Economia

Affitti a breve termine: la stretta di New York (e altri limiti europei)

La Grande Mela impone l’autorizzazione delle autorità comunali e la registrazione al Municipio per i pernottamenti inferiori a 30 giorni. Anche Paesi Bassi, Portogallo e Venezia provano a combattere la turistificazione
Credit: Heather Shevlin
Tempo di lettura 5 min lettura
15 settembre 2023 Aggiornato alle 09:00

Recentemente New York ha implementato una serie di norme ad hoc per gli affitti a breve termine, che si prevede colpirà decine di migliaia di annunci illeciti. La normativa, approvata a gennaio, impone agli affitti di durata inferiore a 30 giorni l’autorizzazione delle autorità comunali e la registrazione al Municipio. Gli host idonei dovranno dimostrare che vivono nell’abitazione affittata e che la casa sia conforme ai codici di sicurezza e ad altri requisiti normativi, pena una multa fino a 5.000 dollari. Inoltre, le piattaforme come Airbnb e Vrbo sono tenute a garantire che chiunque utilizzi questi portali nella Grande Mela rispetti la legislazione locale.

«La registrazione crea un percorso chiaro per gli host che seguono le leggi di lunga data della città e protegge i viaggiatori da alloggi illegali e non sicuri, ponendo fine alla proliferazione di affitti illegali a breve termine», ha affermato Christian Klossner, ufficio speciale del sindaco di Nyc, in una dichiarazione al Guardian.

Oggi a New York risultano tra le 35.000 e le 45.000 proprietà offerte su Airbnb&Co e si stima che oltre 4.000, con le nuove norme, potrebbero sparire. L’obiettivo è evitare alloggi illegali che non rispettano i criteri di sicurezza, mentre si tenta di sgonfiare la “bolla immobiliare” moderando i prezzi delle case che, restituite al mercato, consentirebbero di soddisfare parzialmente la domanda di lungo periodo. Recentemente, infatti, nella città si sono registrati i record nei prezzi degli affitti, con 4.400 dollari mensili nel quartiere Manhattan.

«A New York City, gli appartamenti residenziali dovrebbero essere a uso residenziale», ha detto Murray Cox di Inside Airbnb all’Associated Press: oggi ci sarebbero più di 40.000 annunci Airbnb a New York.

In Europa sono già state numerose le azioni contro la principale piattaforma di affitti per le vacanze. Nei Paesi Bassi, la Twede Kamer (Camera dei Deputati) ha approvato un disegno di legge che impone ai locatori di registrarsi al Comune per affittare il proprio appartamento. Inoltre, è in corso da anni un conflitto tra il Comune di Amsterdam e Airbnb: dopo l’iniziale divieto ai residenti di alcuni quartieri del centro città di affittare le proprie residenze, una sentenza del Consiglio di Stato olandese ha poi dichiarato che la misura viola il diritto di proprietà, suggerendo di limitare il numero di case date in locazione ai turisti.

In Portogallo, la questione immobiliare è particolarmente sentita: nella capitale, Lisbona, dove è in atto una gentrificazione dei quartieri, il Governo comunale ha tentato nel 2021 (fallendo) di regolare un settore in cui l’aumento dei prezzi è direttamente collegato ad Airbnb. “In media, un aumento dell’1% della quota di case affittate in un comune si traduce in un aumento del 3,7% dei prezzi delle case. Quando abbiamo esteso la nostra analisi alle principali città di Lisbona e Oporto, abbiamo scoperto che un aumento dell’1% della quota di Airbnb in un determinato quartiere cittadino porta a un aumento dei prezzi del 3,2%”, evidenzia il rapporto L’impatto di Airbnb sui valori e locazioni di immobili residenziali: prove dal Portogallo.

Da questa problematica arriva la recente misura del Governo portoghese basata sull’affitto forzato, volto a impedire l’aumento artificiale dei prezzi. Il disegno di legge prevede che tutti gli immobili sfitti da almeno 2 anni vengano presi in carico dallo Stato, previo pagamento del canone minimo mensile, e rimessi sul mercato a prezzi vantaggiosi e fissi per chiunque ne abbia bisogno. Un compromesso tra l’esproprio e l’incentivo statale, senza toccare le case vacanza.

E in Italia? Venezia è stata la prima città in Italia a limitare l’offerta di affitti brevi ai turisti. Come accaduto in molte città, si è sviluppato un mercato che negli ultimi anni è cresciuto in maniera incontrollata e ha portato numerose conseguenze per i residenti. La Serenissima ha ricevuto l’autorizzazione a intervenire da una legge nazionale ad hoc (Decreto Aiuti del 2022) non valida per altre città, nonostante la richiesta dei comuni di Bologna e Firenze di essere inclusi nel decreto.

Il fenomeno di “turistificazione”, che sta alterando anche il mercato immobiliare a lungo termine, è stato oggetto di manifestazioni a Napoli, che conta più di 10.000 abitazioni trasformate in case vacanza. «Il 2023 si è aperto con oltre 10.000 sfratti esecutivi (dati Prefettura), trovare una casa è diventato un privilegio per benestanti. Una casa vacanze invece può rendere fino a 20.000 euro al mese», spiegano gli attivisti.

A livello nazionale è pronto il disegno di legge promosso dal Ministero del Turismo: verrà creato un Codice Identificativo Nazionale (Cin) assegnato ad ogni immobile a uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche e verrà vietato il contratto di locazione turistico inferiore a 2 notti, a meno che gli affittuari non siano un nucleo familiare numeroso composto da almeno 1 genitore e 3 figli.

Una proposta che viene incontro alle richieste di Federalberghi, e che prevede sanzioni fino a 5.000 euro per i locatari senza Cin, che andrà esposto sui portali e all’ingresso della casa. Infine, chi affitta più di 4 appartamenti sarà tenuto a presentare la comunicazione di avvio attività, che verrà classificata in una nuova categoria economica apposita per le locazioni turistiche. Tuttavia, dopo la prima bozza del Ddl (presentato a maggio) erano stati aperti 2 tavoli di lavoro: uno con gli imprenditori e uno con i Comuni. Da allora però sembra che tutto si sia fermato.

Una legge che regoli il crescente fenomeno di turistificazione delle città appare sempre più urgente, e in Europa ci sono stati già molti adeguamenti. Per capire che fine farà questo disegno di legge, però, occorrerà ancora aspettare.

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