Città

Grandi metropoli, perché mettete ansia?

Aumenta la popolazione che vive con affanno la routine urbana. E sta iniziando a progettare la vita attuale o futura in aree rurali e di piccole dimensioni
Credit: Daniam Chou
Tempo di lettura 4 min lettura
5 agosto 2023 Aggiornato alle 20:00

È capitato di sentire pronunciare da amici, parenti e altre persone la fatidica frase “Basta! Vado a vivere in campagna”. A dire il vero, anche alcuni di noi almeno una volta abbiamo detto o pensato ciò.

Il cambiamento socio-economico ha messo in luce alcune importanti fragilità delle principali metropoli italiane (ma non solo) considerate invece anni addietro come un punto di forza su cui costruire una vita solida e pressoché folta di certezze.

Il coronavirus ha avuto comunque la sua parte generando, in rapporto alle dimostrazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, un aumento pari al 25% dei casi di ansia. Sempre l’Oms afferma che circa 284.000.000 di persone soffrono di disturbi legati allo stress.

Maggiori opportunità lavorative, servizi funzionali, assistenza sanitaria efficiente e igiene elevata: siamo davanti ad alcune caratteristiche che hanno favorito un graduale trasferimento degli individui dalle zone rurali ai centri urbani. Tuttavia, specialmente negli ultimi anni, si sta verificando il fenomeno inverso poiché ormai nelle grandi metropoli il quotidiano risulta essere molto frenetico e non alla portata di tutti.

La School of Physiology, Pharmacology and Neuroscience ha reso noto da poco nella sua ultima ricerca che la molecola miR483-5p è in grado di sopprimere il gene Pgap2 fautore delle variazioni della morfologia neuronale nel cervello e dei comportamenti associati all’ansia la quale, in tal modo, viene in un certo senso attenuata.

È una scoperta affascinante ed essenziale non solo da un punto di vista scientifico ma anche sociale in quanto dà spazio a riflessioni di più ampio respiro.

Difatti, sintomi di forte angoscia, inquietudine e nervosismo nascono da fattori biologici ma anche ambientali. Il contesto in cui viviamo, pertanto, incide fortemente sul nostro stato psico-fisico e i dati sono lampanti.

Secondo lo studio effettuato da Nomisma e UniSalute, un italiano su quattro dimostra di essere frequentemente molto ansioso e apprensivo.

Questa situazione si genera soprattutto nella maggior parte dei centri urbani ove il carovita, la precarietà, lo smog, la competizione, la paura di non riuscire a costruire una famiglia e il sovraffollamento sono ormai all’ordine del giorno. I giovani, soprattutto, stanno sentendo il peso di questa situazione.

Basti pensare a Milano, la città forse più discussa a causa della sua doppia identità: da una parte inclusiva ma dall’altra esclusiva perché, a esempio, gli affitti delle case sono alti ovunque, i servizi essenziali hanno un costo elevato rispetto al passato e la sicurezza sta fortemente arrancando.

Purtroppo anche la capitale italiana è sotto i riflettori e il più delle volte in maniera negativa. Roma, già da tempo, viene associata innanzitutto all’immenso traffico e problema dei rifiuti.

Sono elementi costanti che producono una sensazione di ansia permanente sentita, purtroppo, non solo in Italia ma anche da altre parti del mondo.

L’InterNations, infatti, ha pubblicato nel 2002 una classifica delle città popolose in cui si vive male e tra queste spiccano, oltre a quelle sopra citate, Johannesburg, Francoforte e Parigi.

Il risultato è sconcertante e si respira un potente malcontento che dovrà essere, in qualche modo, superato.

La tendenza è di ri-spostarsi adesso o in futuro verso aree rurali, centri abitativi di piccole dimensioni e province in cui, comunque, non è tutto ora quello che luccica. Le problematiche iniziano anche qui a farsi sentire perché i prezzi dei beni di prima necessità appaiono aumentati e le attività ricreative non sono accessibili e presenti ogni giorno.

Eppure, il contatto con la natura, la calma e il parziale distacco da una realtà a tratti contorta, è evidente e ne giova la salute dell’essere umano. Todi, giusto per citare un esempio, è la cittadina considerata la più vivibile al mondo grazie alla bassa densità di popolazione e l’aria salutare resa tale dai vasti terreni agricoli. Altri modelli positivi italiani sono Fornovo di Taro, Pesaro e San Casciano dei bagni, ma potremmo citarne ancora degli altri.

Gioca un ruolo fondamentale la capacità di adattamento ma l’importanza di fondo è, come dice il Sergente Gunny Highway nel celebre film di Clint Eastwood “improvvisare, adattarsi, raggiungere lo scopo”. E sicuramente l’obiettivo di tutti consiste nel raggiungere la serenità.

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