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Tumore al seno: ottobre è il mese della prevenzione

Ogni anno vengono diagnosticati quasi 60.000 carcinomi mammari; la sopravvivenza a 5 anni dalla scoperta si registra nell’88% dei casi. I controlli periodici possono fare la differenza
Credit: Cottonbro studio 
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
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4 ottobre 2023 Aggiornato alle 13:00

Un tempo lo chiamavano “brutto male” e, quando una donna diceva di averlo al seno, gli sguardi erano spesso pieni di compassione e tristezza per la sorte quasi inevitabile. Oggi grazie alla ricerca non è più così: di cancro al seno si parla chiamandolo per nome e, soprattutto, si guarisce quasi sempre, a patto di occuparsene tempestivamente.

Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno e, per sensibilizzare sull’importanza di sottoporsi a controlli periodici e di non sottovalutare nessun sintomo (nemmeno il più insignificante), torna come ogni anno la campagna Nastro Rosa di Lilt, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.

In Italia ogni anno vengono diagnosticati poco meno di 60.000 nuovi casi di carcinoma mammario, che si conferma essere la neoplasia più frequente nelle donne (ne colpisce 1 su 8), rappresentando circa il 30% di tutti i tumori. Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, nel 2022 le nuove diagnosi sono state circa lo 0,5% in più rispetto al 2020 (55.700).

Numeri che spaventano ma che fortunatamente hanno come contraltare il più positivo dato legato alla sopravvivenza: in Italia, a 5 anni dalla diagnosi, si registra nell’88% dei casi e supera il 90% se il tumore viene individuato quando misura meno di un centimetro.

Purtroppo, però, non ovunque è così. Nonostante, infatti, dagli anni ‘90 la mortalità sia calata (-0,8% l’anno), nel 2018 a livello globale il cancro al seno era ancora la prima causa di morte per tumore nelle donne. A lanciare l’allarme è l’ultimo rapporto dell’Oms, che svela come ogni anno nel mondo si registrino 2,3 milioni di nuovi casi di carcinoma mammario, che nel 95% dei Paesi rappresenta la prima o la seconda causa di morte per cancro femminile. Quasi l’80% dei decessi si verifica nei Paesi a basso e medio reddito; ciò significa che non è sempre e solo la malattia a uccidere ma anche il mancato accesso a quelle che vengono definite azioni preventive primarie e secondarie.

La prevenzione primaria punta a lavorare sulle cause che possono contribuire allo sviluppo di un tumore, ovvero sui fattori di rischio modificabili. Se su età, familiarità con la malattia o mutazioni di specifici geni è impossibile intervenire; non è lo stesso per lo stile di vita, che può essere modificato per ridurre il rischio. Obesità e scorretta alimentazione, a esempio, possono contribuire ad aumentarlo, così come sedentarietà, fumo e alcol.

Per prevenzione secondaria si intende invece la diagnosi precoce che consente di scoprire il tumore in fase iniziale, quando il trattamento può essere più spesso conservativo e meno invasivo e la terapia più efficace.

Il cancro al seno raramente dà dolore e proprio per questo, per intervenire tempestivamente, è necessario praticare spesso l’auto palpazione e sottoporsi a controlli periodici, approfondimenti specifici tramite mammografia o ecografia.

In Italia lo screening nazionale prevede una mammografie ogni 2 anni per donne tra i 50 e i 69 anni, quando il picco dell’incidenza si alza. Alcune Regioni però stanno sperimentando l’estensione della fascia di età, sottoponendo allo screening soggetti dai 45 ai 74 anni. Una scelta di buon senso e che si spera venga presto adottata a livello nazionale, considerando l’aumento globale delle neoplasie al seno in giovane età. Uno studio internazionale pubblicato sulla rivista scientifica Jama Network Open ha evidenziato negli Usa un incremento del 19,4% tra i 30 e i 39 anni nel decennio 2010-2019, e in Italia, secondo la Fondazione IncontraDonna, il 20% delle diagnosi, pari a 11.140 persone, avviene addirittura prima dei 40 anni.

Molte donne, però, nonostante rientrino nella fascia coperta dal programma di prevenzione nazionale, disertano l’appuntamento con la mammografia, come testimonia un’indagine di Fondazione Veronesi condotta da AstraRicerche. I motivi principali sono il fatto che l’esame è percepito come estremamente sgradevole o imbarazzante e la paura dell’esito. Anche la pandemia, con lo slittamento di diverse visite e il timore di recarsi in ambulatori potenzialmente affollati, ha rallentato la macchina della diagnosi precoce, che invece deve rimettersi in moto al più presto per tutte.

Attraverso la campagna Nastro Rosa di Lilt, durante il mese di ottobre negli ambulatori aderenti presenti su tutto il territorio nazionale è possibile sottoporsi gratuitamente a visite senologiche o mammografie (queste ultime dopo i 45 anni d’età), contattando il numero verde 800-998877.

Sempre fino al 31 ottobre, è attiva l’iniziativa di Fondazione IncontraDonna e Ferrovie dello Stato Frecciarosa, il treno della prevenzione, patrocinata dal ministero della Salute e dalla presidenza del Consiglio dei ministri. Per tutto il mese medici e volontari saranno a bordo di treni ad alta velocità, intercity e regionali per fornire informazioni e consulti.

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