Economia

Eurydice: le disparità degli stipendi tra gli insegnanti europei

Mentre in Italia il salario lordo annuale di un docente della scuola dell’infanzia è di 24.000 euro circa, in Francia si sale a 28.000. Germania e Lussemburgo i Paesi dove si guadagna meglio
Credit: Mikhail Nilov
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12 ottobre 2023 Aggiornato alle 09:20

La rete Eurydice della Commissione Europea ha reso pubblica la relazione annuale su salari e indennità del personale scolastico, in particolare di insegnanti e dirigenti delle scuole primarie, secondarie e dell’infanzia nel periodo 2021-2022.

Il rapporto ha evidenziato grosse differenze tra gli stipendi europei, evidenziando disparità anche nel corso della carriera: in Italia, il salario lordo annuale di un docente della scuola dell’infanzia è di 24.297 euro, che aumenta a 35.373 euro a fine carriera; nella scuola secondaria, si oscilla tra i 26.114 euro e un massimo di 40.597 euro, raggiungibile in occasione dell’ultimo scatto di anzianità. Inoltre, nel Belpaese gli insegnanti hanno una crescita salariale molto lenta, raggiungendo il massimo dopo 35 anni di servizio.

In Francia, i salari sono simili all’inizio (28.385 euro per l’infanzia e 35.309 euro per la secondaria di secondo grado), sebbene aumentino di più a fine carriera (rispettivamente 48.183 euro e 60.832 euro). Si guadagna meglio in Germania e Lussemburgo, dove i docenti delle scuole superiori partono rispettivamente da 64.009 euro e 81.079 euro annui, percependo verso la fine della carriera 87.323 e 140.935 euro.

In Italia, inoltre, c’è una seria condizione di precarietà nel settore dell’insegnamento; come sottolinea Ivana Barbacci, Segretaria Generale di Cisl Scuola, «a causa del costo elevato della vita a volte si metta da parte qualsiasi passione per inseguire una professione in grado di fornire un benessere monetario maggiore».

Si stima che, all’inizio dell’anno scolastico 2023/2024, in Emilia-Romagna su 2.137 cattedre vuote solo 17 siano state occupate. In Lombardia, su oltre 2.600 posti vacanti, sono arrivate circa un centinaio di domande. Tra le ragioni principali, il caro vita (stipendi da 1.200/1.300 euro che spesso non bastano in grandi città come Milano) e i vincoli di 3 anni alla mobilità. Ciò porta sempre più insegnanti a occupare cattedre al Sud, mentre al Nord i sindacati stimano per l’anno avviato circa 200 mila temporanei.

Di questi 200.000, come nota Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil, sono 150.000 posti in organico di cui 117.000 di sostegno per gli alunni con disabilità, mentre altri 50.000 sono le posizioni disponibili che rimarranno inoccupate.

«Con questi numeri mi pare chiaro che non ci sia nessun piano straordinario di assunzioni. Di straordinario c’è solo il numero del precariato nel nostro sistema di istruzione, che di governo in governo non viene scalfito. Credo poi che sia una vergogna nazionale - sottolinea Fracassi - il fatto che il 50% dei posti di sostegno per gli alunni con disabilità siano deroghe determinate anno per anno e quindi posti che è impossibile stabilizzare. La scuola ha bisogno di risorse per gli studenti e per valorizzare chi ci lavora: queste sono le priorità. Niente a che vedere con improbabili sperimentazioni, autonomie differenziate o tagli del numero delle autonomie scolastiche, che rappresentano la cifra della politica del Governo sulla scuola».

Il ministro Valditara, che già aveva ipotizzato un aumento degli stipendi, è ora intervenuto concedendo convenzioni per il personale docente con varie aziende quali Italo, Trenitalia e numerose realtà aderenti all’associazione Coldiretti. La risposta dei sindacati è stata immediata; la segretaria Fracassi parla di “insulto al personale che chiede di recuperare il potere di acquisto”. Da Uil Scuola, Giuseppe d’Aprile afferma la necessità di investimenti strutturali e duraturi, mentre Barbacci (Cisl) rilancia sull’importanza di accompagnare a norme di welfare, un adeguato rinnovo dei CCNL.

Entro il 2025, è prevista la formazione di uno Spazio Europeo dell’Istruzione, che rafforzi la cooperazione tra gli Stati per implementare soluzioni e strumenti nei sistemi nazionali, rendendoli più inclusivi ed efficienti. Mariya Gabriel, Commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani, ha dichiarato: «L’equità e l’inclusione sono valori al centro della nostra visione di uno spazio europeo dell’istruzione. Desideriamo che tutti i cittadini abbiano la possibilità di raggiungere i propri obiettivi e i sistemi europei di istruzione superiore dovrebbero offrire tale opportunità».

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