Diritti

Onu, donne: meno dell’1% vive in Paesi ad alta emancipazione

Il rapporto pubblicato da UN Women e dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite rivela inoltre che, a livello globale, riescono a raggiungere solo il 60% del loro pieno potenziale
Credit: Sunguk Kim
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
21 luglio 2023 Aggiornato alle 17:00

Meno dell’1% della popolazione femminile vive in un Paese con un tasso elevato di emancipazione femminile e parità di genere, e a livello globale le donne raggiungono solo il 60% del loro pieno potenziale.

Lo rivela il nuovo rapporto pubblicato da UN Women e dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) dal titolo The Paths to Equality: Twin Indices on Women’s Empowerment and Gender Equality, ovvero: “I percorsi verso l’uguaglianza: indici gemelli sull’emancipazione femminile e l’uguaglianza di genere”.

L’analisi ha preso in considerazione 114 Paesi: nessuno ha raggiunto la piena parità di genere. Circa 3,1 miliardi di donne e ragazze vivono in Paesi caratterizzati da un ampio deficit di emancipazione femminile e da un grande divario di genere: si tratta di più del 90% della popolazione femminile mondiale.

Circa 85 Paesi hanno un livello di empowerment femminile basso o medio e risultati bassi o medi nel raggiungimento della parità di genere. Più della metà dei Paesi di questo gruppo si trova tra quelli con lo sviluppo umano elevato (21) o molto alto (26). Ciò significa che un maggiore sviluppo umano non si traduce automaticamente in empowerment per le donne e in uguaglianza di genere.

Lo ha spiegato anche l’amministratore dell’UNDP, Achim Steiner: «Questa analisi illuminante mostra che un maggiore sviluppo umano non è di per sé una condizione sufficiente, poiché più della metà dei Paesi con prestazioni basse e medie nell’indice di emancipazione femminile e nell’indice di parità globale rientrano nei gruppi di sviluppo umano molto alto e alto. Troppe donne e ragazze vivono in Paesi che consentono loro solo di raggiungere una frazione del loro potenziale e queste nuove e fresche intuizioni sono in definitiva progettate per aiutare a realizzare un cambiamento reale, per persone reali».

Il rapporto, che evidenzia le sfide globali affrontate dalle donne e fornisce una tabella di marcia per interventi mirati e riforme politiche, introduce 2 nuovi indici: il Women’s Empowerment Index (WEI), che misura il potere e la libertà di scelta delle donne, e il Global Gender Parity Index (GGPI), che valuta le disparità di genere nelle dimensioni chiave dello sviluppo umano.

Più nello specifico, il Women’s Empowerment Index esamina 5 aspetti per determinare quanto le donne siano autorizzate e libere di prendere decisioni e sfruttare le opportunità, misurando il loro potere e la loro indipendenza: salute, istruzione, inclusione, processo decisionale e violenza di genere. Il Global Gender Parity Index misura i divari di genere esistenti nei processi decisionali, l’inclusione, la salute e l’istruzione, mettendo a confronto le posizioni delle donne e degli uomini nei campi fondamentali dello sviluppo.

Combinandoli, questi strumenti di misurazione offrono una valutazione completa dei progressi dei Paesi nel raggiungimento della parità di genere. “Oggi la scarsa emancipazione delle donne e i grandi divari di genere sono all’ordine del giorno”, spiega UN Women: le donne ottengono, in media, il 28% in meno rispetto agli uomini nelle principali dimensioni dello sviluppo umano, secondo i calcoli del GGPI. Si tratta di disparità “dannose non solo per il benessere e il progresso delle donne, ma anche per il progresso umano”.

In vista del vertice globale sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che si svolgerà a settembre, a New York, i 2 indici forniscono prove necessarie per raggiungerli, specialmente il n°5 che punta a “Raggiungere l’uguaglianza di genere e responsabilizzare tutte le donne e le ragazze”.

Secondo il rapporto sono 5 le aree in cui è necessario intervenire per migliorare la situazione per la popolazione femminile di tutto il mondo: in primis le politiche sanitarie, per cercare di garantire che ogni persona abbia accesso all’assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva; l’istruzione, in cui è necessario intervenire per colmare le disparità di qualità delle competenze, in particolare nelle professioni STEM; equilibrio tra lavoro e vita privata, investendo in programmi e servizi di sostegno alle famiglie come assistenza all’infanzia a prezzi ragionevoli e di alta qualità, programmi di congedo parentale e orari di lavoro flessibili; partecipazione paritaria delle donne in tutti i settori della vita pubblica, abrogando qualsiasi legge o norma discriminatoria che la impedisca; combattere la violenza contro le donne attraverso misure ampie e mirate.

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