Ambiente

I laghi italiani sono invasi dalle microplastiche

I risultati del progetto Life Blue Lakes le hanno rilevate nel 98% dei campioni prelevati da Bracciano, Trasimeno e Piediluco ma anche in tre impianti di potabilizzazione e due di depurazione
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National geographic 

Anche se la stagione estiva è terminata ufficialmente resta alta l’attenzione verso lo stato delle nostre acque.

Purtroppo, continua la crescita delle microplastiche, insidiose e difficili da rimuovere completamente.

Questo è da tempo un serio problema ambientale, come confermano le ultime analisi del progetto Life Blue Lakes, che rivela la presenza di microplastiche nel 98% dei campioni raccolti nei laghi italiani di Bracciano, Trasimeno e Piediluco.

Microplastiche cosa sono e da dove derivano

Le microplastiche, solitamente inferiori ai 5 millimetri, sono difficili da controllare e quantificare.

Secondo l’Unione europea le microplastiche, in base alla loro origine, possono essere suddivise in due categorie principali: primarie e secondarie.

Nel primo gruppo ci sono quelle rilasciate direttamente nell’ambiente sotto forma di piccole particelle, circa 15-31% delle microplastiche presenti nell’oceano.

Derivano principalmente dal lavaggio di capi sintetici (35%), dall’abrasione degli pneumatici durante la guida (28%) e dai prodotti per la cura del corpo (2%).

Le microplastiche secondarie invece sono prodotte dalla degradazione degli oggetti di plastica più grandi, come buste di plastica, bottiglie o reti da pesca e rappresentano circa il 68-81% delle microplastiche presenti nell’oceano.

Dati e numeri delle microplastiche nei nostri laghi

A conferma di questa situazione di emergenza delle nostre acque, i dati presentati a Roma di Life Blue Lakes, progetto cofinanziato dal programma Life e coordinato da Legambiente, che fotografano gli ultimi due anni di analisi.

Nel 98% dei campioni di acque raccolte nei laghi di Bracciano, Trasimeno e Piediluco vi sono microplastiche, con circa 9.000 le particelle di materiale plastico inferiori ai 5 millimetri. Un grande problema sono anche i frammenti di polietilene ritrovati all’interno dei laghi.

Dai rilievi, le microplastiche sarebbero anche in tre impianti di potabilizzazione e due di depurazione sui laghi di Garda e Castreccioni, in provincia di Macerata.

In particolare, nelle due aree pilota, i laghi di Bracciano e Trasimeno, sono stati eseguite 8 campagne stagionali dal 2020 al 2022 e sono state raccolte 2.631 microplastiche nelle acque superficiali del lago Trasimeno e 4317 nel lago Bracciano.

Il progetto Life Blue Lakes

Life Blue Lakes, avviato nel 2019, e che ha coinvolto Italia e Germania e oltre 200 soggetti, vuole definire lo stato di salute delle acque interne, marine e destinate al consumo umano. Ha portato a protocolli di campionamento e analisi delle microplastiche nei laghi e negli impianti di potabilizzazione e di depurazione delle acque reflue.

Comprende un partenariato guidato da Legambiente e completato dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, da Arpa Umbria (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale), l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), l’Università Politecnica delle Marche, il Global Nature Fund e La Fondazione Lago di Costanza.

Microplastiche: restrizioni dalla Commissione europea

In questi giorni la Commissione europea ha varato misure per limitare l’aggiunta intenzionale di microplastiche nei prodotti soggetti al regolamento Reach sulle sostanze chimiche. Sarà per questo vietata la vendita di microplastiche in quanto tali e di prodotti contenenti microplastiche aggiunte intenzionalmente e che le liberano quando utilizzati.

La restrizione riguarda microplastiche con particelle di polimeri sintetici con diametro inferiore a 5 millimetri, organiche, insolubili e resistenti alla degradazione.

Stop quindi ai granuli da intaso, utilizzato per le superfici sportive artificiali (erba sintetica), i cosmetici, dove le microplastiche sono utilizzate per favorire l’esfoliazione o l’ottenimento di una specifica consistenza, fragranza o colore. Ma anche a detergenti, ammorbidenti, fertilizzanti, giocattoli e dispositivi medicali.

«Sebbene la ricerca sulle microplastiche nelle acque interne si sia ampliata negli ultimi anni - ricorda Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente - molto resta ancora da comprendere sulle dinamiche di distribuzione delle microplastiche in questi ambienti e a livello di bacino. È fondamentale che i responsabili politici diano priorità all’ulteriore progresso dello stato della ricerca, inserendo le microplastiche tra i parametri di monitoraggio previsti dalla normativa a livello europeo e nazionale e sostenendo la standardizzazione dei metodi di misurazione e la cooperazione internazionale e interdisciplinare. Solo così potremo prevenire la diffusione delle microplastiche negli ecosistemi lacustri e fluviali. È quindi importante – conclude Zampetti - la notizia l’adozione da parte dell’Ue di misure per limitare l’inquinamento da microplastiche nell’ambiente, perché le tecnologie e gli strumenti esistenti ci consentono di lavorare sulla prevenzione e fermare subito la contaminazione di microplastiche nell’ambiente».

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