Economia

Italia: la cultura vale 271 miliardi di euro

La Lombardia raggiunge il valore aggiunto più alto, con oltre 26 miliardi di euro incassati, e il 6,8% della ricchezza regionale prodotta. Lo attesta Io sono cultura 2023, la nuova indagine di Symbola
Credit: Maria Orlova
Tempo di lettura 4 min lettura
1 agosto 2023 Aggiornato alle 08:00

“La forza della nostra economia e del made in Italy, in tutti i campi, deve molto alla cultura e alla bellezza. Più che in altri Paesi”. È con questa riflessione che si apre l’ultimo report Io sono cultura 2023. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi realizzato da Symbola in collaborazione con Unioncamere e che mette in luce il ruolo chiave della cultura nella nostra economia.

Un settore in netta ripresa dopo la brusca frenata del Covid-19: a oggi, difatti, i lavoratori della filiera culturale hanno recuperato oltre 43.000 dei posti di lavoro persi durante la pandemia, portando il totale degli occupati nel settore a sfiorare il milione e mezzo. Cresce anche il valore aggiunto della cultura che nel 2022 segna un +6,8% rispetto all’anno precedente e fa raggiungere i 95,5 miliardi di euro, ovvero il 5,6% del valore aggiunto totale a livello nazionale.

L’Italia è per sua natura un territorio pregno di storia, cultura e tradizione che ogni anno attrae migliaia e migliaia di turisti.

Nel 2022 quest’ultimi hanno speso circa 35 miliardi di euro (ovvero quasi il 45% della spesa turistica totale) in consumi culturali come spettacoli teatrali, concerti, musei, mostre e visite guidate, un impatto ancora maggiore sul reddito italiano se si considerano tutte le attività a esse connesse.

Si parla, difatti, delle cosiddette attività “core”, ovvero che producono direttamente beni e servizi culturali e di attività “creative driven” come a esempio il settore della moda o dell’arredamento, dove in questo caso la cultura è utilizzata per accrescere il valore dei prodotti che vengono venduti.

Nel 2022 le attività “core” hanno generato 52,7 miliardi di euro e hanno occupato oltre 852 mila persone, mentre le attività “creative driven” hanno coinvolto 639.000 lavoratori con oltre 42 miliardi di euro realizzati.

In totale, calcola Symbola, nel 2022 in Italia sono stati generati 271,9 miliardi di euro tra attività dirette e indirette.

Risultati positivi si evidenziano in tutti i vari ambiti della cultura, dai videogiochi ai fumetti, che registrano un aumento delle vendite del 17% e rappresentano un asset chiave per l’editoria odierna.

Un ambito che si mostra comunque perfettamente in grado di stare al passo con le sfide delle nuove generazioni: né sono un esempio gli innumerevoli #BookTok che hanno lanciato emergenti artiste Italiane come Erin Doom con il suo Il Fabbricante di Lacrime, che è diventato il libro più venduto in Italia nel 2022.

Bene anche per il settore cinematografico dove aumentano serie tv e film con registi, sceneggiatori e produttori Italiani che sulle principali piattaforme digitali fanno registrare ascolti da record: ne è un esempio Mare Fuori, che in pochi giorni dalla messa in onda della terza stagione, ha superato i 54 milioni di visualizzazioni. Anche tra i programmi tv si raggiungono ottimi risultati tra reality e festival come Sanremo che continuano ogni anno a incollare allo schermo migliaia di telespettatori di tutte le età.

Ed in effetti i risultati migliori, sempre secondo l’analisi di Io sono cultura 2023, si analizzano nel settore “Videogiochi e Software” (che partecipa per il 27,7% alla ricchezza prodotta e realizza oltre 14 miliardi di euro di valore aggiunto), a seguire “Editoria e Stampa” (20,6%) e infine il settore “Architettura e Design” (14,8%). Risultati decisamente minori per la categoria “Patrimonio Storico Artistico” che si ferma al di sotto del 6%.

A livello regionale, sono la Lombardia e il Lazio a presentare una maggiore specializzazione del settore culturale. In particolare, la Lombardia segna il valore aggiunto più alto dell’intera Penisola con oltre 26 miliardi di euro incassati e il 6,8% della ricchezza regionale prodotta. Secondo posto, invece, per la regione Lazio dove sono stati attivati circa 14 miliardi di euro con un impatto sull’economia regionale del 7,6%.

Tra le città, i primi posti vanno a Milano, Roma e Torino. A seguire, se sommiamo i loro risultati, troviamo le capitali della cultura 2023 Bergamo e Brescia.

Rimane invece il ritardo delle regioni del Mezzogiorno, dove il settore culturale e creativo pesa per meno del 4% sul totale della loro economia (contro il 5,6% nazionale).

Un problema evidente se si considera l’enorme patrimonio artistico, storico e culturale di queste terre che necessiterebbe di essere valorizzato nel modo giusto.

Una fotografia tutta italiana che ci fa riflettere sull’enorme peso, ma anche sull’ulteriore potenziale, della cultura sulla nostra economia. Un vero e proprio incontro tra tradizione e innovazione con una filiera che si mostra sempre più propensa al digitale, ma che non può e non deve trascurare l’immensa bellezza naturale della nostra Penisola.

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