Culture

Le streghe siamo noi

La scrittrice e giornalista Mona Chollet nel libro Streghe, storie di donne indomabili dai roghi medievali a #Metoo racconta di come la cultura patriarcale sia nata proprio dalla caccia alle streghe
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12 febbraio 2023 Aggiornato alle 16:30

Streghe, storie di donne indomabili dai roghi medievali a #Metoo è un testo con un’obiettivo audace: spiegare come la misoginia abbia contaminato per sempre la società.

La giornalista de Le Monde, Mona Chollet ha voluto raccontare la stregoneria nella storia, a partire dal Malleus Maleficarum nel 1487, manuale religioso che spiegava come identificare e perseguitare le streghe, per poi arrivare a narrare l’origine del patriarcato, che nel tempo ha cambiato forma, ma non radici.

Le accuse di stregoneria dal Medioevo in avanti sono diventate uno strumento di sottomissione femminile, sia da parte della religione sia della società civile; erano, infatti, soprattutto i tribunali civili a perpetrare le accuse e a infliggere pene terribili alle donne ritenute streghe, che venivano bruciate, perseguitate o murate vive.

La caccia alle streghe ha raggiunto il suo apice tra il XVI e il XVII secolo in Europa, anche se le esecuzioni sono proseguite fino al XVIII secolo, a conferma del fatto che non si tratta di un fenomeno circoscritto al Medioevo, considerato erroneamente come il periodo buio della storia, ma portato avanti nel tempo e di larga portata.

Chollet scrive che la caccia alle streghe “ha contribuito a forgiare il nostro mondo. Se non ci fosse stata, vivremmo probabilmente in una società molto diversa”.

La demonizzazione delle donne ritenute streghe rappresenta uno dei primi tentativi (riusciti) della società di individuare un capro espiatorio, isolarlo, dipingergli addosso caratteristiche stereotipate come causa delle disgrazie sociali e alimentare un odio incondizionate e irrazionale. Non a caso quello verso le streghe aveva molti tratti comuni con l’antisemitismo dell’epoca. Si pensava infatti che cospirassero con gli ebrei per distruggere la cristianità e venivano rappresentate, anche loro, con il naso adunco.

Delle atrocità commesse ai danni di migliaia di donne in quei secoli non abbiamo però memoria storica ma anzi, le abbiamo trasformate in figure dei cartoni animati, ignorando le conseguenze socio culturali del fenomeno.

L’introduzione spiega la chiave di lettura del testo e riassume come la storia della stregoneria abbia modificato il mondo. François d’Eaubonne, scrittrice e attivista francese, scriveva che “I contemporanei sono plasmati da eventi che magari ignorano e di cui si perderà memoria;” - la caccia alle streghe per come è stata veramente - “ma se questi eventi non fossero mai accaduti inevitabilmente sarebbero diversi e penserebbero probabilmente in un altro modo”.

Streghe si apre con un lungo capitolo sulla distruzione del concetto di indipendenza femminile, iniziando dal Medioevo per poi raccontare il femminismo moderno e i contrasti tra le femministe su cosa significhi essere donne libere e indipendenti.

Al tempo della caccia alle streghe, le donne maggiormente colpite dalle accuse e dalle vessazioni erano nubili o vedove, non subordinate all’uomo. La loro esclusione sociale consisteva nell’estromissione dalla vita pubblica e lavorativa.

Oggi l’indipendenza giuridica e materiale delle donne esiste, ma alcuni aspetti di quell’epoca sono rimasti in tutte noi, in molti casi educate a temere la solitudine perché a esempio le nostre madri o nonne si sono adattate a tutto, pur di non rimanere sole.

Il secondo capitolo racconta la storia, che non a caso trova le sue radici proprio nel periodo della caccia alle streghe, della demonizzazione della contraccezione e dell’aborto. In Francia, una legge del 1556 obbligava tutte le donne incinte ad avere un testimone durante il parto e tra le varie accuse mosse alle streghe era frequente quella di aver ucciso dei bambini e di averne divorato i cadaveri, essendo anti madri per antonomasia.

All’epoca una rete di donne, levatrici e guaritrici aiutava a interrompere le gravidanze indesiderate; primo passo verso l’associazione tra la femminilità e il lavoro di assistenza, di aiuto, di soccorso. Si apre a questo punto una riflessione interessante, basata su un testo di Silvia Federici, secondo cui la caccia alle streghe ha preparato alla divisione sessista dei lavori, voluta e rafforzata dal capitalismo. Agli uomini il lavoro remunerato, alle donne l’assistenza alla procreazione. Insomma, come riassume l’autrice “le donne sono libere di avere o meno dei figli, a condizione che scelgano di averne”.

Il testo prosegue con una digressione interessante, e meno nota al dibattito contemporaneo, su quanto la caccia alle streghe abbia posto le basi per la creazione, nella coscienza collettiva, dell’immagine fortemente negativa della donna anziana. Le donne anziane erano le predilette nella caccia, per il loro aspetto considerato ripugnante e la presunta pericolosità data dall’esperienza.

Esaurito l’accudimento dei figli, erano solo “delle bocche da sfamare” ed era comune pensare, addirittura, che avessero un desiderio sessuale più famelico rispetto alle giovani, tanto da voler copulare con il diavolo. Per questo non è difficile ritrovare, anche oggi, rappresentazioni di donne anziane sessualizzate ma al tempo stesso anche rifiutate.

La vecchiaia è poi rimasta brutta e vergognosa per secoli; dalle streghe di Goya a quelle di Walt Disney le donne superata una certa età sono sempre rappresentate come ossessionate dal desiderio di ottenere qualcosa che non possono, perché troppo mostruose e malefiche. Questo modello ha portato a un vero e proprio asservimento delle donne alla storia, in particolare al sistema economico, e ha molti tratti in comune con la modalità con lui l’occidente ha sfruttato i popoli schiavi arrivando a una assoluta predominanza di una tipologia di essere umano, l’uomo occidentale.

Chollet nel libro racconta con autoironia moltissimi episodi personali ma al tempo stesso ripercorre in modo preciso e puntuale gli eventi storici che hanno determinato un sistema (ancora oggi) patriarcale. Streghe è una lettura intima, e proprio per questo ci si ritrova spesso nei suoi aneddoti, a tratti anche comici.

Ciò che si prova è proprio la condivisione di sensazioni, situazioni, relazioni che ci toccano da vicino. C’è un’analisi attenta e approfondita dei processi storici e culturali, soprattutto del Novecento. Non ci sono formule preconfezionate da attivismo online e non c’è la generalizzazione dell’uomo come nemico da distruggere, ma la voglia di leggere la realtà con occhio critico. Grazie al continuo accostamento con le opere di artiste, scrittrici e sociologhe sul tentativo di raccontare il mondo in un modo nuovo, è un invito incredibilmente esaltante alla libertà.

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