Futuro

Il potere del telefono

In 15 anni, lo smartphone ha conquistato vita, cervello, tasche e corpo di 4 miliardi di persone. È tempo di riorganizzare la relazione tra gli umani e questa macchina ubiqua. Ripensandola radicalmente
Credit: Cottonbro studio  

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19 ottobre 2023 Aggiornato alle 06:30

Presentato al mondo nel gennaio del 2007, lo smartphone è ormai entrato nella vita di 4 miliardi di persone.

È diventato una protesi del loro cervello.

Ha consentito una riorganizzazione piuttosto profonda di molte attività economiche, sociali e culturali. Ha arricchito una manciata di aziende in modo enorme. Ha generato in una parte dei suoi utenti disturbi fisici e psichici di varia gravità. E ha contribuito ad aumentare la vastità dell’impronta ecologica degli umani sul Pianeta.

È tempo di razionalizzare la presenza dello smartphone nella vita degli umani.

Le regolamentazioni stanno effettivamente migliorando, per opera dell’Unione europea. Ma la strada di una strutturale riorganizzazione del rapporto tra gli umani e questa macchina tanto importante è ancora lunga.

Dai social network con i loro algoritmi di raccomandazione che influenzano le relazioni tra le persone ai motori di ricerca che esternalizzano molte funzioni della memoria, dalle mappe che guidano i percorsi della gente nel mondo fisico alle applicazioni bancarie e commerciali, molte dinamiche favorite dagli smartphone sembrano andare nella direzione di una concentrazione del potere nelle mani di poche aziende. E le depressioni, le frustrazioni, le ansie e le radicalizzazioni ideologiche che sembrano in parte connesse all’uso sproporzionato e inconsapevole delle attività sociali proposte sugli smartphone, richiedono lo studio di nuove forme di dieta mediatica, per il benessere di tutti e di ciascuno.

Un aggiustamento come questo non può che partire da una maggiore conoscenza dello strumento.

Juan Carlos De Martin, professore al Politecnico di Torino, ha scritto una sintesi straordinariamente completa in proposito.

Con un forte spirito critico e con suggerimenti radicalmente riformatori, chiaramente espressi dal titolo: Contro lo smartphone. Per una tecnologia più democratica (Add Editore, 2023).

Seguendo De Martin si parte dall’osservazione dell’incredibile seduttività dello strumento, la sua facilità d’uso e la sua capacità di entrare in connessione profonda con alcune delle attività cerebrali degli umani, dalla comunicazione all’elaborazione e alla memorizzazione.

Si prosegue con la ricostruzione dettagliata della sua complessa tecnologia.

Si ricostruisce l’intera filiera delle componenti, materiali e immateriali, dalla produzione allo smaltimento, non sempre ecologicamente corretto.

In effetti, la materialità dello smartphone e di tutta la sua industria è spesso dimenticata.

Il lavoro di e Conway, Material world (WH Allen, 2023) aiuta a collocare anche la produzione di elettronica nel contesto del - talvolta spaventoso - sistema minerario globale.

Come se non bastasse, alla scarsa conoscenza delle conseguenze di ciò che quei 4 miliardi di persone hanno sempre con sé, si aggiunge la segretezza delle operazioni oscure che aziende e governi di tutto il mondo svolgono impunemente ai danni dei cittadini ignari: monitorati, controllati, privati della privacy e talvolta trasformati in altrettanti terminali di tentacolari sistemi spionistici.

Un’inchiesta fondamentale di Laurent Richard e Sandrine Rigaud è dedicata a Pegasus. The story of the world’s most dangerous spyware (Macmillan 2023).

Pegasus è un software di produzione israeliana che può di fatto prendere il controllo dello smartphone senza che l’utente se ne accorga: consente a chi lo installa non solo di osservare ogni attività svolta con quell’apparecchio, ma anche di trasformarlo in una telecamera e un microfono per controllare l’ambiente nel quale si trova.

Lo smartphone è molto più usato che conosciuto. Ed è tempo di riequilibrare questa situazione. Anche per riequilibrare il potere dei produttori di smartphone e delle loro componenti essenziali.

Un obiettivo che poi va perseguito anche in modo strutturale, come suggerisce De Martin, che dedica le sue ultime pagine alla possibile riprogettazione dello smartphone secondo principi orientati a un’architettura distribuita, a una maggiore trasparenza della tecnologia, al rispetto dei diritti umani by design.

Si tratta di un programma radicale: costruire smartphone non richiederà più soltanto il design di una tecnologia, ma il progetto di un sistema sociotecnico. E De Martin conclude citando uno dei suoi maestri: “Nel 1997 Stefano Rodotà chiudeva un suo famoso discorso in questo modo: “L’avvenire democratico si gioca sempre di più intorno alla capacità sociale e politica di trasformare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione in tecnologie della libertà e non del controllo”. Ventisei anni dopo è soprattutto intorno allo smartphone che si gioca una partita cruciale”.

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