Futuro

Smartphone, adesso la riparazione è fai-da-te

Al Mobile World Congress di Barcellona è stato presentato un modello progettato per essere facilmente smontato e sistemato dai proprietari, acquistando pezzi e scaricando manuali da una piattaforma specializzata
Credit: Frankie
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2 marzo 2023 Aggiornato alle 18:00

Rendere il comparto dell’elettronica di consumo, e in particolare quello degli smartphone, più sostenibile non è un’impresa semplice.

Nel caso dei telefoni, i fronti critici sono per esempio molti: dal cobalto per le batterie (e non solo) estratto nelle miniere della Repubblica democratica del Congo anche con l’impiego di decine di migliaia di bambini e ragazzi all’utilizzo delle cosiddette terre rare, la cui estrazione è ambientalmente molto pesante.

Per raffinare una tonnellata di metalli delle terre rare si generano circa 2.000 tonnellate di scarti tossici.

Rimane poi il tema prettamente consumistico, con il continuo lancio di nuovi modelli, sempre più performanti, e la spinta dei produttori per convincere gli utenti a sostituire i propri dispositivi. Almeno fino a oggi.

Qualcosa, infatti, inizia a muoversi. La tendenza alla riparazione, anche e soprattutto fai-da-te, ha cominciato a consolidarsi negli ultimi mesi come frutto di un movimento concentrico: quello delle istituzioni, nel nostro caso europee, che hanno approvato regole più stringenti per gli elettrodomestici e presto per gli smartphone come il regolamento n. 341 adottato a marzo 2021 sul “diritto alla riparabilità”; quello delle stesse aziende, che a parte rari casi come Apple avevano molto terreno da recuperare in tema di sostenibilità e lo hanno fatto per migliorare l’immagine e la propria impronta carbonica, e quello dei consumatori.

Stretti dall’inflazione e da modelli di smartphone potenti ma in fondo molto simili e spesso dai prezzi davvero senza giustificazione hanno cominciato da soli ad allungare la vita utile dei device. Senza dimenticare una coscienza ambientale fortunatamente sempre più profonda.

Al Mobile World Congress in corso a Barcellona, la grande fiera della tecnologia catalana punto di riferimento del settore per le novità della primavera, si è visto un telefono Nokia progettato appositamente per essere riparato.

Si chiama G22 ed è stato ideato insieme alla piattaforma-comunità specializzata iFixit: sul sito si troveranno manuali e pezzi di ricambio e lo smontaggio del dispositivo – che costa già molto poco, 189 euro – sarà più agevole di quanto non accada con i modelli a cui siamo abituati.

Non sono mancati negli anni scorsi casi simili e perfino più coraggiosi di questo in termini filosofici: dal celebre Fairphone, progetto dell’omonima azienda olandese fondata nel 2013 che ha ormai rilasciato la quarta versione del suo telefono modulare e prodotto con componenti eticamente garantite, al più recente Framework, una linea di pc anche questi personalizzabili e modulari, dove ogni pezzo può essere sostituito senza dover essere laureati in ingegneria. Sono rimasti esperimenti di nicchia anche se hanno indubbiamente avuto un peso nel sostenere e alimentare la lotta all’obsolescenza programmata.

L’obiettivo di queste iniziative, pur con qualche eccessivo entusiasmo, è chiaramente allungare la vita dei dispositivi. Ed evitare così che finiscano troppo presto rispetto alle loro potenzialità ad alimentare la montagna di Raee, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche che intossicano l’ambiente – soprattutto gli ecosistemi dei Paesi in via di sviluppo, le maxi-discariche ghanesi come quella di Agbogbloshie sono fra i casi più tristemente noti - e che facciamo troppa fatica a smaltire nel modo corretto.

Una recente indagine Ipsos-Erion spiegava infatti che 1 persona su 6 ha dichiarato di essersi liberato negli ultimi 12 mesi di un rifiuto elettronico in modo inappropriato, gettandolo cioè nell’indifferenziata o nella plastica.

Nel 2021 la produzione mondiale di Raee si è attestata a oltre 58 milioni di tonnellate (Global E-Waste Monitor) e l’Italia ha contribuito con mezzo milione di tonnellate (Rapporto annuale 2021 del Centro italiano di coordinamento Raee).

Una bella fetta di quei rifiuti è appunto costituita da smartphone e altri gadget di cui ora stiamo iniziando a valutare una riparazione do-it-yourself. In una sorta di ritorno agli anni Ottanta e Novanta, quando i pc da scrivania li si costruiva spesso da soli, sostituendo o aggiungendo schede, prima dell’epoca degli chassis chiusi e sigillati in cui l’utente non può mettere mano se non danneggiando il dispositivo. E invalidando la garanzia.

Lo scorso settembre la Commissione Ue ha diffuso una proposta, che integrerà in prospettiva il regolamento citato all’inizio, che spinge appunto nella direzione della riparabilità: si prevede di consentire ai consumatori di individuare almeno 15 componenti chiave per almeno cinque anni in seguito al lancio sul mercato comunitario di un nuovo modello di smartphone.

Non solo: come in Francia, Bruxelles propone anche un’etichetta che espliciti in modo semplice il livello di longevità prevista e di riparabilità del prodotto. La strada sarà forse un po’ lunga ma ci si arriverà.

Molti brand della tecnologia hanno scelto negli ultimi tempi la strada della collaborazione con iFixit. È il caso di Microsoft, che consente di riparare alcuni modelli di laptop e tablet della famiglia Surface, o di Google che invece permette di mettere mano da soli, sempre acquistando pezzi e scaricando le istruzioni, a tutti i modelli della gamma Pixel, compreso l’ultimo Pixel 7 Pro.

Samsung permette invece di ripararsi da solo S20, S21, S22, Galaxy Tab S7+ e Galaxy Book mentre Apple ha preferito imboccare una strada indipendente lanciando, già alla fine del 2021, il suo Self-Service Repair Program che autorizza gli utenti (certo i più smaliziati dal punto di vista tech) – di sostituire schermi, batterie, connettori e altri componenti di iPhone 12 e 13, MacBook Air e Pro 202 e 2021, iMac 2021, Mac mini 2020 e Mac Studio 2022. Come? Acquistando i pezzi di ricambio al costo praticato ai riparatori autorizzati ed eventualmente noleggiando gli strumenti necessari. Dal canto suo Apple è stata fra le prime a inventare nuovi materiali, come una lega di alluminio riciclato al 100%, o a recuperare le terre rare e a utilizzarli per costruire i suoi nuovi dispositivi.

Se la riparazione fai-da-te rimane eccessivamente ostica una strada percorribile, e anche questa sempre più di moda, è quella degli smartphone ricondizionati. Esistono molte piattaforme, dalla finlandese Swappie specializzata negli iPhone a Refurbed che ha da poco iniziato a vendere anche elettrodomestici ricondizionati ed ha aperto una linea di business dedicata anche ad aziende e professionisti, fino alla francese CertIdeal, che sono operative anche in Italia: offrono smartphone top di gamma controllati, eventualmente riparati e in condizioni da buone a ottime a prezzi convenienti.

Fra progettazione modulare, riparazione autonoma e ricondizionati il quadro è sensibilmente diverso da quello di appena pochi anni fa: non abbiamo più scuse.

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