Culture

La Russia ha un problema con Barbie

Maria Butina, membro della Duma, vuole vietare la vendita della bambola perché portatrice di valori anti-russi. Tuttavia, nonostante il film non sia in programmazione nelle sale, la pink mania colpisce tutti
Credit: John Marshall Mantel/ZUMA Press Wire
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
2 agosto 2023 Aggiornato alle 10:00

Barbie fonte di tutti i mali. O almeno così sembrerebbe. Che la bambola Mattel sia da anni considerata problematica perché, per lo meno nella sua versione originale, promuoverebbe un modello estetico nocivo è cosa nota. A questa colpa, assolutamente condivisibile e ribadita anche nel film che sta polverizzando ogni record al botteghino, ogni giorno che passa se ne affiancano altre, che definire grottesche è un eufemismo.

I primi a lanciare il sasso della discordia sono stati diversi esponenti del partito repubblicano americano che, a causa della presenza nella pellicola di una mappa che ritrae il Mar Cinese meridionale con i confini riconosciuti dalla Cina ma non dal Vietnam (che contende lo stesso territorio), hanno tacciato Barbie di essere comunista e simpatizzante del regime di Xi Jinping. Sulla scia di ciò, Vietnam e Filippine hanno poi vietato la proiezione del film sui loro territori.

Quando ogni fantasiosa interpretazione sembrava essere superata, ad alzare l’asticella della follia è arrivata la Russia. Maria Butina, membro del Comitato per gli affari internazionali della Duma di Stato, ha proposto di vietare su tutto il territorio nazionale la vendita della bambola, che esprimerebbe valori contrari a quelli russi.

Non sono la magrezza eccessiva, la bellezza inarrivabile, la ricchezza e il capitalismo delle quali Barbie è espressione a non piacere alla politica, quanto piuttosto il fatto che questo giocattolo promuoverebbe relazioni omosessuali e sarebbe «il motore dell’agenda Lgbtq+, inaccettabile in Russia in base alla legge che vieta proprio la propaganda Lgbtq+».

Nonostante il Paese abbia ufficialmente depenalizzato l’omosessualità nel 1993, nel 2013 Vladimir Putin ha firmato una legge che vieta la propaganda Lgbtq+ tra i bambini istituendo pene severissime per i trasgressori. Non contento di ciò, lo scorso anno ha esteso la norma che vieta di parlare di promuovere rapporti sessuali non tradizionali, la pedofilia e l’informazione in grado di indurre un intervento chirurgico di riassegnazione di genere, a ogni età e a tutti i mezzi di informazione.

Butina, appassionata di armi e nota fino a oggi come la nuova Mata Hari per essere stata arrestata nel 2018 negli Stati Uniti perché sospettata di essere una spia russa, non ha inveito solo contro Barbie ma si è detta fermamente contraria alla comparsa nei negozi russi di ogni tipo di bambola che promuova relazioni omossessuali.

Se controllare ogni singolo canale distributivo e cosa entri nelle case di tutti i bambini del territorio è quantomeno difficile se non impossibile, la stella nascente della politica del Cremlino suggerisce però cosa fare negli asili, per i quali le bambole acquistate dovrebbero provenire solo da fabbriche di giocattoli russe che creino giochi che promuovano messaggi corretti che non contrastino con i valori del Paese.

Durante l’intervista televisiva che ha raccolto le sue dichiarazioni, Maria Butina si è ovviamente scagliata anche contro il film di di Greta Gerwig con Margot Robbie e Ryan Gosling che sarebbe a suo dire «uno spot per il Partito democratico e il suo programma».

Il film in Russia non arriverà perché la Warner Bros, così come le altre case di produzione occidentali, ha abbandonato il Paese dopo l’inizio della guerra contro l’Ucraina. Nonostante ciò, anche nel regno di Putin è scoppiata la Barbie mania, e se alcuni fan più accaniti sono disposti a varcare il confine pur di vederlo, la maggior parte partecipa al sogno in modo trasversale, come documentato dal sito The Moscow Times.

Il bar Rovesnik, popolare ritrovo moscovita della Gen Z, ha a esempio ospitato una festa a tema Barbie in cui i partecipanti potevano truccarsi e vestirsi di rosa e glitter e scattare foto dentro la ricostruzione a grandezza umana della scatola della bambola; l’OMG Coffee Company ha lanciato un nuovo menu Barbie con proposte che spaziano da un dolce chiamato I’m a Barbie Girl, all’hamburger Barbieque, fino a un formaggio rosa.

Insomma, la Duma potrà anche cercare di mettere al bando Barbie per legge, ma la filosofia del think pink pare aggirare divieti e costrizioni. Perché Barbie può fare ciò che vuole.

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