Bambini

Operazione Cielo: i summer camp per piccoli scienziati

Da Milano a Napoli, passando per Roma: 200 bambini tra i 10 e i 14 anni, residenti in quartieri ad alta povertà educativa, sono stati coinvolti nel progetto lanciato da Il Cielo Itinerante, alla scoperta delle materie Stem
Credit: Nine Koepfer
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 7 min lettura
24 luglio 2023 Aggiornato alle 18:00

In Kenya, c’è un’astrofisica che, a bordo di un pulmino, insieme al marito, raggiunge i villaggi più remoti del Paese per mostrare le stelle ai bambini e alle bambine del posto. Lì durante la notte, gli astri e le costellazioni si vedono nitidamente.

Il progetto, chiamato The Tavelling Telescope, ha ispirato quello nostrano, Il Cielo Itinerante. «L’Idea è nata in piena pandemia», ha raccontato a La Svolta Alessia Mosca, ex politica, politologa e docente di politica commerciale europea a Sciences Po (Parigi) e vice presidente dell’associazione Il Cielo Itinerante, fondata nel 2021 con Ersilia Vaudo, astrofisica che, dal 1991, lavora all’Agenzia Spaziale Europea, dove oggi riveste il ruolo di Chief Diversity Officer.

«Entrambe siamo da sempre impegnate sui temi delle disuguaglianze e purtroppo, ad aver inferto il colpo di grazia, è stato proprio Covid, che ha decisamente aggravato, soprattutto a livello territoriale, i divari già esistenti in fatto di competenze», ha aggiunto.

Il Cielo Itinerante ha un nome che parla da solo. «Un po’ come lei, l’astrofisica kenyita Susan Murabana, volevamo portare il cielo, assieme ai suoi misteri, dove non può arrivare, in quei quartieri in cui i bambini non rivolgono mai lo sguardo verso l’alto, verso i propri sogni. Il nostro obiettivo è quello di avvicinare i bambini e le bambine che provengono da contesti di disagio socioeconomico a mondi che rischiano di essere preclusi loro per sempre».

Non è una novità. L’Italia è uno dei fanalini di coda tra i Paesi europei nei test di scienze e presenta un allarmante gap rispetto all’apprendimento delle materie Stem. «È cominciato così, nel 2021, con un vero è proprio tour da una parte all’altra dell’Italia per osservare gli astri in compagnia dei più piccini. Un successo insperato», ha spiegato a La Svolta Mosca. Già nel corso della seconda edizione, lo scorso anno, si sono aggiunte ulteriori tappe (oltre 60 comuni) e, in coincidenza della permanenza di Samantha Cristoforetti sulla Stazione Spaziale Internazionale, l’astronauta italiana si è collegata più volte con i bambini e le bambine che partecipavano alle attività del progetto.

Poi, è stata la volta di Operazione Cielo. «Dopo aver condotto l’indagine Potere alle stelle in collaborazione con Ipsos, multinazionale che si occupa di ricerche di mercato e consulenza, per valutare che tipo di impatto avesse avuto in questi 2 anni il progetto itinerante, abbiamo capito che serviva un’iniziativa diversa per seminare qualcosa di più duraturo».

Quest’estate sono partiti 6 summer camp tutti dedicati alla matematica, 4 a Napoli, nei quartieri di Forcella, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio e Stella, S. Carlo all’Arena, 1 a Roma, Tor Bella Monaca e 1 a Milano, nel quartiere di Giambellino, della durata di 4 settimane che hanno coinvolto 200 bambini e ragazzi tra i 10 e i 14 anni, guidandoli alla scoperta delle materie Stem sia con lezioni dedicate che con vere e proprie sperimentazioni legate al mondo dell’astronomia.

Un’iniziativa patrocinata dal Comune di Napoli, con il riconoscimento di Esa - Agenzia Spaziale Europea, e il patrocinio di Asi - Agenzia Spaziale Italiana, Inaf - Istituto Nazionale di Astrofisica e il Centro Oae Italia dell’Unione Astronomica Internazionale, con il supporto di Fondazione Bracco, Fondazione Paolo Bulgari e dalla compagnia telefonica Iliad.

