Diritti

Donne STEM, ancora poche ma buone

Oggi si celebra la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza. In Italia nel 2020 solo il 15,6% lavorava in ambiti tecnico-scientifici. Ma qualcosa si sta muovendo
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11 febbraio 2022 Aggiornato alle 09:00

Sono ancora poche ma iniziano a fare rumore: le donne che studiano e lavorano nella scienza non sono un miraggio, in Italia, ma c’è da fare di più per invertire il senso di marcia in un Paese dove i settori tecnici, scientifici e informatici sono ancora appannaggio degli uomini. Partendo da un’uguaglianza di genere da sempre priorità per l’Unesco, che nel 2015 ha istituito la Giornata internazionale delle Donne e delle Ragazze nella scienza, che si festeggia oggi.

Tanti gli eventi e tavole rotonde per parlare di donne nell’area STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), l’anniversario è anche un’occasione per presentare dati e progetti di inclusione, e raccontare storie di donne di successo.

I numeri però parlano chiaro: secondo i dati Istat sullo stato dell’istruzione in Italia, nel 2020, il 24,9% dei laureati aveva conseguito un titolo di studio nelle aree disciplinari scientifiche e tecnologiche: 36,8% tra gli uomini (oltre un laureato su 3) e 17% tra le donne (una laureata su 6).

Dall’elaborazione dati di Openpolis, nel 2019 in Europa erano solo 14,9 le laureate Stem su 1.000 abitanti tra 20 e 29 anni. E solo il 15,6% delle donne lavoravano in ambiti tecnico-scientifici (2020).

Come fare a invertire la rotta? Marta Dassù di Aspen Institute, ex vice ministra, lo dice da tempo: «Favorire l’aumento del numero delle donne nella scienza, contrastando gli stereotipi sociali che ancora lo impediscono».

Includere la matematica in tutti i programmi di studio per garantire un futuro è da sempre proprio uno degli obiettivi di Ersilia Vaudo Scarpetta, Chief Diversity Officer dell’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea, dove lavora dal 1991. Laureata in Astrofisica a Roma coltivando una grande passione per la Letteratura e la Filosofia, per Ersilia, «un Paese forte in matematica è un Paese forte!».

L’inclusione della materia scientifica, dove in Francia, per esempio, è una priorità nazionale, «è importante per garantire un futuro a tutti», specifica a La Svolta Ersilia Vaudo. «I mestieri Stem che avranno un empowerment forte sono i mestieri di domani, dobbiamo fare di tutto per non lasciare indietro nessuno».

Senza dimenticare gli investimenti. In occasione dell’ultima edizione del convegno annuale dell’Associazione Donne e Scienza, la ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Mess, aveva presentato le borse di studio destinate agli studenti che scelgono le discipline Stem: 500 milioni complessivi compresi dal PNRR.

«Il numero delle donne che scelgono di fare ricerca è alto, siamo alla parità con i colleghi uomini e nei dottorati di ricerca sono di più. Il problema è che spesso restano ferme lì: la percentuale di donne che ricopre ruoli di professori ordinari e associati decresce in modo esponenziale (nei professori ordinari il numero di donne non supera il 30%)». Questa situazione, ha osservato Messa, «ha diverse cause e una di queste è la difficoltà a conciliare famiglia e lavoro su cui bisogna intervenire dando strumenti di sostegno aggiuntivi».

Lo sa bene anche Gaia Spinella, responsabile HR Engagement, Inclusion & People Development di Tim e nel Cda di Valore D, la prima associazione di imprese che promuove la diversità: «Anche se mi sono appassionata da sola al tema dell’inclusione» precisa a La Svolta. Laureata in Economia con indirizzo macroeconomico, è approdata nel mondo del lavoro a 22 anni, e a 32 era dirigente. «I numeri hanno sempre accompagnato il mio lavoro» spiega mentre ripercorre le iniziative e le battaglie degli ultimi anni. Dopo aver toccato con mano le difficoltà che incontra una donna con figli, con un gruppo di colleghe dell’azienda di telecomunicazioni, ha messo in piedi una associazione interna, “NoiD Telecom”, con l’obiettivo di fare networking all’interno e all’esterno dell’azienda, e sensibilizzare sul tema gender gap.

«Per attirare nel mondo tech le donne, bisogna far capire loro che questo lavoro può essere conciliante con la vita» sottolinea Gaia Spinella. «Abbiamo fatto notevoli passi in avanti, siamo sulla strada giusta, ma bisogna anche comunicare alle ragazze, fin dagli anni della scuola, che questi mestieri sono anche al nostro livello». W le donne.

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