Diritti

Oggi l’Onu valuterà la candidatura della Russia al Consiglio per i diritti umani

Numerosi report internazionali denunciano crimini di guerra in Ucraina da parte delle truppe di Putin. Ma Mosca, circa 18 mesi dopo essere stata sospesa dallo Human Rights Council, chiede di essere riammessa
Credit: guardian
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10 ottobre 2023 Aggiornato alle 16:00

Per i diritti umani la situazione in Russia si è deteriorata in modo significativo da quando il presidente Vladimir Putin invaso l’Ucraina a febbraio dell’anno scorso. Nell’ultimo report dell’Onu presentato allo Human Rights Council si parla di torture, accuse di stupro e violenza sessuale, arresti arbitrari e maltrattamenti di chiunque esprima voce contraria all’operazione militare speciale voluta da Putin.

Dopo quasi 600 giorni di guerra è difficile essere colti alla sprovvista da queste segnalazioni. Ciò che sorprende e sembra quasi uno schiaffo in faccia alla tutela dei diritti è che la Russia, circa 18 mesi dopo essere stata sospesa dallo Human Rights Council (Unhrc) proprio a causa della guerra, ha presentato richiesta formale di essere riammessa tra i 47 Stati membri dell’organismo delle Nazioni Unite deputato alla protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

La Russia compare, infatti, nel sito web dell’Onu come candidata per l’elezione dei nuovi membri dell’Unhrc per il triennio 2024-2026, con votazione prevista per oggi, 10 ottobre. Qualsiasi tentativo di riammissione è visto con forte criticità da gran parte dell’Occidente: secondo quanto riporta la Cnn, diversi Paesi Nato sostengono che l’invasione illegale dell’Ucraina dovrebbe escludere Mosca dall’appartenenza alle organizzazioni internazionali e un portavoce degli Stati Uniti ha definito la candidatura russa «assurda».

L’assurdità è confermata dalle prove raccolte nelle inchieste commissionate dall’Onu per fare il punto sui diritti umani in Russia. Il report dell’esperta Mariana Katzarova, presentato all’Unhrc il 25 settembre, cita cifre da capogiro: oltre 20.000 persone sono state detenute in carceri russe tra febbraio 2022 e giugno 2023 per aver partecipato a proteste contro la guerra. Sono stati instaurati più di 600 processi penali per “attività contro la guerra” e più della metà dei manifestanti arrestati per “attivismo pacifico” erano donne. Tra gli arresti arbitrari ricordiamo quello di Evan Gershkovich, il reporter americano del Wall Street Journal accusato di spionaggio e detenuto in una prigione russa da 6 mesi.

Senza contare, poi, i crimini collegati alle operazioni militari in Ucraina: ci sono “prove sistematiche di crimini di guerra commessi dalle forze russe, inclusi attacchi illegali con armi esplosive, offensive a danno dei civili, torture, violenze sessuali e attacchi alle infrastrutture energetiche”, ha dichiarato la Commissione indipendente d’inchiesta sull’Ucraina, presieduta da Erik Mose. A marzo di quest’anno, la Corte penale internazionale ha anche emesso un mandato di arresto nei confronti del presidente Vladimir Putin per un presunto piano di deportazione di bambini ucraini in Russia.

Secondo fonti diplomatiche sentite dalla Bbc, Mosca ha bisogno di ritrovare credibilità internazionale dopo le gravi accuse di abusi contro i diritti umani. Da qui la sua richiesta di rientrare dentro il Consiglio. Nel position paper presentato ai membri dell’Onu per supportare la sua candidatura, la Russia promette di trovare “soluzioni adeguate ai problemi riguardanti i diritti umani” e dice di voler impedire che il Consiglio diventi “uno strumento che serve la volontà politica di un gruppo di Paesi” soltanto, riferendosi probabilmente all’Occidente. Alla votazione, la Russia dovrebbe competere con Albania e Romania per i 2 seggi riservati ai Paesi dell’Europa centro-orientale.

La posizione contraria dell’Ucraina è stata chiarita da Oleg Nikolenko, portavoce del ministero degli Esteri ucraino, che in un post su Facebook ha scritto: “alla Russia non dovrebbe essere consentito tornare dentro uno dei principali organi dell’Onu, fino a quando non sarà ritenuta responsabile di tutti i suoi crimini. Il posto dei criminali di guerra russi è tra i banchi del tribunale non nel Consiglio per i diritti umani”.

La Russia è stata il primo Paese a essere allontanato dall’Unhrc dopo la Libia di Gheddafi nel 2011. La sospensione venne approvata a larga maggioranza ad aprile 2022 (93 a favore e 24 contrari, tra cui Cina, Iran, Cuba, Corea del Nord, Siria e Vietnam). Ma gli ambienti diplomatici ritengono plausibile una possibile rielezione: pare che Mosca stia facendo una campagna aggressiva in vista del voto di ottobre, anche offrendo grano e armi ad alcuni piccoli Paesi in cambio di un voto a favore.

Anche le associazioni per i diritti umani si oppongono a questo possibile scenario: in un report di settembre di UN Watch, Human Rights Foundation e del Raoul Wallenberg Center for Human Rights, la candidatura della Russia è stata dichiarata inadeguata: “Rieleggere la Russia nel Consiglio, mentre la guerra in Ucraina è ancora in corso, sarebbe controproducente per i diritti umani e invierebbe il messaggio che l’Onu non è seria nel chiedere alla Russia di rendere conto dei suoi crimini in Ucraina”.

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