Diritti

Svezia: i ragazzi devono stare alla larga dalle armi

Nel Paese scandinavo la criminalità giovanile è in crescita. Per arginarla, si stanno moltiplicando programmi di prevenzione e inclusione sociale
Credit: Maria Lysenko/Unsplash
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
29 agosto 2023 Aggiornato alle 08:00

In Svezia la criminalità giovanile sta aumentando, soprattutto a causa dell’alto numero di armi in circolazione e della facilità con cui anche gli adolescenti riescono a procurarsele illegalmente.

Il 2023 sembra avviato a essere, dal 2019, l’anno con il livello più alto di giovani tra i 15 e i 17 anni perseguiti per crimini gravi, visto che 42 persone in quella fascia di età sono già state sospettate di tentato omicidio nei primi sei mesi di quest’anno, contro le 38 dell’intero 2022.

Per far fronte a quella che si sta delineando sempre più come un’emergenza sociale, la strada percorsa dal governo non è solo quella repressiva ma passa attraverso l’educazione e prevede l’istituzione di momenti informativi portati avanti da scuole, servizi sociali e polizia, oltre a progetti più specifici.

In molte zone, infatti, stanno sorgendo programmi di recupero e prevenzione del crimine, che tra i giovanissimi riguarda soprattutto il traffico di droga.

Un esempio di successo è quello della piccola città di Örebro, tra Stoccolma e Göteborg, dove la rete di servizi sociali ha da circa un paio d’anni messo a punto un programma di sostegno per i ragazzi ritenuti a rischio di essere coinvolti nella violenza.

Si tratta principalmente di persone provenienti dalle no-go zones, aree simili alle banlieue francesi e abitate soprattutto da immigrati o famiglie in forte difficoltà economica e sociale, dove le forze dell’ordine non mettono piede e le gang di giovanissimi che non vanno a scuola, si spartiscono il territorio e cercano un modo per uscire da quel contesto, spopolano.

«Negli incontri il messaggio principale è chiaro: “non vogliamo che tu venga ucciso”», ha detto Johanna Sollerman, referente comunale per la prevenzione della criminalità.

Secondo la responsabile del progetto, Sabrina Farlblad, finora l’approccio preventivo sembra funzionare, visto che, nonostante una fitta rete di conoscenze potesse garantire loro il possesso di un arma in poche ore «nessuno dei giovani che hanno frequentato i gruppi di sostegno è stato coinvolto in alcuna sparatoria» o in altre azioni violente, e finora quest’anno c’è stata una sola sparatoria mortale a Örebro, rispetto alle quattro del 2021.

L’alta criminalità giovanile in Svezia è dovuta in parte al fatto che il Paese è uno snodo fondamentale per il traffico di droga, che arriva lì dal Sud America per poi essere smistata nel resto d’Europa.

Inoltre, a differenza della maggior parte dei territori europei dove la distribuzione è spesso gestita da adulti, lì sono anche i sedicenni e i diciassettenni ad acquistarne grandi partite, coinvolgendo poi i più piccoli a venderla e a procurarsi armi illegali, in gran parte provenienti dai Balcani e relativamente accessibili anche a bambini di 10 anni.

In Svezia i minori di 15 anni possono essere mandati negli istituti di recupero, ma non in prigione e secondo alcuni osservatori il problema risiede proprio in un sistema legale che punisce poco severamente i minori, rendendoli quindi i soggetti prediletti dalle gang per compiere azioni criminose fuori dai radar delle forze dell’ordine.

C’è però anche chi sostiene che la colpa sia dei governi che si sono succeduti e della polizia che non hanno tenuto conto dell’avvertimento lanciato nel 2010 dall’esperto di criminalità giovanile, ora commissario di polizia, Carin Götblad, secondo cui 5.000 bambini e giovani erano sulla via del crimine grave.

Quei bambini, che allora avevano 12, 13 e 14 anni, ora sono figure di spicco della criminalità organizzata, che si alimenta sempre di nuove leve.

Un recente rapporto suggerisce che i bambini tra i 15 e i 17 anni che commettono i crimini più gravi dovrebbero essere incarcerati. Götblad, che ha collaborato come esperto, sostiene però che servano «molti più strumenti correttivi perché la società per la quale sono fatte le nostre leggi non esiste più».

Insieme a Örebro, dove è anche in continuo aggiornamento la mappa dell’intelligence della polizia che traccia le persone coinvolte o socialmente associate a crimini violenti, un altro esempio virtuoso è rappresentato da Järva.

L’area di Stoccolma in precedenza è stata fortemente associata alla criminalità violenta ma le sparatorie giovanili si sono recentemente calmate grazie a una combinazione di investimenti finanziari, supporto preventivo e collaborazione tra servizi.

«Insieme abbiamo creato una forza d’azione molto potente», ha spiegato Semret Meskel dell’organizzazione comunitaria Fryshuset Husby, che cerca di fornire supporto a lungo termine e un luogo sicuro in cui i giovani possano rifugiarsi.

Oltre a organizzare attività ed eventi, forma i ragazzi secondo i principi del dialogo per il cambiamento pacifico, un programma di risoluzione dei conflitti fondato in Irlanda del Nord, e portato avanti a Järva con un obiettivo ben preciso, che spera presto sia esteso a tutta la nazione: «vogliamo che i nostri giovani siano una voce per Järva e per tutta la società svedese».

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