Futuro

Usa: il miliardario Jeff Yass protegge TikTok dalla censura

Il social cinese è da tempo nel mirino delle autorità statunitensi. Il magnate americano ha quindi investito 21 miliardi sull’applicazione e fatto cambiare idea a molti repubblicani contrari al suo utilizzo
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26 settembre 2023 Aggiornato alle 10:15

Non si fermano le battaglie politiche statunitensi contro TikTok (di proprietà della società cinese ByteDance), accusato di spiare e rubare i dati degli utenti americani per favorire il Governo di Pechino. Nel corso degli ultimi anni, più volte i membri del Congresso hanno chiesto di vietare l’applicazione negli Usa, sia per considerazioni geo-strategiche nel quadro dello scontro economico-politico fra le 2 potenze, che per infliggere un danno al rivale dei social network occidentali.

Nel febbraio 2023 la Casa Bianca ha obbligato le agenzie federali a rimuovere l’app dai dispositivi governativi, mentre a marzo la Commissione per gli affari esteri della Camera ha votato per un disegno di legge che consentirebbe al presidente Joe Biden di vietare definitivamente il social media. Ma questi tentativi hanno sollevato dubbi e resistenze, considerate le garanzie fornite dal primo emendamento Usa: «Nei sistemi democratici il Governo non può semplicemente vietare la libertà di parola o di espressione senza motivazioni molto forti e specifiche, e non è chiaro se vi siano» ha affermato Caitlin Chin, ricercatrice del Center for Strategic and International Studies.

In soccorso di TikTok è arrivato anche il miliardario statunitense Jeff Yass, che da tempo ha scommesso economicamente sull’app cinese attraverso la sua società di investimento Susquehanna International Group, con una partecipazione nella società madre ByteDance pari al 15% circa, per un valore di 21 miliardi di dollari.

Yass ha difeso esplicitamente TikTok, in modo da tutelare il suo patrimonio economico, ma ha anche utilizzato i suoi capitali per finanziare l’influente gruppo conservatore Club for Growth, che da tempo raduna sotto di sé numerosi esponenti del Partito Repubblicano, fra cui alcuni dei più duri avversari della Cina. Tramite una donazione di 61 milioni di dollari, dal 2010 a oggi il miliardario ha cambiato l’opinione di diversi rappresentati repubblicani, tanto che il senatore Rand Paul ha annullato un tentativo di accelerare il disegno di legge del senatore Josh Hawley per vietare il download dell’app TikTok.

Lo sforzo lobbistico a favore dei conservatori è stato giustificato con il fatto che un divieto totale dell’applicazione potrebbe portare a conseguenze negative e spiacevoli, fra cui gravose rappresaglie economiche da parte del Governo di Xi Jinping, andando a impattare su altre multinazionali; cosa che ha spinto l’azienda cinese dell’e-commerce Alibaba Group e la società australiana di servizi finanziari Macquarie Group a esercitare pressioni sul ceto politico americano per proteggere i loro interessi. «Ho sostenuto i principi libertari e del libero mercato per tutta la mia vita adulta. TikTok riguarda la libertà di parola e l’innovazione, l’epitome degli ideali libertari e del libero mercato. L’idea di vietare TikTok è un anatema per tutto ciò in cui credo» ha ribadito il miliardario Yass.

Ma oltre all’intricata questione riguardo la rivalità economica e geopolitica, esiste un aspetto di TikTok (comune anche con Instagram e altri social network) che preoccupa sempre di più la comunità scientifica: il suo impatto sulle menti dei più giovani. Alcuni nuovi studi evidenziano possibili effetti negativi di lungo termine, ma le ricerche sono ancora troppo scarne e agli inizi. «È imbarazzante che sappiamo così poco di TikTok e dei suoi effetti. La ricerca spesso resta indietro rispetto all’industria, e questo è un esempio di un caso che potrebbe diventare un grosso problema» aveva ammonito Philipp Lorenz-Spreen, ricercatore dell’Istituto Max Planck.

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