Diritti

Uk, MeToo cinema e tv: le donne che denunciano subiscono discriminazioni

Il report Safe to Speak Up? della University of York rivela che, nonostante le lavoratrici del mondo dello spettacolo siano incoraggiate a parlare, dopo la denuncia subiscono umiliazioni e ritorsioni
Credit: Cottonbro studio 
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27 novembre 2023 Aggiornato alle 13:00

Il mese di ottobre 2023 ha segnato il 6° anniversario del #MeToo, da quando la star di Streghe, Alyssa Milano, ha lanciato su Twitter un post diventato virale invitando tutte le donne vittime di molestie o violenze sessuali a raccontare esperienze simili a quelle del caso Weinstein, denunciato pochi giorni prima da New York Times e New Yorker.

6 anni dopo, lo studio Safe to Speak Up? della University of York ha guardato alla situazione nell’industria del cinema e della televisione britannica per capire cosa è cambiato dalla nascita del movimento MeToo. Ne è emerso un quadro, per certi versi, anche più pericoloso per le donne che subiscono molestie o violenze, perché ora sono incoraggiate a non tenersi tutto dentro, ma dopo la denuncia sono esposte a ritorsioni e umiliazioni nell’ambiente di lavoro che rischiano di pregiudicare la loro carriera.

L’autrice dello studio, Anna Bull, ha spiegato che la vittimizzazione secondaria che scaturisce dopo la denuncia prende forme diverse e va dall’esposizione della vittima a battute inappropriate all’inserimento in una sorta di blacklist che allontana ogni possibilità di futuri lavori.

La ricerca si basa su una serie di interviste con 18 persone che lavorano nel mondo cinematografico e televisivo nel Regno Unito (attori, registi, produttori, assistenti e giornalisti) e che hanno subito o denunciato molestie e violenze sessuali avvenute in contesti di lavoro. La maggior parte degli episodi descritti, che citano commenti a sfondo sessuale, la condivisione di foto intime non richieste, contatti fisici indesiderati, atti di esibizionismo e aggressione sessuale, si sono verificati negli ultimi 3 anni. Secondo una ragazza di 20 anni partecipante allo studio non ha molto senso parlare di “uno spartiacque tra #MeToo e post #MeToo. Molti comportamenti veramente problematici sono ancora latenti e vengono protetti da anni”.

Le ritorsioni, in sostanza, sono sempre le stesse. «Le donne stanno ancora perdendo il lavoro e la carriera come risultato della denuncia. Nonostante queste conseguenze cambino la vita di una persona, in molti luoghi di lavoro non sono ancora stati messi in atto i requisiti minimi previsti dalla legge per affrontare questa problematica», spiega l’autrice del report.

In alcuni casi, dopo la denuncia, i colleghi uomini diventano aggressivi per il solo fatto di non poter più godere dell’ambiente di lavoro sessista nel quale si erano sempre sentiti a proprio agio. E ciò, secondo Bull, fa scatenare in alcuni un rancore misogino o comportamenti di bullismo e umiliazione nei confronti dell’altro sesso. Non siamo molto distanti dal caso italiano con i fuorionda di Andrea Giambruno.

Lo studio anglosassone ha anche fatto chiarezza su quali sono le situazioni e i luoghi più a rischio per chi lavora nel mondo dello spettacolo, come gli eventi sociali aziendali, le riprese in esterno e gli eventi internazionali. Una delle intervistate ha detto di essere stata stuprata durante un evento di lavoro da qualcuno conosciuto la sera stessa. Le occasioni di network sono anche quelle in cui «alcolici e droghe di classe A sono normalizzati e le battute sessuali sono molto comuni», ricorda Bull.

L’ultimo caso esemplare che ha travolto il mondo del cinema e della tv inglese è quello dell’attore e comico Russell Brand, accusato da 4 donne di stupro, aggressione sessuale e abuso emotivo che sarebbero stati compiuti tra il 2006 e il 2013, ovvero quando Brand era all’apice della sua carriera e lavorava come presentatore per Bbc Radio 2 e Channel 4.

Secondo quanto rivelato dal Sunday Times, i suoi comportamenti abusivi e predatori verso le donne erano “un segreto aperto” negli ambienti della produzione radio e tv. Secondo fonti anonime, i manager della Bbc avrebbero ricevuto all’epoca una denuncia riguardo a una “preoccupante manifestazione di aggressività e mancanza di rispetto” da parte di Brand. Se così fosse, vorrebbe dire che nessuno si è preoccupato di sanzionarlo o indagare più a fondo sulle sue responsabilità. Dopo l’esplosione del caso, Bbc e Channel 4 hanno confermato di aver avviato indagini interne per capire cosa è successo nel periodo in cui Brand lavorava per loro.

Il problema delle molestie sessuali, infatti, è sistemico e non può essere risolto senza la collaborazione proattiva del management e di tutta la dirigenza nella gestione delle denunce. Lo ha dimostrato l’ultimo sondaggio Looking Glass dell’ente benefico britannico Film and TV Charity: quasi la metà dei manager del settore intervistati ha ammesso di non sentirsi adeguatamente preparato per affrontare le segnalazioni ricevute.

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