Ambiente

Stato di emergenza, verso i primi aiuti per le regioni

Dalla Lombardia alla Sicilia si stimano centinaia di milioni di euro per far fronte ai danni di quella crisi del clima che, il ministro dell’Ambiente Fratin, “non sa” se è stata aggravata dall’uomo
Un momento delle operazioni aeree per spegnere l'incendio nelle aree boschive di Pedara, centro alle pendici dell'Etna, 26 Luglio 2023.
Un momento delle operazioni aeree per spegnere l'incendio nelle aree boschive di Pedara, centro alle pendici dell'Etna, 26 Luglio 2023. Credit: ANSA/ORIETTA SCARDINO
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31 luglio 2023 Aggiornato alle 08:00

Danni ad aziende, case, terreni, coltivazioni, scuole, chiese, infrastrutture e strade. L’elenco è lunghissimo: dai roghi siciliani, pugliesi, sardi e calabresi sino ai nubifragi che hanno colpito il Nord, l’Italia si risveglia dopo l’addio dell’anticiclone africano da un incubo climatico durato diversi giorni e si prepara alla conta dei danni.

Diverse regioni, Lombardia e Sicilia in testa, ma anche Veneto e molte altre, si sono mosse o si stanno muovendo per richiedere lo stato di emergenza che, ha fatto sapere il ministro per la protezione civile Nello Musumeci, dovrebbe andare alla firma del Consiglio dei ministri la prossima settimana in modo da permettere ai territori di accedere ai fondi di solidarietà nazionale. Si tratta di prime risorse che dovranno coprire centinaia di milioni di euro causati dagli eventi climatici intensi, dettati dalla crisi del clima, e dai roghi dovuti in diversi casi nati da azioni dolose (primi arresti in Sicilia) ma poi alimentati da venti secchi e condizioni di alte temperature.

«Lo stato di emergenza è stato chiesto dalla Lombardia, ma lo chiederanno anche altre regioni, ho parlato con il presidente del Veneto. I governi regionali faranno una ricognizione con una prima quantificazione dei danni e poi trasmetteranno la richiesta al Governo nazionale che delibererà lo stato di emergenza, - ha detto giovedì Musumeci spiegando che - in questo momento dobbiamo tentare di salvare il salvabile. C’è una coincidenza di elementi che rende la situazione molto complessa. È una delle giornate più difficili dal punto di vista climatico degli ultimi anni. In Sicilia lo scirocco non consente ai velivoli di alzarsi in volo per lo spegnimento degli incendi. Tutto quello che si poteva fare con vigili del fuoco, corpo forestale, protezione civile, è stato fatto. La forza della natura tende a sopraffare quella dell’uomo».

Fra le regioni che hanno richiesto lo stato di emergenza anche il Veneto che ha già inviato una missiva a Palazzo Chigi per elencare come dal 13 al 25 luglio il territorio sia stato sconvolto e sfregiato dagli eventi meteo e il suo governatore, Luca Zaia, ha richiesto di valutare la possibilità di moratorie e aiuti alle aziende agricole rispetto alle scadenze e alla fiscalità.

Lo stesso Zaia di recente ha ricordato come l’onda negazionista «mi fa paura, rischia di generare alibi. Dobbiamo combattere con i giovani per l’ambiente», ha detto in una intervista.

Le sue parole sono state chiare e lucide, a conferma dell’entità dei cambiamenti climatici, mentre fra i vertici dell’esecutivo e in un periodo di tentativi di sminuire la realtà della crisi del clima da parte di alcuni esponenti del centrodestra, continuano una serie di incongruenze difficili da accettare in un periodo in cui tutto, dalle risorse per ripartire sino a quelle per mitigare e adattarsi, deve essere veloce, vista l’accelerazione degli effetti del surriscaldamento.

La premier Giorgia Meloni ha dichiarato che «l’obiettivo di medio termine che il Governo si dà è quello di superare la logica degli interventi frammentati varando un grande piano di prevenzione idrogeologico», eppure di recente l’esecutivo ha tagliato progetti e risorse del Pnrr per la parte del dissesto idrogeologico, anche se va detto che il ministro Raffaele Fitto ha spiegato che verranno ricollocate e che le misure saranno rifinanziate.

Per tempistica, vista la fase che sta attraversando il Paese a livello di disastri idrogeologici, la revisione da 16 miliardi di euro che ha coinvolto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è apparsa curiosa, se non un po’ paradossale.

Ancor più paradossali sono però le risposte del ministro dell’Ambiente italiano, Gilberto Pichetto Fratin, titolare di un Ministero che in Italia - dove il Piano di adattamento alla crisi climatica è solo sulla carta e dove manca ancora la figura di un inviato speciale per il clima (da gennaio!) - dovrebbe essere il faro guida sulle politiche ambientali per combattere la crisi del clima.

Come hanno scritto oltre 100 scienziati italiani tra cui il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, il primo assunto per poter affrontare la crisi del clima dovrebbe essere non solo riconoscerne l’esistenza (che è “innegabile” come ha dichiarato ieri il presidente Usa Joe Biden), ma anche e soprattutto sottolinearne sempre la natura: “Causata dalle emissioni dell’uomo”, ricordano gli scienziati italiani e il 97% di quelli mondiali.

Bene, in una intervista a SkyTg24, il ministro dell’Ambiente Fratin, l’uomo che tiene le redini delle politiche ambientali del nostro Paese, alla domanda se il surriscaldamento globale è stato creato dall’uomo ha risposto così: «Non lo so».

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