Ambiente

9 italiani su 10 temono la crisi climatica (e la fine del mondo)

Secondo la nuova indagine di Greenpeace Italia, i nostri connazionali non escludono il rischio estinzione. Causata dall’emergenza ambientale
Credit: Darya Sannikova
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18 settembre 2023 Aggiornato alle 08:00

Andiamo incontro all’apocalisse ma perlomeno ne siamo consapevoli. Per l’86% degli italiani, la crisi climatica e ambientale “può mettere a repentaglio le società umane, se non si cambia decisamente rotta”.

Inoltre, quasi un intervistato su due pensa che la scomparsa di quasi ogni essere umano sia abbastanza o molto probabile.

I dati emergono dall’indagine Le emergenze ambientali e il rischio di estinzione secondo gli italiani, effettuata da AstraRicerche per Greenpeace Italia, su un campione di 800 persone tra i 15 e i 70 anni.

L’analisi rimette così al centro del dibattito la cosiddetta ecoansia, la crescente preoccupazione delle nuove generazioni rispetto agli impatti della crisi climatico-ambientale. Tra chi teme di più per il futuro ci sono infatti i giovani. Le donne della Gen Z e della Gen X, nella misura complessiva del 60%, sono le persone più spaventate dalle prospettive di estinzione completa o parziale dell’umanità.

La percezione del rischio di estinzione si amplifica guardando alle specie animali: per il 93% degli intervistati è “molto/abbastanza probabile”.

La crisi climatica è uno dei maggiori fattori di pericolo anche su questo piano e colpisce almeno il 41% delle specie marine minacciate, come ha segnalato lo Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura).

Ma allora chi deve intervenire? Le risposte su questo punto sono interessanti. Per il 67% degli italiani la responsabilità è dei governi e degli Stati, a cui seguono le istituzioni mondiali (57%), i cittadini e le famiglie (40%), gli enti locali (38%), le aziende e le associazioni (36%) e le organizzazioni del terzo settore (34%).

D’altra parte negli ultimi tempi gli effetti della crisi climatica si stanno facendo sentire sempre di più in ogni ambito della vita. Recentemente l’azione di Greenpeace si è concentrata sui ghiacciai italiani, sotto pressione a causa del riscaldamento globale, realizzando due spedizioni insieme al Comitato Glaciologico Italiano. Si è scoperto così che il ghiacciaio dei Forni, in Alta Valtellina, e quello del Miage, in Valle d’Aosta, continuano a perdere acqua e spessore in grandi quantità.

«La fusione dei ghiacciai montani, la siccità ricorrente, gli eventi estremi del 2023 indicano che la crisi climatica è evidente anche nel nostro Paese - commenta Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia - I segnali ci sono tutti. Dobbiamo ascoltare questi campanelli d’allarme non per disperarci, ma per investire sulle soluzioni. Dobbiamo finalmente invertire la rotta e avviare quella transizione ecologica che è l’unico antidoto possibile alla crisi ambientale. Il ruolo di Greenpeace è quello di suggerire la rotta e spingere il mondo politico e quello economico ad andare nella giusta direzione. Lo dobbiamo a noi e alle generazioni future».

L’indagine coordinata dalla Onlus accompagna l’iniziativa Non per beneficenza ma per sopravvivenza, con l’invito rivolto ai cittadini a destinare il proprio 5x1000 a un ente che svolge attività di interesse sociale. C’è tempo fino al 30 settembre per scegliere di farlo.

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