Diritti

India: la legge sulle donne in politica cambierà davvero le cose?

Il Nari Shakti Vandan Adhiniyam - o Saluting Women Power Act - garantisce il 33% dei seggi in Parlamento e nelle assemblee statali, ma potrebbero passare anni prima che la norma venga attuata
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
27 settembre 2023 Aggiornato alle 14:00

Il parlamento indiano ha approvato all’unanimità un disegno di legge storico. Il Nari Shakti Vandan Adhiniyam (o Saluting Women Power Act) riserva alle donne un terzo dei suoi seggi nella Camera bassa e nelle assemblee statali: si tratta di una norma che punta a aumentare la partecipazione femminile in politica, che in India è stata molto bassa per decenni.

Le elettrici registrate nel Paese sono quasi la metà dei 950 milioni di elettori totali, ma gli uomini sono al centro della politica indiana. In Parlamento le donne sono solo il 15%, mentre nelle assemblee statali il 10%. Nel 2014 le donne rappresentavano solo l’8% dei candidati. Questo posiziona la più grande democrazia del mondo in fondo alla classifica globale sulla parità di genere nelle legislature: secondo l’organizzazione l’Unione Interparlamentare l’India si colloca al 141° posto su 187 paesi per quanto riguarda la rappresentanza femminile in Parlamento. Eppure, l’India ha avuto una prima ministra già nel 1966, alcuni dei più grandi partiti politici sono guidati da donne, così come alcuni degli stati più grandi dell’India e diversi ministeri. Anche l’attuale capo di Stato indiano è una donna: Droupadi Murmu.

Il disegno di legge riserva un terzo (33%) di tutti i seggi alle donne nella Lok Sabha, nelle assemblee statali e nella capitale Delhi. Mercoledì scorso la Lok Sabha, o camera bassa del parlamento, l’ha approvato con 454 voti favorevoli su 456 parlamentari presenti. Giovedì è toccato alla Camera alta, o Rajya Sabha, che l’ha approvato all’unanimità. Non è la prima volta che il Parlamento indiano prova a far passare questo disegno di legge: da quando è stato introdotto per la prima volta nel 1996, a volte a causa della resistenza dei legislatori negli stati conservatori, sono stati 6 i tentativi fallimentari. Anche ora che è stata approvata da entrambe le camere ed è praticamente certo che entrerà in vigore, la nuova misura deve ancora ricevere il voto di almeno 14 delle 28 legislature statali indiane per essere inserita nella Costituzione.

Secondo i sostenitori, questo importante passo potrebbe portare a politiche migliori per le donne in settori come l’istruzione, la sanità e l’occupazione, permettendo loro di ricevere un’istruzione superiore e maggiori opportunità di carriera. Ma potrebbero passare ancora molti anni prima che venga definitivamente approvata e che i reali effetti sociali siano tangibili. I funzionari hanno avvertito che le nuove politiche non verranno implementate in tempo per le elezioni nazionali previste per il 2024, ma, spiega il quotidiano Deutsche Welle, entreranno in vigore solo dopo il prossimo censimento dell’India previsto per il 2025. Il ministro dell’Interno Amit Shah ha promesso che il censimento - posticipato a causa della pandemia - sarà effettuato “presto” dopo le elezioni del prossimo anno, ma il compito di contare 1,4 miliardi di persone, secondo gli esperti, potrebbe richiedere un paio d’anni.

Il disegno di legge ha ottenuto il sostegno di tutti i leader dei partiti di opposizione. Tuttavia, alcuni politici hanno accusato il governo di “tradire le speranze di milioni di donne e ragazze indiane”, evitando di dare una data di attuazione precisa. «Quanti anni dovranno aspettare: due, quattro, otto?», ha detto l’ex presidentessa del Congresso Sonia Gandhi, che ne ha chiesto l’attuazione immediata.

Il primo ministro Narendra Modi, che l’ha presentato la scorsa settimana nella sessione speciale del nuovo edificio del Parlamento, l’ha definito «una testimonianza della “Naya Bharat” (Nuova India)» di cui si discuterà per anni. «È nostro privilegio che la possibilità di scrivere la storia ci sia stata data da milioni di indiani», ha detto Modi ai membri del partito nazionalista indù di cui è leader, il Bharatiya Janata Party, in cerca del sostegno del crescente numero di donne indiane votanti. Yamini Aiyar, responsabile del think tank Centre for Policy Research di Nuova Delhi, ha spiegato alla Reuters che, «se i partiti politici sono davvero così impegnati nell’idea della rappresentanza femminile, nulla impedisce loro di garantire che alle elezioni generali vengano assegnati più seggi alle donne».

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