Futuro

Il problema dei monopoli intellettuali

Le nuove regole sul sistema dei brevetti europeo possono migliorare l’innovazione e la competitività del mercato unico europeo. Ma insistono su un labirinto di interessi diversi
Credit: DS stories
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24 agosto 2023 Aggiornato alle 06:30

Esistono brevetti essenziali standard (Standard Essential Patents, Sep).

Come tutti i brevetti, garantiscono la proprietà intellettuale su certe tecnologie, per un tempo limitato, a chi le ha inventate. Ma a differenza di altri brevetti, riguardano tecnologie essenziali per sviluppare importanti business.

Nel mondo dell’internet delle cose, dove automobili e telecamere, telefoni e computer, termosifoni e robot industriali, navi e televisori, come molte altre cose, sono connesse alla rete, alcuni brevetti sviluppati dalle aziende che si occupano di connettività sono diventati essenziali per una quantità di settori dell’economia. La loro posizione monopolistica potrebbe essere abusata.

Di certo, il fatto produce ingenti spese per cause legali. E mette in discussione la struttura del mercato. L’Unione europea ha deciso di intervenire, per sviluppare anche sotto questo aspetto la sua struttura costitutiva: il mercato unico europeo. Il progetto viene chiamato Unitary Patent System. Potrebbe essere un percorso tecnico di standardizzazione: in realtà, sta diventando un labirinto politico.

Le sue conseguenze immediate sono una ridefinizione delle contrattazioni tra i grandi utilizzatori e i detentori di quei brevetti.

Apple, BMW, Mercedes, Ford e altri, si sono trovati sul fronte degli utilizzatori. Dall’altra parte, tra i detentori di brevetti ci sono Nokia, Qualcomm, IP Bridge e altri.

I casi di litigio tra queste aziende, le difficoltà di accordo e spesso i problemi all’implementazione delle innovazioni sono diventate un rumore di fondo nei settori ad alta tecnologia digitale.

Le grandi aziende se la cavano, naturalmente: le piccole e medie aziende soffrono di più. L’Unione europea vuole garantire che gli utilizzatori possano usare la proprietà intellettuale e che possano farlo a prezzi giusti, mentre i detentori possano difendere i loro brevetti con regole standard e riferendosi dunque a tribunali che funzionino allo stesso modo in tutti i paesi europei.

Un sistema di regole armonizzato per la proprietà intellettuale, dice la Commissione europea, servirà all’innovazione, agli investimenti e alla competitività nel mercato unico europeo.

Il valore della questione è innegabile: gli asset intangibili come i marchi, i disegni industriali, i brevetti e i dati sono sempre più importanti nell’economia della conoscenza, dicono alla Commissione. Le industrie che ricorrono intensivamente alla proprietà intellettuale contano per quasi il 50% del Pil europeo e per il 90% delle esportazioni europee.

La Commissione ha osservato che per anni, le contrattazioni sui Sep - per esempio i brevetti che riguardano la connettività 5G, bluetooth e wifi, oppure quelle che controllano i sistemi di compressione dei file che vengono trasmessi in rete - sono state caratterizzate da mancanza di trasparenza e prevedibilità, con la conseguenza che il business e l’innovazione sono stati rallentati, mentre le cause legali si sono moltiplicate.

Il sistema dell’autoregolamentazione, anche in questo settore, non ha funzionato: il mercato è un grande meccanismo di fissazione del prezzo ma ha bisogno della concorrenza; in caso di monopolio non funziona, evidentemente. E dunque sono necessari gli interventi pubblici.

Gli obiettivi della regolamentazione europea sono due, dice la Commissione: «garantire che i titolari e gli attuatori dei Sep della Ue innovino nella Ue, producano e vendano prodotti nella Ue e siano competitivi sui mercati globali; garantire che gli utenti finali, comprese le Pmi e i consumatori, beneficino di prodotti basati sulle più recenti tecnologie standardizzate a prezzi equi e ragionevoli».

Ma come si vede dalle parole scelte dalla Commissione per definire gli obiettivi, oltre a una visione tecnica, orientata a definire il giusto prezzo e le giuste regole, c’è anche una preoccupazione per il sostegno alle imprese europee.

Tutte le lobby sono al lavoro. Quelle dei detentori, quelle degli utilizzatori e persino quelle degli avvocati che in questo contesto fanno affari importanti.

La prevedibilità delle regole, in un settore tutto proiettato verso il futuro, ha un ruolo cruciale nella fattibilità degli investimenti in ricerca e innovazione. Naturalmente Nokia e Qualcomm sono tra i maggiori critici della nuova regolamentazione, che riduce drasticamente il loro potere di modificare a piacimento le condizioni di cessione delle licenze, proprio perché vuole standardizzare i comportamenti e rendere prevedibile il mercato.

Ma l’Europa non opera nel vuoto. Il contesto geopolitico cambia il significato di una nuova normativa.

La nuova competizione tra Usa e Cina rende queste regole sensibili anche da questo punto di vista.

L’Europa persegue giustamente i suoi interessi. Ma deve confrontarsi anche con le esigenze degli americani, nel confronto con i cinesi.

Questo rende tutto molto più complesso. Perché anche normative fondamentalmente tecniche rischiano di diventare politiche.

In questi casi, prevale la legge del più forte. Bruxelles fa valere, come sempre, la forza del suo mercato di sbocco e delle sue industrie di base. Ma il nuovo contesto non è bipolare: è profondamente multipolare, caratterizzato da alleanze ad assetto variabile, con una quantità di Paesi che pongono i propri interessi al primo posto e considerano meno prioritarie la lealtà agli alleati e la trasparenza dei sistemi decisionali.

Grandi economie come l’India e il Brasile, il Sudafrica e l’Arabia Saudita, si comportano sempre più come poli autonomi e sempre meno come elementi di grandi alleanze internazionali.

Gli Stati Uniti non sono sempre credibili per stabilire qual è il percorso migliore per l’interesse generale, poiché cedono spesso alla tentazione di scegliere le priorità che fanno comodo soltanto a loro.

Per l’Europa la sfida è quella di interpretare il proprio ruolo di garante di un sistema di regole giusto per tutti: ma questo implica una grande forza intellettuale e un coraggio politico importante. Storicamente, l’Europa brilla di più sulla prima che sul secondo.

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