Economia

La sostenibilità è prioritaria per l’86% degli italiani

Secondo l’ultima indagine Sec Newgate, aumenta il numero di persone orientate verso la sostenibilità ecologica, sociale e di governance. Il dato della Penisola è secondo solo agli Emirati
Credit: NAVESH CHITRAKAR  

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18 ottobre 2023 Aggiornato alle 14:00

È stato pubblicato l’ultimo rapporto redatto dal gruppo globale di advocacy e ricerca Sec Newgate e condotto su un campione di 12.000 persone in 12 Paesi.

In base ai dati emersi, cresce l’interesse dei consumatori verso prodotti sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale e di governance (Esg). Questa tendenza, che registra dati in forte crescita in tutti i Paesi oggetto di studio, si riscontra di più negli Emirati Arabi (86% degli intervistati), in Italia (82%) e Colombia (81%).

«Dopo la flessione registrata lo scorso anno, quando i timori per la guerra in Ucraina e per l’incremento dei costi di energia e materie prime avevano focalizzato gli interessi dei cittadini, la sensibilità verso questi temi ha ripreso a crescere, con un aumento del 10%», spiega Paola Ambrosino, Amministratrice delegata di Sec Newgate per l’Italia.

Hong Kong e Polonia sono i Paesi in cui si è registrato il maggiore incremento di interesse verso le tematiche ambientali, sociali e di governance (rispettivamente +21% e +13%).

Il 77% degli intervistati ritiene importante che le aziende si impegnino concretamente sulle tematiche inerenti la sostenibilità; un dato che in Italia si attesta all’86%, 3 punti in più rispetto al 2022.

«Questa sensibilità si sta consolidando ed è un dato con cui le aziende devono fare i conti – osserva Paola Ambrosino – Non è un fenomeno temporaneo o una moda: le persone chiedono azioni concrete non solo alla politica e ai governi, come in passato, ma anche al mondo produttivo».

Secondo il 71% del campione, è necessario che le imprese attuino pratiche sostenibili al proprio interno, che siano vantaggiose per i fornitori, per i clienti e per il personale.

Interessante è poi la differenza generazionale sulle proprie scelte: se i millennial e i baby-boomer sono concordi nello scegliere modi sostenibili di viaggiare e nel consumo di prodotti (63% e 64%), i primi sembrano essere più orientati alla sostenibilità negli investimenti e nell’occupazione, mentre gli over-60 sono più orientati alla sostenibilità nel consumo alimentare e nelle scelte di voto.

Ma quali sono i brand che rispettano i criteri di sostenibilità? Secondo il Sustainability Yearbook 2023 stilato da S&P, i brand italiani che rientrano nella categoria “Top 1% S&P Global ESG Score” sono Moncler, Terna, Hera, Saipem, Pirelli, Italgas e Assicurazioni Generali.

Nel settore della moda, il movimento Fashion Revolution ha ideato nel 2017 il Fashion Transparency Index, che ogni anno classifica 250 marchi e retailer di moda su 258 indicatori relativi a trasparenza, sostenibilità, diritti umani e supply chain.

Quest’anno, leader della classifica sono le italiane Ovs (con un punteggio di 83%) e Gucci (80%), e le australiane Kmart e Target (76%).

In fondo alla classifica, troviamo importanti brand come K-Way, Tom Ford, Max Mara, Savage X Fenty, che hanno tutte totalizzato un punteggio di 0%. Più di 70 brand (più di una impresa su quattro), non raggiungono neanche il 10%.

Spostandoci dalle imprese agli Stati, Robeco ha stilato il Country Sustainability Ranking, che ha classificato 150 Paesi sui temi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance. Da questa analisi emerge che i Paesi più sostenibili sono quelli scandinavi (Finlandia, Svezia, Danimarca, Norvegia) e la Svizzera.

A impattare notevolmente, sono le performance ambientali, che premiano alcuni Stati (come la Lettonia), ed evidenziano i ritardi di altri – esempi sono l’Irlanda, il Giappone, penalizzate dalle loro scarse prestazioni ambientali –.

La classifica riporta come ultimi Yemen, Libia, Iran, Iraq, Ciad e Sudan, Paesi attualmente che si trovano in guerra civile, in cui la governance è poco trasparente e dove sussistono povertà sociale ed economica, scarsissime o nulle politiche ambientali (specialmente in Iran e Iraq) e gravi violazioni dei diritti umani.

La sostenibilità sociale, ambientale e di governance è sempre più richiesta dai cittadini agli Stati e alle imprese. Non bastano più operazioni di facciata; servono credibilità e concretezza, che rispondano alle esigenze reali delle persone.

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