molto più alto: solo una piccola percentuale di questi sospetti, però, era nei confronti degli uomini che, secondo gli studi, rientravano tra il 10% e il 30% del totale.

Almeno 7 persone su 10 tra quelle che finirono a processo durante la caccia alle streghe erano donne. Le cause di questa sproporzione sono diverse e sono state individuate soprattutto nella misoginia e nella crisi economica. Ora, lo studio della University of Cambridge aggiunge un nuovo tassello: secondo i ricercatori, infatti, l’accusa di stregoneria era un “rischio professionale” per le donne che lavoravano.

Molte donne che vivevano in Inghilterra durante il XVI e XVII secolo, infatti, sono state accusate di essere streghe a causa del lavoro che svolgevano. Secondo la dottoressa Philippa Carter del Dipartimento di Storia e Filosofia della Scienza di Cambridge, infatti, i tipi di lavoro aperti alle donne all’epoca comportavano un rischio molto più elevato di dover affrontare accuse di stregoneria, o “maleficium”: quelli più sospetti, infatti, riguardavano l’assistenza sanitaria o all’infanzia, la preparazione del cibo, la produzione lattiero-casearia o la cura del bestiame.

Nello studio, pubblicato sulla rivista Gender & History, Carter ha utilizzato i resoconti di Richard Napier (astrologo e guaritore che utilizzava mappe stellari ed elisir, i cui lavori sono stati digitalizzati come parte di un progetto di Cambridge) per studiare i collegamenti tra le accuse di stregoneria e le occupazioni dei sospettati. Tra il 1597 e il 1634, Napier registrò 1.714 accuse di stregoneria: la percentuale di donne sospettate, secondo i rapporti, era molto più alta. Questo è legato anche, dice lo studio, alla loro occupazione.

Alcuni dei lavori più rischiosi, spiega lo studio, erano quelli che oggi chiamiamo “professioni assistenziali”, ancora dominate dalle donne, soprattutto ostetricia, assistenza ai malati, agli anziani, ma anche la cura del bestiame. La mortalità infantile era elevata e la prospettiva di perdere un figlio spesso motivava accuse, così come la morte di pecore e bovini, in un’epoca in cui più della metà dei lavoratori del bestiame erano donne.

«I processi naturali di decadimento erano visti come “corruzione” - ha spiegato Carter - Il sangue corrotto faceva infettare le ferite e il latte corrotto faceva diventare un formaggio disgustoso. Il lavoro delle donne le ha viste diventare la prima linea di difesa contro la corruzione e questo le ha messe a rischio di essere etichettate come streghe quando i loro sforzi fallivano».

Non solo: spesso le donne svolgevano diversi lavori, in luoghi diversi e con persone diverse: questo faceva sì che non solo lavorassero contemporaneamente in più settori a rischio, ma anche che si trovassero al momento sbagliato nel posto sbagliato. «La frequenza dei contatti sociali nelle occupazioni femminili aumentava la possibilità di rimanere coinvolta nelle divisioni o nelle incomprensioni che spesso erano alla base dei sospetti di stregoneria - ha aggiunto Carter - Molte accuse derivavano semplicemente dal fatto di essere presenti nel momento in cui si verificava la sfortuna di un altro».

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