Ambiente

Crisi idrica: ogni anno l’Europa perde 84 gigatonnellate di acqua

Tra il 1976 e il 2006, le zone e le persone colpite dalle perdite sono aumentate di quasi il 20%. In Italia, le condizioni delle reti idriche risultano peggiori al Centro-Sud
Credit: Austin Kehmeier
Tempo di lettura 4 min lettura
31 agosto 2023 Aggiornato alle 11:00

In Europa (e non solo) è in atto una crisi idrica.

Siamo abituati a pensare all’acqua come a una risorsa inesauribile, ma ormai sappiamo che non è così. La siccità e gli incendi che hanno colpito il nostro Pianeta e che anno dopo anno si fanno sempre più frequenti e intensi, ci dimostrano che qualcosa non va. Sono tutti segnali che sottolineano la mancanza di acqua.

Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, negli ultimi decenni le siccità sono aumentate drammaticamente in numero e intensità nell’Unione europea. Tra il 1976 e il 2006, le zone e le persone colpite sono aumentate di quasi il 20%. Negli ultimi 30 anni, il costo totale della siccità in tutta l’Ue è stato pari a 100 miliardi di euro.

Ma non solo: secondo i dati dell’Osservatorio europeo della siccità, più di un quarto del territorio dell’Unione europea si trova attualmente in condizioni di allarme siccità, mentre l’8% è già in stato di allerta siccità da diverso tempo. Nonostante questi dati preoccupanti, la questione idrica ancora non è considerata come una vera e propria emergenza.

Secondo un articolo pubblicato dal National Geographic, ci troviamo di fronte a un costante esaurimento dell’acqua nelle falde acquifere. Nonostante poche eccezioni, tra cui la regione scandinava, la maggior parte del continente europeo sta perdendo acque sotterranee, ogni anno sempre di più.

“I ricercatori stimano la perdita media complessiva di acqua in Europa a circa 84 gigatonnellate all’anno dall’inizio del ventunesimo secolo. Si tratta di un tasso allarmante pari all’incirca a tutta l’acqua del lago Ontario, o cinque volte il flusso medio annuo del fiume Colorado attraverso il Grand Canyon”, così si legge nella pubblicazione scientifica.

La crisi idrica, oltre all’aspetto ambientale, colpisce anche dal punto di vista economico. Basti pensare agli agricoltori che, ricevendo la metà della quantità d’acqua necessaria, finiscono per lavorare di meno producendo, di conseguenza, minori guadagni. E con ogni probabilità, la crisi investirà anche altri settori economici.

Ma non è soltanto una questione legata alla siccità e, quindi, al cambiamento climatico. Una buona parte delle criticità è legata alle condizioni delle reti idriche. E, sotto questo profilo, l’Italia è uno dei Paesi europei in cui le perdite idriche non sono certo irrilevanti.

Secondo il rapporto pubblicato dall’Istat a marzo 2023, in più di un capoluogo su tre si registrano perdite totali superiori al 45%.

Dal punto di vista geografico, la situazione peggiore si riscontra nelle aree del Centro-Sud. In nove regioni le perdite idriche totali in distribuzione sono superiori al 45%, con i valori più alti che si registrano in Basilicata (62,1%), Abruzzo (59,8%), Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%).

Tutte le regioni del Nord hanno un livello di perdite inferiore a quello nazionale, a eccezione del Veneto (43,2%) e del Friuli-Venezia Giulia che con il 42,0% si pone in linea con il dato nazionale. Il valore minimo si raggiunge in Valle d’Aosta, con una percentuale del 23,9%.

Quali possono essere, quindi, i rimedi? Primo fra tutti, investire sul miglioramento della rete di distribuzione idrica, così da ridurre al minimo le perdite d’acqua. Ma anche favorire un modello circolare, basato sul riutilizzo della risorsa idrica e quindi puntare sul riutilizzo dell’acqua piovana laddove non fosse sufficiente l’acqua potabile.

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