Culture

La storia del quadro russo scarabocchiato con una penna a sfera

L’atto di vandalismo è accaduto al Centro Eltsin di Ekaterinburg, a mille chilometri da Mosca. L’autore è un guardiano del museo “annoiato”. Ma lo sfregio potrebbe costargli fino a 3 mesi di carcere
Nella tela “Tre figure” di Anna Leporskaya, due dei volti ora possono contraccambiare gli sguardi dei visitatori
Nella tela “Tre figure” di Anna Leporskaya, due dei volti ora possono contraccambiare gli sguardi dei visitatori
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
11 febbraio 2022 Aggiornato alle 19:00

Una galleria d’arte, un quadro, una guardia di sicurezza. Sembra il preludio perfetto di una barzelletta oppure il prologo di una rapina. Ma al Centro Eltsin di Ekaterinburg, a poco più di mille chilometri da Mosca, è successo qualcosa di davvero strano. Durante il suo primo giorno di lavoro, un uomo avrebbe disegnato due paia di occhi su un dipinto appeso nella sala che stava sorvegliando.

Dei tre volti raffigurati sulla tela “Tre figure” di Anna Leporskaya, è dal 7 dicembre che due di loro possono contraccambiare gli sguardi dei visitatori, con delle pupille di inchiostro blu proveniente da una penna a sfera.

Il fatto risale a più di 2 mesi fa ma l’identità del presunto colpevole è stata resa noto solo ora: è stata l’edizione russa del giornale online e cartaceo The Art Newspaper a svelarla. Si tratta, appunto, di una delle guardie di sicurezza di una società privata che ha sempre fornito dipendenti alla galleria.

Il dipinto, risalente agli anni ‘30, mostra 3 torsi e teste con i capelli, ma senza tratti del viso: secondo quanto riferito dai media locali, l’immagine era stata assicurata per circa 877.000 euro.

Nonostante non si tratti di un danno grave, perché piuttosto in superficie, si stima che il restauro costerà circa 250.000 rubli, equivalenti a circa 2.880 euro. Il dipinto è stato inviato alla Galleria Statale Tretyakov di Mosca, che si occuperà di rimetterlo a nuovo.

Inizialmente il ministero degli Affari interni della Federazione Russa aveva rifiutato di avviare un’indagine penale, poiché il danno era stato ritenuto “irrilevante”. Successivamente, però, è intervenuto il ministero della Cultura, che ha sporto denuncia alla Procura generale della Russia contro il rifiuto di avviare un procedimento penale e, anzi, con la richiesta di riclassificarlo come “distruzione o danneggiamento di beni del patrimonio culturale dei popoli della Federazione Russa inclusi nel registro statale unificato dei beni del patrimonio culturale e della cultura dei popoli della Federazione Russa”.

Come spiega The Art Newspaper, si tratta di un’accusa che prevede la reclusione fino a 3 anni, una multa fino a 3 milioni di rubli e fino a 400 ore di lavori forzati. A seguito di una protesta pubblica è stato comunque aperto un procedimento penale ma l’accusa è stata retrocessa a “vandalismo”.

Ora, se la guardia fosse ritenuta colpevole, dovrebbe pagare una multa più ragionevole (fino a 40.000 rubli), impegnarsi in lavori socialmente utili fino a un anno oppure finire in carcere per un periodo fino a 3 mesi.

Ancora non si conoscono le ragioni di tale gesto: la curatrice della mostra, Anna Reshetkina, ha spiegato che «l’amministrazione ritiene che la causa sia stata una qualche forma di infermità mentale». Alcuni giornali, come l’australiano Seven News, parlano di una guardia “annoiata” sul proprio posto di lavoro. Qualunque sia stata, la motivazione per ora gli è costata il posto di lavoro. E da allora, al Centro Eltsin, tutte le opere esposte sono tutelate da schermi protettivi.

Leggi anche