Ambiente

Cambiamento climatico: quanto ne sai?

Con l’aiuto di Andrea Minutolo, coordinatore scientifico di Osservatorio Città Clima di Legambiente, l’organizzazione ambientalista ha fatto il punto sulle più comuni fake news relative al climate change
Credit: Mery Stockera  

Sul tema del riscaldamento globale circolano fake news che non solo distorcono l’informazione ma ledono il sacrosanto diritto all’informazione corretta.

Con l’aiuto di Andrea Minutolo, coordinatore scientifico di Osservatorio Legambiente e Città Clima, l’osservatorio dell’associazione ambientalista che monitora gli impatti del cambiamento climatico in Italia, sgomberiamo il campo dalle più comuni obiezioni delle persone scettiche e negazioniste in questo ambito.

“Il cambiamento climatico è un fenomeno naturale e non è quindi causato dall’uomo”

Il cambiamento climatico esiste sia per cause naturali sia per mano dell’uomo, ma ha una scala di tempi molto diversa: migliaia di anni nel primo caso, decenni nel secondo.

Nei suoi circa 4,5 miliardi di anni, infatti, la Terra ha cambiato clima diverse volte a causa di attività vulcaniche, solari, sismiche, ma questo è avvenuto in tempi lunghissimi: basti pensare che oltre 50 milioni di anni fa si è registrato un aumento della temperatura di circa 5 gradi che, come si diceva, è avvenuto in migliaia di anni, modificando il clima. Invece solo negli ultimi 50 anni l’aumento della temperatura e l’aumento della concentrazione di gas serra nell’atmosfera sono incrementati notevolmente.

È infatti noto il rapporto tra questi 2 eventi: più emissioni in atmosfera di anidride carbonica, metano e altri gas comportano un aumento della temperatura terrestre perché questi gas trattengono il calore dell’attività solare e la velocità con cui aumentano è dovuto alle attività di combustione da parte dell’uomo di gas, petrolio e carbone, abbinato al disboscamento e consumo di suolo.

“L’immissione di anidride carbonica in atmosfera non dipende dalle fonti fossili”

Ormai è certo che l’aumento di anidride carbonica è dovuto all’uso di combustibili fossili. In natura esistono 3 tipi di carbonio (gli isotopi del carbonio) con caratteristiche simili ma distinguibili tra loro: le piante utilizzano il carbonio più leggero, il C12; il petrolio e il metano derivano da resti di organismi vegetali vissuti milioni di anni fa e hanno assimilato le caratteristiche di carbonio presenti in quelle specie vegetali (il C12 quindi).

La composizione dell’anidride carbonica presente oggi nell’atmosfera ha evidenziato come ci sia uno squilibrio con una maggiore presenza di C12 rispetto agli altri isotopi del carbonio e questo è dovuto proprio dall’apporto della combustione di petrolio e gas che hanno quel tipico isotopo del carbonio al loro interno.

“I ghiacciai si ritirano ma si tratta di cicli naturali”

Dal Novecento a oggi abbiamo perso circa 200 ghiacciai. Le previsioni indicano come entro il 2050 i ghiacciai sotto i 3500 metri di altitudine spariranno del tutto. Quanto a quelli superiori ai 3500 metri – come il Monte Bianco – il destino dipenderà dal comportamento dell’uomo.

L’aumento delle temperature anche di pochi gradi comporta non solo l’arretramento dei ghiacciai ma anche più roccia esposta e quindi meno effetto albedo (in presenta di neve o ghiaccio, la luce del sole viene riflessa) mentre invece la roccia esposta assorbe calore e riscalda il ghiacciaio provocandone lo scioglimento.

“La comunità scientifica non concorda sull’esistenza della crisi climatica”

Se ne discute da anni, ma sono diversi gli studi che dimostrano che la comunità scientifica afferma in modo unitario non solo che la crisi climatica esiste, ma anche che l’uomo ne è il principale responsabile. Ne è un esempio lo studio pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters nel 2021 che ha analizzato oltre 88.000 studi scientifici sul tema. Il risultato non lascia spazio a dubbi: il consenso scientifico supera il 99,2% e, a seconda delle stime, arriva addirittura al 99,9%.

*Se vuoi approfondire questi temi, leggi il nostro vocabolario

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