Diritti

Tra 130 anni sparirà il gender gap tra le leadership globali

Dopo l’addio di Jacinda Ardern e Sanna Marin, la rappresentanza femminile nelle più alte posizioni di potere ha subito un rallentamento: lo dicono i dati di UN Women e del Pew Research Center
Credit: cottonbro studio
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
14 aprile 2023 Aggiornato alle 07:00

La parità di genere nella leadership globale è ancora un obiettivo remoto. Precisamente, le recenti stime parlano di almeno 130 anni prima che le donne ricoprano le stesse posizioni di potere degli uomini.

Lo dicono i dati dell’ultimo report di UN Women, l’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile, oltre all’ultima analisi del Pew Research Center, il centro studi statunitense con sede a Washington: meno di un terzo dei 193 Stati membri dell’Onu ha avuto una leader donna.

Lo studio fa riferimento sia ai capi di Stato, come nel caso di Francia e Stati Uniti, sia ai capi di Governo, come Italia, Regno Unito o Australia, ma si riferisce esclusivamente ai Paesi che fanno parte del blocco delle Nazioni Unite. Esclude, per esempio, l’ex premier scozzese Nicola Sturgeon, Tsai Ing-wen, prima donna Presidente di Taiwan, e Aung San Suu Kyi, leader de facto per sei anni come Consigliere di Stato in Myanmar.

Secondo la ricerca, nonostante gli ultimi due decenni abbiano visto un enorme aumento del numero di donne ai vertici della politica globale, i numeri effettivi rimangono incredibilmente bassi. Basti pensare che solo 12 Stati membri dell’Onu hanno leader donne, in calo rispetto ai 17 del 2022. Al ritmo attuale, secondo UN Women, l’uguaglianza di genere nelle più alte posizioni di potere non sarà raggiunta per altri 130 anni.

Le donne attualmente in carica tra i Paesi membri delle Nazioni Unite sono: la Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni; Sheikh Hasina, Prima Ministra del Bangladesh; Katrin Jakobsdottir, Premier dell’Islanda; Ana Brnabic, riconfermata per un secondo mandato in Serbia; Mia Amor Mottley, che governa le Barbados; Mette Frederiksen, pm della Danimarca; la Premier estone Kaja Kallas; Samia Suluhu Hassan, Presidente della Tanzania; Iris Xiomara Castro Sarmiento, Presidente della Repubblica di Honduras; Fiamē Naomi Mataʻafa, Primo Ministro di Samoa; la Presidente del Perù Dina Boluarte; Borjana Krišto, Presidente del Consiglio dei ministri della Bosnia ed Erzegovina.

In 9 dei 12 Stati in questione, l’attuale leader è la prima donna a capo del Governo. Tra queste, 3 si sono insediate nel 2022: Dina Boluarte, Giorgia Meloni e Borjana Krišto. La metà, 6, governano in Europa. Al momento della ricerca di UN Women, nella lista degli Stati membri con una leader donna figurava anche la Prima Ministra della Finlandia Sanna Marin, che si è ufficialmente ritirata una settimana fa dopo che il suo partito, l’Spd, è stato sconfitto alle ultime elezioni. Nel suo discorso d’addio, la Premier uscente ha dichiarato che non si ricandiderà a settembre al Congresso del partito.

Secondo i calcoli del Pew Research Center, solo 59 Stati membri delle Nazioni Unite hanno avuto una leader donna. La prima al mondo è stata Sirimavo Bandaranaike, Prima Ministra dello Sri Lanka nel 1960. Dal 1990 il numero di Paesi con una leadership politica femminile è aumentato costantemente: la crescita più sostanziosa nel corso di un solo anno si è registrata nel 2010, quando sono state elette delle donne in Australia, Costa Rica, Kirghizistan, Slovacchia e Trinidad e Tobago. Su 193 membri, solo 14 hanno avuto più di una donna a capo del governo.

Ma se, da una parte, il numero di Paesi che hanno avuto almeno una leader continua a crescere, il numero delle donne attivamente al potere in un dato anno sta aumentando a un ritmo molto più lento. Secondo la ricerca, non più di 18 Paesi hanno avuto donne leader nello stesso anno solare, anche se il 2023 è già a quota 15, se consideriamo le 12 attuali, più la Premier uscente Sanna Marin, l’ex Prima Ministra neozelandese Jacinda Ardern, che si è dimessa il 25 gennaio, e l’ex Premier moldava Natalia Gavrilița, che lo ha fatto il 16 febbraio per via di una serie di crisi causate dall’“aggressione russa”. Negli ultimi anni, infatti, la crescita del numero di leader donne in tutto il mondo si è stabilizzata, ma nel 2023 un certo numero ha lasciato l’incarico.

Secondo la dott.ssa Federica Caso, docente di relazioni internazionali de La Trobe University, in Australia, la crescente militarizzazione in tutto il mondo a causa dell’invasione russa dell’Ucraina potrebbe portare incertezza alle donne leader di tutto il mondo, ma anche le idee stereotipate su come dovrebbero comportarsi, con cui si scontrano quotidianamente, e la copertura mediatica sessista.

Caso ha spiegato a The Guardian che «è difficile continuare a nuotare controcorrente quando sei costantemente messo alla prova sul tuo genere, al contrario delle tue politiche». Inoltre, spesso le pressioni degli impegni familiari e delle responsabilità di cura sono altri elementi che spingono le donne a lasciare la loro carica: in media hanno ricoperto la carica di capi di Governo per 2,5 anni.

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