Futuro

TikTok: che cos’è il #ManRepeller?

L’hashtag raggruppa video (più o meno ironici) dove le ragazze mostrano gli outfit pensati per “non attrarre gli uomini”, criticando così il male gaze e la sua influenza nella moda
Leandra Medine 
Leandra Medine  Credit: H&M
Tempo di lettura 4 min lettura
29 novembre 2023 Aggiornato alle 10:00

Fino alla sua chiusura nel 2020, Man Repeller era un famoso blog di moda che incoraggiava le donne a abbandonare tacchi alti, ampie scollature e abiti aderenti, generalmente molto apprezzati dagli uomini, proponendo soluzioni di stile fuori dagli schemi.

La sua fondatrice, l’autrice e blogger americana Leandra Medine, ora Cohen, attraverso le sue scelte non convenzionali, spingeva le lettrici a esplorare la propria estetica, senza preoccuparsi delle preferenze maschili, degli stereotipi e delle tendenze di moda. C’era un solo mantra: assecondare la propria individualità. Cohen, attraverso il suo blog, puntava a rendere “cool” ciò che non era considerato attraente, addirittura “repellente” per gli uomini.

Recentemente su TikTok è riemerso l’hashtag #ManRepeller che racchiude video più o meno ironici dove le protagoniste mostrano outfit pensati per “non attrarre gli uomini”. Birkenstock, maglioni larghi, pantaloni non aderenti, colori meno vivaci come il beige o il grigio. Alcuni video mettono in evidenza con orgoglio commenti critici o registrazioni audio di uomini; per esempio una ragazza mostra fiera i suoi mom jeans mentre laudio di sottofondo recita: “i peggiori abiti femminili sono quei jeans da mamma che sono enormi”.

C’è anche un audio ironico che, a mo’ di tutorial, spiega come vestirsi per piacere agli uomini: How to dress to attract a man. Le indicazioni suggeriscono di “indossare qualcosa di aderente” o “avere capelli lunghi, sciolti e brillanti” ma le creator lo usano per fare tutto il contrario, come indossare pantaloni baggy o legarsi i capelli.

Video dopo video, #ManRepeller ha accumulato più di 4 milioni di visualizzazioni su TikTok. Alcune creator, tra cui l’attrice Julia Fox, hanno adottando con entusiasmo l’estetica alla “man repeller” al di là dei video ironici per la vita di tutti i giorni.

Questo hashtag veicola così una critica diretta al modo in cui la moda e la rappresentazione delle donne nei media è stata influenzata dal male gaze che riduce le donne a oggetti del desiderio maschile. Non a caso, il termine è stato coniato dalla critica cinematografica britannica Laura Mulvey nel suo saggio del 1975 Visual Pleasure and Narrative Cinema (in Italia, Cinema e piacere visivo, Bulzoni editore, 256 pagine, 25 euro) in cui sosteneva che il cinema tradizionale presenta il mondo attraverso gli occhi maschili, riservando ai personaggi femminili il ruolo di “oggetto del desiderio”.

Nel corso degli anni il concetto si è esteso al di là del cinema, evidenziando come i media e la cultura popolare spesso rappresentino e valutino le donne secondo prospettive maschili, influenzando così la percezione delle donne e la loro autostima.

A prima vista, l’industria della moda non concepisce più i prodotti esclusivamente in termini di come il corpo delle donne possa piacere agli uomini ma il residuo di quell’eredità pervade ancora gran parte del dibattito culturale contemporaneo sulla moda delle donne.

Il contenuto di #ManRepeller evidenzia oggi una chiara esigenza culturale: la riappropriazione del corpo da parte delle donne e delle ragazze che desiderano superare le norme e i canoni imposti dal male gaze.

La moda può essere un potente strumento di espressione personale e autonomia in un mondo che, troppo spesso, ha valutato le donne in base a criteri esteriori: questa ribellione estetica rappresenta un passo significativo verso una rappresentazione femminile più equa e inclusiva nella società e nei media.

Leggi anche
Culture
di Elena Esposto 3 min lettura
Minori
di Fabrizio Papitto 2 min lettura