Ambiente

Gli scienziati scioperano (di fame) per il clima

Ricercatori e accademici di Scientist Rebellion Italia hanno deciso di digiunare, al grido di “io non mangio carbone”, per protestare contro i loro appelli inascoltati e l’inazione politica sulla crisi climatica
Credit: Thomas Krych/SOPA Images via ZUMA Press Wire
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28 settembre 2022 Aggiornato alle 15:00

La lotta alla crisi climatica sembra non aver trovato una risposta dal risultato delle urne.

A vincere sono stati infatti partiti che non hanno messo al centro dei futuri programmi la questione climatica: la protesta da parte dei movimenti dell’onda verde, dai giovani dei Fridays For Future sino ai ricercatori universitari, continua però senza sosta nella speranza - la stessa della scienza - di essere prima o poi ascoltati.

In questo contesto si inserisce lo sciopero della fame, al grido di “non mangio carbone”, portato avanti da ricercatori e accademici di Scientist Rebellion Italia, gruppo di “scienziati ribelli” che ha deciso di protestare per l’inazione climatica.

Gli accademici continuano il loro sciopero della fame in solidarietà alla campagna di Ultima Generazione.

Fra questi c’è Gianluca Grimalda, ricercatore dell’Istituto per lo studio dell’economia mondiale all’Università di Kiel, viaggiatore “slow” che ha raggiunto congressi in tutto il mondo sempre attraverso treni e mezzi che evitano emissioni di CO2.

Oltre a Grimalda anche Guido Occhipinti, dottorando in oceanografia all’Università di Trieste, ha condotto un digiuno solidale di un giorno.

La campagna “non mangio carbone” di Ultima Generazione è iniziata a settembre per chiedere ai leaders dei maggiori partiti politici italiani di impegnarsi, entro un mese dal loro insediamento al governo, a interrompere la riapertura delle centrali a carbone dismesse e a cancellare il progetto di nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale, oltre ad “accettare un incontro pubblico per discutere della crisi climatica e sociale e della necessità di attivare immediatamente 20 GW di eolico e solare ogni anno”.

Dai risultati delle urne però, con Fratelli d’Italia al primo posto e il programma del partito con uno scarno accenno alla crisi climatica, non emergono impegni in direzione della decarbonizzazione (al contrario si punta sul gas).

In generale nell’intera campagna elettorale, secondo uno studio di Greenpeace Italia e dell’Osservatorio di Pavia sui media, “i politici coinvolti in dibattiti in televisione, online, e su Facebook, hanno citato l’emergenza climatica solo nello 0,5% delle loro dichiarazioni”.

Una emergenza i cui allarmi restano dunque pericolosamente inascoltati: «Per questo chiediamo al prossimo governo una accelerazione decisa sulla transizione verso l’energia rinnovabile, che è oggi largamente più efficiente e meno costosa di quelle fossili - sostiene Grimalda, che si dice - pronto a riprendere il mio digiuno e portarlo avanti a oltranza in futuro».

A lui potrebbero presto aggiungersi altri scienziati della rete di Scientist Rebellion che oggi conta più di mille membri e che è impegnata a tenere alte, proprio dal punto di vista di scienziati e ricercatori, le luci necessarie affinché la questione della crisi climatica e della dipendenza dal fossile non continui ad avanzare nell’ombra».

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