Diritti

Lobbying e Parlamento Ue: cosa prevedono le nuove regole?

Gli eurodeputati hanno votato misure (in vigore dal primo novembre) per ridurre i conflitti di interessi; ma anche soglie di rendicontazione differenti sui profitti
Credit: EPA/JULIEN WARNAND
Tempo di lettura 5 min lettura
19 settembre 2023 Aggiornato alle 14:00

Gli eurodeputati hanno approvato le modifiche al regolamento interno che definisce le relazioni tra deputati e portatori di interesse, i cosiddetti lobbisti. Ispirate al piano in 14 punti della presidente Roberta Metsola per aumentare i controlli e la trasparenza della politica, le nuove regole sono state approvate con 505 voti favorevoli, 93 contrari e 52 astensioni.

Con oltre 40.000 portatori di interesse che lavorano nelle istituzioni dell’Unione, Bruxelles è considerata una delle capitali del lobbying a livello mondiale. Di questi professionisti, circa 12.000 sono iscritti al Registro europeo della trasparenza, la banca dati che elenca le organizzazioni che partecipano al processo legislativo e interagiscono con i decisori per orientare le politiche europee in base agli interessi delle categorie che rappresentano. Accanto a questo registro, obbligatorio e comune alle diverse istituzioni dell’Ue, esiste un Codice di condotta per i deputati eletti in Parlamento.

Entrambi questi strumenti dovrebbero servire a evitare le possibili degenerazioni dei rapporti tra politici e lobbisti, ma dopo lo scandalo che ha coinvolto funzionari e deputati a Bruxelles noto come Qatargate, il Parlamento si è detto determinato a risolvere le lacune che secondo esperti e professionisti contribuiscono a produrre casi di conflitto di interesse e clientelismo in Europa.

Oltre ad aver rafforzato il divieto per i deputati in carica di compiere attività di lobbying, tra le regole che i parlamentari si sono dati c’è l’obbligo di dichiarare quali contributi esterni hanno ricevuto per tutte le risoluzioni e i pareri che vengono resi pubblici. Accanto a questa operazione di trasparenza, il nuovo regolamento prevede anche sanzioni più severe per le violazioni del Codice di condotta che tutela l’integrità dei parlamentari.

La recente analisi di Transparency International Eu ha dimostrato che la pratica di svolgere attività collaterali è di fatto molto diffusa tra gli eurodeputati. In base alle norme vigenti, gli eletti sono tenuti a dichiarare qualsiasi attività professionale al di fuori del Parlamento. Su 1.678 attività collaterali elencate, però, circa il 12% riguarda gruppi iscritti al Registro della trasparenza.

La riforma estende poi a tutti gli eurodeputati l’obbligo di aderire alle regole sulla pubblicità delle riunioni: anche coloro che non ricoprono cariche ufficiali e che incontrano rappresentanti di Paesi terzi dovranno rendere conto pubblicamente dei loro meeting. Allo stesso tempo, il regolamento prevede una definizione più ampia di “conflitto di interesse” e assegna agli organi competenti maggiore potere decisionale per esprimersi sull’assegnazione di posizioni specifiche a deputati che si trovino in situazioni di conflitto di interesse.

Le norme più severe riguardano però il fenomeno delle “porte girevoli”, che si verifica quando un ex deputato diventa un lobbista. Le nuove regole introducono il divieto per i deputati di intrattenere rapporti con gli ex deputati che hanno lasciato il Parlamento nei 6 mesi precedenti, “complementare al divieto di svolgere tali attività per gli ex deputati per lo stesso periodo”. I rapporti tra ex colleghi dovranno cioè essere del tutto interrotti per almeno un semestre. L’idea alla base è di favorire così un raffreddamento dei rapporti tra politici e neo-lobbisti, che dopo aver lasciato il proprio incarico da parlamentari devono in pratica attendere diversi mesi prima di potersi iscrivere al Registro di trasparenza per fare lobbying in Parlamento.

Saranno più sotto controllo anche i gruppi non ufficiali che siedono nell’emiciclo di Bruxelles e che organizzano occasionalmente incontri con altri gruppi politici. Questi gruppi informali non potranno organizzare eventi in Paesi terzi che coincidono con la missione di un organismo ufficiale del Parlamento, né discutere delle relazioni europee con i Paesi extra Ue; sono inoltre chiamati a dichiarare l’origine del denaro ricevuto (o di qualsiasi altra forma di sostegno) ai questori, ovvero le figure di controllo che vigilano sul rispetto del regolamento interno insieme all’Ufficio di presidenza.

Le modifiche, che entreranno in vigore il 1° novembre 2023, agiscono anche sul fronte economico: per i rappresentanti delle istituzioni sarà obbligatorio dichiarare la propria situazione patrimoniale all’inizio e alla fine di ogni mandato, e sarà più complicato accettare regali o rimborsi sulle spese da parte di soggetti esterni al Parlamento.

Inoltre, solo chi guadagna 5.000 euro o più all’anno attraverso attività collaterali sarà chiamato a dichiarare le proprie entrate. Questa nuova regola, secondo Transparency International Eu, diminuisce gli obblighi dei deputati, che prima erano tenuti a rendicontare l’origine di cifre anche più basse. In questo modo, alcuni deputati potranno eliminare informazioni che hanno già condiviso in passato, ma che d’ora in avanti non saranno più obbligati a fornire.

Leggi anche
Violenza di Genere
di Costanza Giannelli 3 min lettura
AI Act
di Fabrizio Papitto 3 min lettura