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Solidarietà: nel 2022 ha raggiunto il suo apice

In occasione della Giornata del Dono, che si celebra il 4 ottobre, l’Istituto italiano della Donazione ha presentato il report che ne indaga le 3 principali tipologie: economica, volontaria e biologica
Credit: Toa Heftiba  

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4 ottobre 2023 Aggiornato alle 16:00

Il 2020 rimarrà nella storia come l’anno in cui la pandemia ha scosso il mondo, portando con sé paura, incertezza e un forte senso di comunità. E gli italiani hanno risposto a questa sfida con una generosità straordinaria; tuttavia, nel 2021, si sono registrate molte difficoltà sia sul fronte dell’impegno economico che su quello del volontariato. Ma è subito arrivata la ripresa.

Nel 2022, infatti, secondo quanto emerso dal sesto rapporto Noi Doniamo dell’Istituto Italiano della Donazione e in collaborazione con CSVnet, si sono registrati segnali di ripresa in tutte le dimensioni del dono, anche se i livelli pre-pandemia sono ancora lontani.

Il rapporto, presentato il 2 ottobre scorso, ha indagato le 3 principali tipologie di dono: quello economico, quello di capacità e tempo – volontariato – e quello biologico (che include donazioni di sangue e organi).

«Un risultato in cui speravamo - spiega il Presidente dell’Istituto, Stefano Tabò - anche se questi sono solo primi segnali di ripresa, il tunnel è ancora lungo. E ora la sfida è quella di combattere l’astensionismo dal dono, intercettare nuove forme di partecipazione, coinvolgere sempre più persone». Ma vediamo più nel dettaglio che cosa è emerso dall’indagine.

I dati del 2022

Durante lo scorso anno, il numero di cittadini italiani che hanno affermato di aver donato almeno una volta denaro a un’associazione è salito al 12,8% della popolazione con età maggiore di 14 anni, registrando un incremento dello 0,8%.

Una tendenza particolarmente significativa: nel corso del 2021, infatti, si era registrato di un calo di 2,3 punti percentuali.

Più nello specifico, il sostegno alle associazioni è rimasto stabile tra gli uomini, ma è aumentato tra le donne (+1,0 punto percentuale) e tra la popolazione 35-44 anni (+2,1 punti percentuali); questa crescita è concentrata principalmente nelle regioni del Sud Italia (+1,2%) e nei Comuni con una popolazione fino a 2.000 abitanti (+2,5 punti percentuali).

Tuttavia, le donazioni in denaro alle associazioni rimangono un’attività meno diffusa tra i giovani, con meno del 6% dei ragazzi di 14-24 anni che partecipano attivamente; al contrario, tra le persone di 45-74 anni, la percentuale varia tra il 14% e il 17%.

Le Ong

L’analisi delle Organizzazioni no profit mostra una situazione di prevalente stabilità, con un graduale miglioramento rispetto al 2021.

Nel 2022, il 47% delle organizzazioni ha registrato un aumento delle entrate da raccolta fondi (rispetto al 46% del 2021), mentre il 28% ha visto le entrate rimanere sostanzialmente invariate (rispetto al 13% del 2021).

Nel complesso, le organizzazioni che hanno dichiarato un calo nella raccolta sono diminuite dal 41% del 2021 al 25% nel 2022.

Focalizzandosi invece sulla donazione da individui, si conferma un sostanziale equilibrio con segnali di un timido miglioramento: le entrate da raccolta fondi da individui risultano aumentate per il 40% del campione (rispetto al 34% nel 2021), diminuite per il 23% (rispetto al 37% nel 2021) e rimaste invariate per il 37% (rispetto al 29% del 2021).

Donazioni informali e volontariato

Un dato interessante che emerge dal rapporto è l’incremento delle donazioni informali, cioè quelle che non passano attraverso Organizzazioni non profit. Nel 2022, 1 italiano su 2 ha effettuato almeno una donazione informale, rappresentando un aumento significativo del 14% rispetto all’anno precedente.

Buone notizie anche per il volontariato: nel 2022 la tendenza dei precedenti anni ha iniziato a invertirsi, guadagnando 1 punto percentuale. In particolare, l’8,3% dei cittadini italiani afferma di svolgere attività gratuite in associazioni di volontariato, e cresce la quota di coloro che dichiarano di svolgere attività al di fuori delle associazioni, passando dal 2,1% del 2021 al 2,7% nel 2022.

Tuttavia, i dati Istat rilevano che il volontariato continua a dare segnali di sofferenza, probabilmente a causa degli impatti della pandemia.

Le cause del non dono

Nello studio è stato identificato anche un elemento chiave legato alla mancanza di donazioni.

Secondo Paolo Anselmi, Presidente di Walden Lab, la principale causa dell’assenza di donazioni è la scarsa diffusione di una cultura donativa.

Si è notato infatti che la volontà di donare aumenta in modo proporzionato non solo al livello di istruzione, ma anche alla presenza di una mentalità orientata alla donazione. In altri termini, questo significa – come spiega Anselmi – che quando una persona inizia a donare, questa azione diventa parte integrante della sua identità.

In questo senso, Cinzia Di Stasio, segretaria generale dell’Istituto, ha affermato che «per la prima volta il report presenta una sintesi della letteratura scientifica che collega i funzionamenti cerebrali alla volontà di donare. Il capitolo redatto dal centro di ricerca di neuromarketing Behavior and Brain Lab esplora il ruolo di diversi fattori ormonali e predisposizioni emotive e fisiologiche che influenzano la propensione delle persone a donare o meno. Il risultato è che l’atto del dono è strettamente correlato allo stato emotivo di benessere, comunemente chiamato felicità».

La seconda causa identificata è la mancanza di efficaci sforzi comunicativi da parte delle Organizzazioni no profit, che creano spesso una “distanza” rispetto alla reale utilità delle donazioni. Ed ecco che allora emerge la necessità di concentrarsi sui giovani e di lavorare sulla costruzione della fiducia, specialmente in loro: questo è fondamentale perché, come evidenzia Di Stasio, in quest’ottica è stato osservato un aumento della richiesta di coinvolgimento da parte dei giovani.

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