Economia

Concerti: l’aumento dei prezzi non ferma (tutti) gli appassionati

Ai biglietti sempre più costosi a causa dei rincari dell’energia e degli affitti, si aggiunge anche il fenomeno del secondary ticketing. Secondo la Fimi la ripresa del settore genera oltre 755 milioni di euro
Credit: Noiseporn
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4 agosto 2023 Aggiornato alle 11:00

Andare al concerto del proprio artista preferito sta diventando un lusso.

Quello della musica dal vivo è un settore che è stato messo in ginocchio durante il periodo pandemico e che sta risentendo dei rincari dell’energia e dei carburanti legati allo spostamento di impianti ed entourage.

Ciononostante, secondo la Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana), nel 2022 i live hanno generato un volume d’affari pari a 755 milioni di euro, con una lieve flessione dell’1,7% rispetto all’anno precedente, andando comunque a confermare una buona ripresa dopo lo stop del 2020.

La rinnovata possibilità di poter assistere alle performance dei propri cantanti preferiti e un interesse sempre maggiore degli artisti internazionali verso il nostro Paese rende il mercato della musica sempre più vivace.

Si tratta di un mercato la cui domanda è di gran lunga superiore rispetto all’offerta (e questo fa fluttuare verso l’alto i prezzi dei biglietti).

Una spesa che non è alla portata di tutti e che si mostra in continuo rialzo, ma che comunque oltre 160.000 persone sono disposte a sostenere.

Parliamo, a esempio, di oltre 65 euro pro capite per assistere al The Eras Tour di Taylor Swift a San Siro (che negli Stati Uniti ha generato un indotto di 4,6 miliardi di dollari durante le sue 52 date).

Un altro esempio? Per uno spettacolo di Madonna, Kendrick Lamar o dei Coldplay non si può pensare di spendere meno di 100 euro per i posti più lontani e spesso con scarsa visibilità sul palco centrale.

L’intensità della domanda è evidente anche dalla velocità in cui certe date registrano un sold out causando code di attesa che durano ore e siti internet in tilt che fanno terminare i posti nel giorno stesso del rilascio.

La pratica dell’acquisto sfrenato e a qualsiasi prezzo fa aumentare il costo dei biglietti anche nel mercato secondario. Il secondary ticketing (bagarinaggio) è la pratica con cui i proprietari dei titoli di accesso rivendono gli stessi a un prezzo spropositato, dal momento che esiste chi è disposto ad acquistarli.

Il caro prezzi è da attribuire a molti altri fattori. Oltre quelli già citati, c’è da mettere in conto che quello della vendita dei biglietti è sostanzialmente un oligopolio, con la presenza dei due gestori Ticketmaster e Ticketone che gestiscono gran parte del settore dell’industria musicale.

La loro potenza permette di applicare commissioni che, secondo Rolling Stones, fanno fluttuare il prezzo anche del +30%.

Ticketmaster, fusasi nel 2010 con Live Nation e responsabile della vendita di circa 13 milioni di biglietti nel 2021 con un ricavo di oltre un miliardo di dollari, ha iniziato ad applicare il dynamic pricing: una pratica che si serve di un algoritmo per far variare nel tempo il costo del biglietto in base alla domanda.

Ma c’è un’altra causa ed è relativa agli elevati costi di affitto. a esempio, il comune di Roma chiede 300.000 euro per affittare il Circo Massimo, in aggiunta ad altri 100.000 euro per la mobilitazione di vigili urbani e Ama. Denaro necessario per la conservazione del sito archeologico e la messa in sicurezza dell’evento.

Per quanto riguarda gli stadi, l’Olimpico di Roma, di proprietà del Coni, accetta solo i concerti che garantiscano un ammontare che varia dai 150.000 ai 400.000 euro, cifra che per il San Siro di Milano si aggira intorno ai 300.000 euro, per la sicurezza, la gestione sanitaria degli eventi e la manutenzione del prato.

Certo, l’attuale fluttuazione dei prezzi fa rimpiangere i pochi euro necessari negli anni Novanta per assistere a un concerto degli U2. È chiaro, segue la logica del mercato, ma non rischia forse che ai concerti possano assistere solo ai più ricchi?

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