Si tratta di un progetto pilota, avviato in zone particolarmente difficili, dove il rischio di abbandono scolastico è alto. Secondo lo studio condotto nel 2023 da Svimez (associazione senza fini di lucro che studia le condizioni economiche del Mezzogiorno d’Italia) i giovani tra i 18 e i 24 anni con nessun titolo di studio o al massimo la licenza di scuola media oggi sono al 16,6% nel Sud Italia, a fronte del 10,4% nel Centro-Nord: quasi il doppio della media europea del 9%.

«La pausa estiva può incidere negativamente in fatto di disuguaglianze educative, per questo abbiamo pensato a un progetto che si svolgesse d’estate. Il calendario scolastico, infatti, aggrava le disparità già esistenti. L’Italia è l’unico Paese con vacanze estive più lunghe di 3 mesi», ha evidenziato Mosca. È il fenomeno del cosiddetto summer learning loss: i bambini e le famiglie che se lo possono permettere optano per camp di inglese e altre vacanze formative, ma per chi è costretto a rimanere tutta l’estate nel proprio quartiere, quei 3 mesi lontani dalla scuola e da qualsiasi ambiente educativo possono essere controproducenti o addirittura nocivi.

«Abbiamo valutato alcuni tra i metodi didattici più interessanti al mondo e alla fine abbiamo scelto di adottare quello di Joe Boaler, professoressa di Mathematics Education alla Stanford Graduate School of Education. È stata con noi per 10 giorni a Napoli per la formazione dei 30 giovani trainer (giovani studenti, laureandi, dottorandi e insegnanti selezionati tramite alcune partnership, come quella con l’Università Federico II di Napoli e Teach for Italy) che stanno facendo da educatori nei vari camp estivi». Quello di Boaler è un metodo che si incentra sul principio della collaborazione, sulla rivalutazione del concetto di fallimento, sul fatto che possono esistere varie strade percorribili per raggiungere un’unica soluzione, tramite esperienze interattive e persino creative.

«Le attività si sono aperte e concluse con un test, un questionario valutativo, di carattere psicologico. Si è chiesto al bambino o alla bambina di esprimere il proprio rapporto con la matematica, se si sente portato e portata o meno. Ne è emerso un quadro fortemente influenzato dalla cultura e dagli stereotipi. L’obiettivo è certamente quello di far acquisire ai bambini e alle bambine una maggiore consapevolezza di sé. Ho avuto modo di partecipare a una giornata di attività con una ventina di bambini, alcuni anche con grandi difficoltà linguistiche. Proprio per questo si è scelto un approccio assolutamente non punitivo, anzi i piccoli vedono i giovani trainer come dei role model di prossimità».

C’è, poi, la questione del divario di genere. Le ragazze che frequentano un corso di laurea nelle cosiddette materie Stem (Science, technology, engineering and mathematics) sono solo il 14,5% di quelle che frequentano un corso di studi universitario (percentuale che sale al 24,5% se nel conteggio si includono anche gli uomini).

Ma, la radice del problema risale a molto prima. «Ersilia e io ci occupiamo da sempre di divari di genere e negli anni abbiamo riscontrato un metodo di insegnamento non adeguato, che non rispetta e valorizza le diverse modalità e capacità di apprendimento dei ragazzi. Ci sono molti modi per imparare la matematica. Le addizioni, per esempio, possono essere svolte in molti modi differenti, attraverso connessioni e meccanismi logici insoliti. Il nostro sistema scolastico invece tende a valorizzare esclusivamente la velocità nel calcolo e diffondere una narrazione che rinforza gli stereotipi, specialmente quelli di genere».

Se nel Belpaese la strada è ancora lunga, all’estero fioriscono già da qualche tempo sperimentazioni più interessanti. «Nel nord Europa, per esempio in Estonia o in Finlandia, c’è una maggiore permeabilità e ricettività della scuola di fronte alle nuove scoperte e alle nuove ricerche sui metodi didattici. Anche in Francia si registra un’emergenza nazionale per quanto riguarda lo studio della matematica, ma gli studi e i report condotti in merito hanno plasmato il dibattito pubblico e molti istituti e organizzazioni culturali hanno investito in una formazione differente».

Operazione Cielo potrebbe essere un primo passo per ridurre le disparità educative nelle materie scientifiche anche in Italia. «Per ora siamo prudenti. Abbiamo voluto testare questo metodo e se alla fine, i risultati dovessero essere incoraggianti, ci proponiamo di espandere la nostra esperienza e le partnership».

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