Diritti

Tremate, tremate, le streghe son tornate

Non sposate, senza figli, coi capelli rossi e i gatti neri. Ribelli e legate al diavolo, capaci di inimmaginabili torture e per questo perseguitate. Qualcuna è ancora tra noi
Installazione a tema horror raffigurante una prostituta prigioniera e torturata esposta al "Cimitero delle prostitute" al Museo di Patpong, in un quartiere a luci rosse di Bangkok, il 31 ottobre 2022
Installazione a tema horror raffigurante una prostituta prigioniera e torturata esposta al "Cimitero delle prostitute" al Museo di Patpong, in un quartiere a luci rosse di Bangkok, il 31 ottobre 2022 Credit: EPA/NARONG SANGNAK
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1 novembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Nelle fiabe esiste la contrapposizione fra il bene e il male, fra il protagonista e l’antagonista, fra la principessa e la strega cattiva. A ben vedere le fiabe stesse hanno subito l’influenza del contesto sociale e culturale in cui sono state scritte, presentandoci luoghi comuni e stereotipizzazioni.

A livello storico, quando parliamo di caccia alle streghe, indichiamo il periodo dal XIV al XVIII secolo, in cui migliaia di donne (e in alcuni rari casi uomini) furono spinte sul rogo dopo accuse fittizie.

Come si riconosceva una strega?

Generalmente, l’accusa di stregoneria veniva rivolta nei confronti di donne povere, anziane, vedove, o comunque non sposate. Le donne non coniugate, infatti, erano soggetti facilmente attaccabili.

Era sovente accusare le donne levatrici, guaritrici e prostitute. Si trattava di donne che venivano considerate diverse dalla normalità, ribelli, che non condividevano la vita di comunità. In pratica, indomabili.

Tali caratteristiche rappresentavano già dei capi d’accusa, a cui si aggiungevano altre peculiarità. I capelli rossi, la convivenza con gatti neri; avere un neo all’interno delle cosce o nell’iride dell’occhio era fondamentale per incastrare la donna in questione.

Lo stigma diaboli, la capacità della donna in accusa di non provare dolore in alcune parti del corpo, dimostrava un ulteriore colpevolezza a favore dell’accusa di stregoneria, che dava l’avvio a una serie di crudeli torture.

Altro indice di colpevolezza era la capacità di galleggiare: un metodo di indagine, quindi, consisteva nell’immergere la strega in una fonte d’acqua con la mano destra legata al piede sinistro e, se questa avesse continuato a galleggiare, sarebbe stato visto come un chiaro segno di stregoneria. Eccetto qualche raro caso in cui le donne accusate avevano effettivamente commesso omicidi, sacrifici umani o messe nere, la maggioranza delle accuse risultavano totalmente infondate.

La persecuzione da parte della Chiesa

Fino al XV secolo, la Chiesa considerò la stregoneria più come una forma di isteria che di eresia. Durante il 1400, si occupò di fornire un bagaglio intellettuale per combattere coloro che erano sotto accusa e permettere così alle autorità di individuare più agilmente i colpevoli di un misfatto tanto grave. Fondamentali per questo scopo furono il Formicarius del teologo domenicano Johannes Nider, alla base di diversi trattati di demonologia, disciplina che indaga tutto ciò che concerne i demoni. Il testo contribuì a fissare alcune caratteristiche considerate proprie delle streghe: legame - anche sessuale - con il diavolo, l’utilizzo di poteri soprannaturali per imporre la propria volontà malefica, la volontà di nuocere individui cristiani e innocenti.

Questo trattato gettò le basi per la pubblicazione del testo Malleus Maleficarum (Martello delle streghe), redatto da due teologi domenicani che ottennero larghissima fama. Esso divenne lo strumento privilegiato per poter classificare tutti quei comportamenti considerati fuori dalla norma come conseguenza di un legame tra le donne e il demonio.

Papa Innocenzio VIII a questo proposito incaricò i due frati domenicani in questione come inquisitori con il compito di estirpare la stregoneria dalla Germania. In seguito alla riforma protestante e al Concilio di Trento, la gerarchia ecclesiastica, infatti, si occupò di ridefinire non solo questioni teologiche, disciplinari e pastorali ma anche della strategia da attuare per riavvicinare i credenti alla Chiesa cattolica.

Ci fu quindi un inasprimento della caccia alle streghe e alla repressione delle eresie per non minare ulteriormente la solidità della Chiesa. Nel 1542, fu creata la Congregazione del Sant’Ufizio da cui dipendevano i tribunali dell’Inquisizione, che avevano proprio il compito di individuare e giudicare le eresie.

Da dove viene quindi la paura delle streghe?

Dalla paura della diversità alimentata e coadiuvata da una dilagante misoginia interiorizzata che si presentava soprattutto nei momenti di bisogno per l’individuazione di capi espiatori in situazioni difficili. Le donne catalogate come streghe erano accusate di una serie di atti malefici e dannosi per la comunità: su di loro ricadeva la colpa di aver provocato il maltempo, la morte di bambini o del bestiame, di aver portato un cattivo raccolto.

Molte di loro non avevano un marito né figli, avevano più partener sessuali, erano fluide, libere, indipendenti e riuscirono tramite il loro sacrificio a mettere in crisi le più grandi istituzioni di sempre, il potere temporale e il potere spirituale.

Nonostante furono perseguite per secoli, le streghe sono ancora tra noi.

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