Ambiente

Il bacino dei Pirenei è senz’acqua

La storia di Canellas, ormai con una capacità idrica del 14% e ai minimi storici, mostra tutti gli impatti di siccità e crisi del clima. Attività turistiche chiuse: “siamo rovinati”
Credit: Eldiariomontanes.es
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17 luglio 2023 Aggiornato alle 09:00

Là dove un giorno scorreva copiosa l’acqua, oggi se “tiri fuori il kayak tocca terra”, dice un abitante di Canellas.

Quest’area spagnola è considerata il più grande bacino idrico dei Pirenei e il secondo più importante del bacino dell’Ebro: oggi però dei 679 ettometri cubi d’acqua che è in grado di immagazzinare, è rimasto ben poco a causa della siccità.

Il livello di Canellas è purtroppo precipitato nonostante le piogge che in alcune aree hanno dato sollievo ai fiumi e i territori spagnoli fortemente colpiti, come avvenuto nei mesi scorsi in Italia, da una fortissima siccità amplificata dalla crisi del clima.

Canellas è infatti al minimo storico degli ultimi 20 anni con appena il 14% di acqua: per questo motivo nell’area la stagione turistica praticamente non è partita e le attività nautiche che caratterizzano la zona sono ferme.

Gli imprenditori, parlano di “una rovina totale” per un’estate senza turisti, abituati a canoe e imbarcazioni in questo bacino tra l’Aragona e la Catalogna.

I media spagnoli El Pais e Herlado hanno raccontato tutte le difficoltà, oggi traducibili in perdite economiche, di una zona di Spagna e dei Pirenei costretta a fare i conti con la crisi climatica. Secondo quanto riportano negli ultimi cinque anni l’area è rimasta sempre più all’asciutto: di questo periodo in passato il bacino aveva una capacità del 60%, oggi è appena al 14, secondo i dati della Confederazione idrografica dell’Ebro (Che).

Di conseguenza l’intero bacino “è in allerta dichiarata per scarsità d’acqua e con usi limitati all’approvvigionamento, all’irrigazione e all’industria, oltre che senza possibilità di attività ricreative o di navigazione” spiegano i media iberici.

Almeno sette società di attività di turismo acquatico che operavano in questa zona sono rimaste completamente chiuse. Da Montrebei Explora, società che noleggia canoe e catamarani, spiegano a El Pais tutta la tristezza del momento: “L’anno scorso siamo finiti in difficoltà, finendo a fine agosto come potevamo, ma quest’estate non siamo nemmeno riusciti a iniziare”.

Di solito la stagione partiva a Pasqua, grazie all’accumulo d’acqua e lo scioglimento della neve, mentre ora “tutto è stato ridotto a zero”. Non c’è lavoro per loro, per gli stagionali, per le famiglie che vivono grazie al turismo.

«Ci vorrebbero fino a tre anni, con precipitazioni regolari e scioglimento della neve, per riempire il serbatoio perché oggi con questo caldo e l’evaporazione il bacino perde ogni giorno più acqua», ha detto il sindaco di Viacamp Litera, Jorge Piqué.

Il problema è che l’acqua del bacino serve a rifornire vari territori e città vicine: la poca che c’è viene usata per l’irrigazione delle coltivazioni e altri usi, di conseguenza i livelli si abbassano e le attività turistiche non possono più operare.

Una storia che mostra, purtroppo, come gli effetti della crisi del clima possano condizionare la vita di diverse famiglie in poco tempo: senz’acqua e turisti, c’è poco da fare, «nessuno ci ha chiamato per aiutarci, siamo rimasti impotenti , ci hanno lasciato impossibilitati a proseguire e senza alcun tipo di reddito», denuncia il sindaco Piqué mostrando tutta la gravità della situazione.

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