Diritti

I gadget di Van Gogh che strumentalizzano la malattia mentale

Una gomma da cancellare a forma di orecchio, un kit di pronto soccorso emotivo. In occasione della mostra londinese dedicata all’artista, sono stati venduti souvenir che ironizzano sui disturbi mentali. La galleria si è scusata
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21 febbraio 2022 Aggiornato alle 19:00

Che tu sia un amante dell’arte o meno, sicuramente avrai incontrato almeno una volta nella vita il nome di Vincent Van Gogh: autore di quasi 900 dipinti, mille tra disegni e schizzi, è tutt’oggi considerato uno degli artisti più importanti al mondo. Una mostra a lui dedicata - “Van Gogh. Autoritratti” - rimarrà esposta fino a maggio nella Courtauld Gallery di Londra, il cui negozio di souvenir è stato recentemente accusato di trattare con superficialità la malattia mentale.

Una gomma da cancellare a forma di orecchio, una saponetta con una dedica sopra, un kit di pronto soccorso emotivo per affrontare le sfide più impegnative. Sembrano tutti regali apparentemente normali ma, se relazionati alla figura di Van Gogh e alla sua malattia, diventano strumenti capaci di minimizzare la salute mentale.

La gomma, infatti, richiama l’orecchio che il pittore si tagliò nel 1888, mentre il kit di pronto soccorso è un riferimento alla sua malattia mentale; la saponetta, invece, riportava la dicitura “Per l’artista tormentato a cui piacciono le bollicine”. «Non sono del tutto sicuro che fosse quello che l’artista avrebbe voluto», ha scritto un utente su twitter, allegando la foto della confezione della gomma-orecchio.

Come ha dichiarato alla CNN la stessa galleria londinese, non c’è mai stata l’intenzione di deridere o disprezzare la salute mentale: «Gli articoli citati costituiscono una piccola parte di quelli messi a disposizione come parte della collezione della mostra. Alla luce di queste preoccupazioni, questi oggetti non saranno più venduti nei nostri negozi», ha precisato la Courtauld.

La galleria è stata accusata di fare umorismo sulla salute mentale e, soprattutto, di commercializzarla. Tra i critici, Charles Thomson, co-fondatore del collettivo artistico Stuckist, che ha sottolineato come la vicenda dica molto sull’atteggiamento della società nei confronti di questo tipo di malattie. Un pensiero che può essere facilmente condiviso anche in Italia da molti giovani (ma non solo), specialmente se rapportato alla situazione post pandemica.

Tra gli altri prodotti venduti è possibile trovare anche “Le matite depresse” che, contrariamente a quanto può sembrare, raccontano una storia profonda, quella di Anna: create durante il suo periodo di malattia mentale, le matite le hanno permesso di trovare “un sorriso nell’oscurità e una risata quando si sentiva senza speranza”.

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