Economia

Decreto flussi: crescono i contratti di lavoro per i nati all’estero

Secondo i dati della Fondazione Leone Moressa il 25% dei nuovi rapporti di lavoro prevede l’assunzione di lavoratori stranieri stagionali. Boom soprattutto nel Nord Italia
Credit: Weworkcom
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27 luglio 2023 Aggiornato alle 14:00

Il Consiglio dei Ministri si appresta a emanare un nuovo “Decreto flussi” che porterà all’assunzione di circa 40.000 lavoratori stranieri stagionali.

Un provvedimento che si aggiunge agli ulteriori decreti con i quali il Governo stabilisce il numero di cittadini non comunitari che possono entrare nel nostro Paese per motivi di lavoro.

Il Dpcm dello scorso 29 Dicembre 2022 aveva regolamentato l’ingresso di oltre 44.000 lavoratori stagionali nati all’estero, facendo calcolare nel 2022 circa 122.000 ingressi in totale.

Nel 2023 sono state designate ulteriori politiche di flusso che continueranno a far crescere il numero di posti di lavoro destinati a extracomunitari, in particolare il piano triennale prevede l’ingresso di 136.000 lavoratori nel 2023, 151.000 nel 2024 e 165.000 nel 2025, per un totale di 452.000 nuovi posti di lavoro.

Si tratta di disposizioni che nascono dall’esigenza di coprire, almeno in parte, i posti di lavoro offerti dalle aziende in quei settori a carattere “stagionale”, dove si registra una scarsità di manodopera: settore agricolo, turistico – alberghiero e costruzioni. Il nuovo Dpcm inoltre destinerà una parte dei nuovi ingressi ai lavori domestici come baby sitter, colf e badanti una disposizione che non veniva inclusa dal 2011.

Indispensabile è il Decreto flussi secondo Coldiretti, ancora di più nel periodo estivo dove moltissimi sono i posti di lavoro vacanti da coprire tanto per figure specializzate come trattoristi e serricoltori, ma anche per lavori come i raccoglitori di frutta e verdura, un’attività che, specie con le alte temperature, attrae pochi lavoratori. Secondo le stime della Coldiretti nei campi italiani lavorano quasi 360.000 stranieri, i quali raccolgono un prodotto su quattro di quelli presenti sulle nostre tavole.

Tuttavia, molte aziende ritengono il sistema poco fruttuoso perché si finisce per assumere solamente quella parte di lavoratori extra comunitari già presenti nel nostro paese in maniera illegale, non risolvendo l’ampio disavanzo tra la domanda e l’offerta di lavoro.

In effetti i numeri, nonostante la crescita costante, sembrerebbero non coprire comunque il fabbisogno delle aziende pari a 833.000 unità. Queste nuove politiche del lavoro hanno portato nei primi mesi del 2023 al raggiungimento del maggior numero di contratti di lavoro stipulati per lavoratori extra comunitari. Difatti tra gennaio e marzo 2023 sono stati assunti 493.097 lavoratori stranieri, ovvero quasi il 26% dei nuovi contratti di lavoro.

Una percentuale che dal 2014 a oggi è continuata a crescere: nei primi tre mesi del 2014 i lavoratori extra comunitari erano circa il 22%, percentuale che è rimasta costante fino allo scorso anno, quando nello stesso periodo si è raggiunto il 24,6%. Positivo rimane anche il saldo tra nuovi assunti e rapporti cessati che si attesta, secondo i dati della Fondazione Leone Moressa, a +119.000 unità.

Tuttavia questi rapporti non si distribuiscono in maniera uniforme tra le varie fasce della popolazione. Le indagini rivelano innanzitutto una prevalenza di assunzioni nel Nord Italia, nello specifico la metà dei nuovi rapporti di lavoro ha origine in tre regioni Italiane: Lombardia (32,8%), Emilia Romagna (34,1%) e Veneto (34,2%). Sempre in queste regioni si sono registrati tra gennaio e marzo la chiusura del 39% dei nuovi contratti totali.

La maggior parte dei neo assunti sono, poi, uomini (il 66%) ed hanno un’età compresa tra i 30 e i 50 anni. Si tratta per lo più di rapporti di lavoro a tempo determinato (46,5%), ma sono presenti anche contratti a tempo indeterminato (20%) e a somministrazione (16,5%).

Decreto dopo decreto il Governo cerca di identificare delle soluzioni adeguate per rispondere a una pluralità di problematiche. La migrazione clandestina, l’assenza di lavoratori stagionali e una popolazione italiana sempre più anziana potrebbero intrecciarsi, il patto però è quello di ricordarci sempre che non parliamo di numeri, ma di persone.

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