Ambiente

Climate change: le assicurazioni evitano di esporsi con le polizze

Tra alluvioni, incendi e uragani, le principali compagnie assicurative immobiliari degli States eliminano le coperture dai disastri climatici nelle loro politiche
Credit: EPA/ERDEM SAHIN
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7 settembre 2023 Aggiornato alle 07:00

Negli Stati Uniti più crescono i rischi climatici e le catastrofi più gli assicuratori immobiliari eliminano queste coperture dalle loro politiche, come si legge sul Washington Post.

Secondo il giornale, alcune delle più grandi compagnie assicurative statunitensi affermano che le condizioni meteorologiche estreme le hanno portate a dover porre fine ad alcune coperture ed escludere le protezioni contro i disastri naturali in specifiche aree a rischio.

I principali assicuratori, fra cui a esempio Allstate, American Family, Nationwide, Erie Insurance Group e Berkshire Hathaway, non offrono più una copertura ai proprietari di case in zone estremamente vulnerabili escludendo specifiche protezioni dalle condizioni meteo estreme ma anche premi e franchigie.

Anche un sondaggio condotto dalla National Association of Insurance Commissioners sostiene che i principali assicuratori elimineranno i danni causati da uragani, vento e grandine dalle polizze che sottoscrivono con proprietà lungo le coste e nelle zone colpite da incendi o fenomeni estremi.

In generale, anche per le polizze esistenti c’è una propensione all’abbandono o mancato rinnovo laddove i disastri naturali colpiscono di più.

Con la crisi del clima che impatta in maniera più intensa, frequente ma anche imprevedibile, famiglie e proprietari potrebbero perdere le protezioni assicurative nel tempo proprio mentre aumentano i rischi, tra temperature elevate, inondazioni e incendi, di danni ai loro beni.

«Gli stessi rischi che rendono l’assicurazione più importante la rendono più difficile da ottenere», ha detto al Washington Post Carolyn Kousky, vicepresidente associato dell’Environmental Defense Fund.

Alcune assicurazioni, come Nationwide, hanno già fatto sapere per esempio di non sottoscrivere più la copertura per “proprietà entro una certa distanza dalla costa” proprio a causa di potenziali uragani.

Allo stesso tempo la società di assicurazione, come altre, prevede di stipulare nuovi tipi di polizze con “azioni più mirate per mitigare i rischi”.

In altri casi le società sostengono invece e semplicemente che l’aumento dei disastri climatici significa che sia “possibile che i termini e le condizioni delle polizze possano essere aggiornati o rivisti”.

Scelte che aprono la necessità di rivedere le protezioni assicurative immobiliari davanti alla crisi del clima nel tentativo di fornire garanzie alla popolazione in un contesto, quello statunitense, fra i più colpiti: proprio negli Usa il ciclone tropicale Hilary ha causato danni per 600 milioni di dollari sulla costa occidentale mentre di recente gli incendi sull’isola hawaiana di Maui hanno causato danni alla proprietà per 3,2 miliardi di dollari.

Secondo il Washington Post, che cita la società internazionale di gestione del rischio Aon, negli ultimi tre anni gli assicuratori americani hanno sborsato 295,8 miliardi di dollari in danni e incidenti legati a calamità naturali, un vero record che porta sempre meno assicurazioni a esporsi in tal senso.

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